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I richiedenti l’asilo hanno un ruolo positivo nell’economia

Per i richiedenti l'asilo, l'accesso al mercato del lavoro è un processo lento che dura alcuni anni Keystone Archive

Il ruolo dei richiedenti l'asilo sul mercato del lavoro svizzero è stato analizzato in uno studio presentato giovedì a Berna.

La ricerca, condotta dai professori Etienne Piguet dell’Istituto di geografia dell’Università di Neuchâtel e Jean-Huges Ravel del Forum svizzero per lo studio delle migrazioni e della popolazione, è stata realizzata su mandato dell’Ufficio federale dei rifugiati. Presentata congiuntamente ad un altro studio, che fa il punto sull’ampiezza dell’impiego di stranieri in nero, l’analisi ha preso in considerazione l’occupazione di 200 mila richiedenti l’asilo soggiornanti in Svizzera dal 1996 al 2000 ed ha permesso di determinare che i richiedenti l’asilo giocano un ruolo modesto, ma reale, nell’economia elvetica.

Per frenare il lavoro nero e facilitare l’integrazione dei richiedenti l’asilo, il vicedirettore dell’Ufficio federale dei rifugiati (UFR) Jörg Frieden propone l’apertura del mercato del lavoro agli asilanti ed alle persone accolte provvisoriamente. Una soluzione che non mancherà di suscitare dibattiti e polemiche tra i politici e nella società svizzera.

I lavori degli asilanti

Secondo i dati ufficiali, alla fine di dicembre del 2000 i richiedenti l’asilo occupati erano oltre 15 mila su una popolazione totale attiva di oltre 3 milioni e 800 mila lavoratori. I richiedenti l’asilo che giungono in Svizzera ottengono il permesso N, mentre quelli ammessi provvisoriamente godono del permesso F. Quest’ultimo statuto aumenta le probabilità di trovare un lavoro.

Oltre la metà degli asilanti che lavorano sono impiegati nel settore alberghiero e della ristorazione, dove rappresentano il 6,7 per cento del totale delle persone occupate. Gli altri settori dell’economia che impiegano asilanti sono quelli della costruzione e delle imprese di pulizia.

In questi posti di lavoro, i richiedenti l’asilo occupano i gradini più bassi della gerarchia. Dei 15.415 asilanti che erano occupati a fine 2000, solo cinque avevano posti dirigenziali, nove impieghi superiori e 172 lavori qualificati, mentre 308 giovani asilanti stavano effettuando un apprendistato.

Lavoro e integrazione

Il processo d’inserimento dei richiedenti l’asilo nel mercato del lavoro elvetico è però lento. Durante il primo anno dall’arrivo in Svizzera, il tasso d’occupazione è limitato al 4 per cento. Un tasso che sale al 23% tra il primo ed il secondo anno di soggiorno, al 38% dopo quattro anni passati in Svizzera ed all’83% dal quinto anno. Quest’aumento del tasso d’occupazione dei richiedenti l’asilo è stato motivato dai realizzatori della ricerca con il fatto che “con il passare del tempo si sviluppa un processo d’adattamento al modo di vita elvetico, che passa attraverso l’apprendimento della lingua e l’acquisizione delle conoscenze di base delle procedure amministrative e delle modalità per la ricerca del lavoro”.

Non tutti i gruppi nazionali riescono però ad integrarsi allo stesso modo. I tassi di occupazione più elevati si riscontrano tra gli asilanti provenienti dallo Sri Lanka, dall’Etiopia, dall’Eritrea, dalla Repubblica del Congo, dall’Irak, dal Pakistan e dall’Angola. I richiedenti l’asilo della Sierra Leone, della Somalia e dell’Algeria sono invece quelli che hanno le maggiori difficoltà d’inserimento sul mercato del lavoro.

Differenze tra i Cantoni

Un altro aspetto evidenziato dalla ricerca riguarda le differenze tra i Cantoni nel rilascio di permessi di lavoro agli asilanti. Zurigo, Basilea-Campagna e Grigioni presentano un tasso di occupazione dei richiedenti l’asilo del 40 per cento; il doppio rispetto ad Uri, Vallese e Ticino. Differenze che, come ha precisato il professor Etienne Piguet, riflettono le diversità esistenti tra i Cantoni nel rilascio dei permessi di lavoro e le disomogeneità economiche regionali.

L’entrata in vigore nel settembre 1999 del divieto temporaneo al lavoro di un anno, decretato dal Consiglio federale per i richiedenti l’asilo giunti in Svizzera dopo l’agosto 1999 (misura abrogata dopo un anno), non ha invece avuto ripercussioni sull’occupazione degli asilanti. Lo stesso si può affermare per i divieti di lavoro varianti tra i primi tre e sei mesi attualmente in vigore.

Lavoro e costi sociali

Proibire completamente il lavoro ai richiedenti l’asilo avrebbe costi elevati per le finanze pubbliche. La ricerca dei professori Piguet e Ravel ha stabilito che vietare il lavoro agli oltre 15 mila asilanti occupati attualmente costerebbe a Confederazione e Cantoni circa 200 milioni di franchi l’anno, mentre un divieto esteso anche alle persone ammesse provvisoriamente graverebbe sulle casse statali per un importo approssimativo di 400 milioni di franchi l’anno.

Modesto, invece, l’impatto sull’economia elvetica. La maggior parte delle oltre 8.200 imprese svizzere che presentano ricorso a questo genere di manodopera sarebbero in grado di trovare soluzioni alternative, mentre solo un terzo considera questi lavoratori non rimpiazzabili.

Il lavoro nero in Svizzera

La Svizzera, come molti altri Paesi, conosce il fenomeno del lavoro in nero, che si concentra essenzialmente nei settori della ristorazione, l’agricoltura, nelle economie domestiche e nelle ditte di pulizia. Le cifre ufficiali, rese note dal Segretariato di Stato dell’economia, indicano che l’importanza dell’economia sotterranea rappresenta all’incirca 35 miliardi di franchi, pari ad oltre il 9 per cento del Prodotto interno lordo (ossia il valore monetario dei beni e dei servizi finali prodotti in un anno al lordo degli ammortamenti). Stabilire l’effettivo degli stranieri senza permesso occupati nell’economia svizzera è quasi impossibile: le stime variano tra i 70 mila ed i 180 mila lavoratori stranieri non dichiarati.

Proprio per migliorare ed armonizzare gli strumenti di lotta contro il lavoro nero, il governo ha trasmesso alle Camere federali, a metà gennaio di quest’anno, un progetto di legge che, mediante misure differenziate, si propone di diminuire l’attrattività dell’occupazione illegale, rafforzando i controlli ed inasprendo le sanzioni per i datori di lavoro.

Asilanti e lavoro nero

L’occupazione non dichiarata sembra toccare principalmente persone non coinvolte nelle procedure d’asilo. L’effettivo degli asilanti con permesso F e N che lavorano senza autorizzazione è stimato in “qualche migliaio”, ossia uno su dieci come conferma la ricerca effettuata dal professor Piguet e dall’antropologo Stefano Losa del Forum svizzero per lo studio delle migrazioni e della popolazione. Non ha invece potuto essere accertato se tutti gli altri lavoratori in nero siano degli asilanti la cui procedura di ammissione è stata respinta e che soggiornano in Svizzera illegalmente.

Sergio Regazzoni

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