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I lati poco brillanti della fiera del lusso basilese

Una radiografia delle pessime condizioni di lavoro nelle manifatture di gemme cinesi Keystone

Al Salone mondiale dell'orologeria e della gioielleria di Basilea, le organizzazioni non governative puntano il dito sulle zone d'ombra del commercio di gemme.

In particolare vengono stigmatizzati il traffico dei cosiddetti diamanti della guerra e le pessime condizioni di lavoro dei levigatori di pietre.

«In occasione della Baselworld vogliamo attirare l’attenzione sulle deleterie condizioni lavorative di noi levigatori di pietre», afferma il 33enne Feng Xingzhong, ex dipendente di una fabbrica nel sud della Cina.

Feng fa parte di quelle migliaia di lavoratori che in Cina o in India rendono scintillanti le gemme e che a causa della mancanza di misure di protezione si ammalano di silicosi.

Prima dell’apertura del Salone mondiale dell’orologeria e della gioielleria di Basilea, una delegazione mista indiana e cinese ha presentato le richieste avanzate nel quadro di una campagna internazionale. La delegazione era invitata da Solifonds, una ONG svizzera impegnata nei paesi in via di sviluppo, e da un sindacato basilese.

Migliorare le condizioni di lavoro

«L’industria del settore della gioielleria deve indennizzare i dipendenti affetti da silicosi», afferma Feng Xingzhong. Altre rivendicazioni della campagna si rivolgono all’associazione internazionale per la gioielleria, per obbligarla ad imporre ai propri membri di allestire un fondo in favore delle vittime di silicosi.

Per migliorare le condizioni di lavoro dei propri dipendenti, occorre introdurre nuove tecnologie, linee direttive e controlli. «È difficile mettere in atto questi principi, perché molti lavoratori svolgono la loro attività al proprio domicilio».

Anche in Svizzera i membri del settore sono richiamati al loro senso di responsabilità: «Baselworld dovrebbe guardare con occhio critico le condizioni di lavoro proposte dai propri espositori. Chi non rispetta le norme giuridiche in questo campo andrebbe bandito dalla manifestazione», afferma il consigliere nazionale socialista, nonché membro del consiglio di fondazione di Solifonds, Remo Gysin.

Tematizzare i diritti del lavoro

«Prendiamo in seria considerazione il tema dei diritti dei lavoratori e siamo in contatto con i membri della campagna», dice il responsabile della comunicazione di Baselworld, Bernhard Keller, dopo un’incontro con la delegazione.

In futuro, agli espositori sarà fatto chiaramente presente che fra le condizioni di ammissione alla manifestazione, il diritto dei lavoratori assume un ruolo importante. Per rifiutare la partecipazione alla fiera occorrono però delle prove.

Con due ditte di Hongkong rappresentate in seno a Baselworld e criticate dalle ONG, «si cercherà di intavolare un dialogo», aggiunge Keller.

Acquisti responsabili

Le organizzazioni per i diritti umani Amnesty International e Global Witness distribuiscono ai visitatori e agli espositori degli opuscoli informativi sui conflitti legati al commercio di diamanti.

«Da noi i diamanti sono un simbolo dell’amore – in Africa invece servono a finanziare l’odio», dice Danièle Gosteli Hauser, responsabile delle sezioni economia e diritti umani di Amnesty.

Grazie ai diamanti i signori della guerra finanziano i loro conflitti in Angola, Liberia, Sierra Leone e Repubblica democratica del Congo. Attualmente, stando alle due organizzazioni, sul mercato vi sono diamanti «sporchi» provenienti dalla Costa d’Avorio.

Misure poco incisive

La procedura Kimberley, che nel 2003 ha istituito una certificazione statale per i produttori e i commercianti, ha certamente migliorato i controlli sui diamanti grezzi.

Inoltre l’industria dei diamanti si è accordata per un sistema di garanzie e codici di comportamento internazionali.

Tuttavia, un’inchiesta del 2004 di Amnesty International e Global Witness ha rivelato che solo di rado i gioiellieri pretendono un certificato di provenienza delle pietre preziose al momento dell’acquisto. Questo anche in Svizzera.

Proseguire sulla strada della sensibilizzazione

Al fine di aumentare la pressione sull’industria, le due organizzazioni umanitarie consigliano di chiedere informazioni sulla provenienza delle pietre preziose prima di acquistarle.

Anche secondo Marc-Alain Christen, presidente dell’Unione svizzera della bigiotteria e dell’oreficeria (USBO), malgrado i progressi compiuti finora bisogna proseguire nell’opera di sensibilizzazione.

L’USBO intende sottoporre ai propri membri un certificato di qualità con delle direttive sulla provenienza dei materiali. Le direttive riguardano anche la protezione dell’ambiente, il lavoro minorile, la salute e i diritti dei lavoratori.

swissinfo e Dominique Schärer, InfoSüd

Baselworld è il più importante evento commerciale in ambito orologiero e della gioielleria al mondo.
Quest’anno sono presenti 2’127 espositori.
Per l’industria svizzera, sono rappresentate 283 marche di orologi e 53 marche di gioielli.
La fiera resterà aperta fino al 6 aprile.

La procedura Kimberly è una certificazione internazionale che regola il commercio di diamanti grezzi.

Il suo scopo è di evitare che le esportazioni illegali di diamanti grezzi vengano finalizzate per finanziare dei conflitti nei Paesi di produzione (soprattutto in Africa).

Secondo le statistiche del 2003, questo mercato illegale rappresenta il 3% del commercio mondiale di diamanti, per una cifra d’affari annua di 9,1 miliardi di franchi.

La procedura Kimberly, che raggruppa 43 Paesi tra cui Sierra Leone, Repubblica democratica del Congo e Angola, è stata sottoscritta anche dalla Svizzera.

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