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Il banchiere svizzero di fronte al caso del secolo

Ackermann ammette che il caso danneggia l'immagine dell'economia tedesca nel mondo swissinfo.ch

Mercoledì inizia uno fra i processi più spettacolari per l’economia tedesca. Vi è coinvolto lo svizzero Josef Ackermann, direttore della prima banca tedesca, la Deutsche Bank.

Ackermann è accusato di malversazione nel caso Mannesmann-Vodafone. Rischia 10 anni di detenzione.

Dal punto di vista della sostanza finanziaria, la posta in gioco è abbastanza limitata: 56,8 milioni di euro. Ma sotto il profilo dell’immagine, quello che è iniziato mercoledì a Düsseldorf, rappresenta il processo più spettacolare intentato nel dopoguerra all’establishment economico-finanziario tedesco.

L’accusa

Sul banco degli imputati, tra gli altri, siedono lo svizzero Josef Ackermann, attuale amministratore delegato di Deutsche Bank, il principale gruppo finanziario della Germania e uno snodo fondamentale del capitalismo renano; Klaus Esser, ex numero uno del più importante gruppo industriale tedesco, la Mannesmann, conquistata da Vodafone nel 2000; e Klaus Zwickel, ex presidente del più potente sindacato tedesco, la IG Metall.

Tutti e tre sono accusati, insieme ad altri manager della Mannesmann, di malversazione grave nei confronti degli azionisti per avere autorizzato maxi-bonus per 56,8 milioni di euro al top management del gruppo tedesco al termine dell’offerta pubblica d’acquisto vittoriosa lanciata nel 2000 da Vodafone.

La tesi dei pubblici ministeri è che premi di questa entità (15 milioni di euro corrisposti al solo Esser) abbiano danneggiato gli azionisti Mannesmann, anche se i ripetuti dinieghi opposti da Esser alle offerte di Vodafone, prima di accettarne l’offerta, hanno fatto lievitare il valore dell’azienda di oltre 70 miliardi di euro, facendo così incassare notevoli cifre agli stessi azionisti Mannesmann.

Entrando in aula, Ackermann si è comunque dimostrato disteso e con tono sarcastico ha affermato: «Questo è l’unico paese al mondo dove chi ha successo si ritrova davanti ad un tribunale».

La difesa

E proprio questo è uno dei punti su cui farà leva la difesa di Ackermann e degli altri imputati, sostenendo che i maxi-bonus non solo erano dovuti, ma pienamente coerenti all’entità del valore creato da Esser per i suoi azionisti.

In una Germania ancora ufficialmente ancorata alle virtù della sobrietà e della morigeratezza, oltre che culla dell’uguaglianza sociale, e in cui la differenza di retribuzione tra impiegati e top manager è tra le più basse del mondo occidentale, ragionamenti di questo tipo faticano a guadagnare consenso.

Non meraviglia, quindi, che lo stesso Ackermann abbia ampliato i termini del dibattito – estendendoli a livello di sistema-paese – sostenendo che una nazione che non paga i suoi top manager come verrebbero pagati all’estero si troverà in difficoltà a competere sui mercati globali.

«Vedo un problema di immagine per la Germania, per Deutsche Bank e per me – esattamente in quest’ordine», ha commentato il banchiere svizzero. Nonostante ciò, se non verrà assolto con formula piena, Ackermann – che rischia fino a 10 anni di carcere – sarà costretto a dimettersi.

Crisi del sistema tedesco?

Al di là del problema delle retribuzioni dei top manager, c’è poi un altro risvolto che rende il processo molto interessante ed emblematico della situazione in cui versa il capitalismo tedesco, che si è sempre basato sul fitto legame tra banche, grande industria e sindacati.

A essere sotto processo, secondo alcuni osservatori, è proprio un aspetto estremo della ‘Deutschland Ag’, che accorda ai sindacalisti e ai banchieri il potere di decidere, in ultima istanza, la retribuzione dei top manager.

swissinfo e agenzie

Lo svizzero Josef Ackermann, 55 anni, è l’amministratore delegato e presidente della Deutsche Bank, il primo istituto bancario tedesco.

È accusato di malversazione ai danni degli azionisti della Mannesmann, conglomerato della telecomunicazione, acquisito nel 2000 da Vodafone.

Solo le procedure giudiziarie lo occuperanno per due giorni la settimana e sono previste almeno 40 udienze: un processo monumentale che durerà dei mesi.

Si tratta di un colpo duro per il banchiere di successo che, come pochi, è riuscito nella scalata ad un gruppo internazionale.

Con 280 milioni di euro, il passaggio di Mannesmann al colosso britannico Vodafone, è la più grossa operazione finanziaria della storia tedesca.

Ackermann e cinque altri ex-membri della direzione di Mannesmann sono accusati di non aver difeso gli interessi degli azionisti, concedendo premi per oltre 90 milioni di franchi svizzeri (56 milioni di euro) ai dirigenti che hanno gestito la vendita.

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