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Il dibattito sul nucleare rimane aperto

Partigiani e avversari del nucleare sono su opposte barricate Keystone

Nonostante nove ore di dibattito, il Consiglio nazionale non è riuscito a concludere la discussione sulla nuova legge sull'energia nucleare. I fronti rimangono distanti.

Il Consiglio nazionale non vuole vietare l’esportazione di elementi di combustibile nucleare esausto per essere «ritrattati» negli impianti di La Hague (F) e Sellafield (GB). Con 76 voti contro 63, la camera dei cantoni ha lasciato la porta aperta a questo procedimento. Nel corso del dibattito non ha inoltre voluto limitare la durata di vita delle cinque centrali tutt’ora funzionanti.

Se ne riparla in autunno

Nonostante nove ore di dibattito, i parlamentari non sono riusciti ad affrontare tutti i 105 articoli della legge sull’energia nucleare. Le discussioni riprenderanno quindi in autunno. Il dibattito di giovedì ha rimesso in luce la forte polarizzazione politica ed ideologica tra lo schieramento rosso- verde e i partiti borghesi.

Dopo quattro ore di dibattito sull’entrata in materia, la maggioranza dei deputati si è rifiutata di rinviare la legge. La nuova normativa deve servire da controprogetto indiretto alle due iniziative antinucleari «Moratoria più» e «Corrente senza nucleare».

La proposta, difesa dal socialista Rudolf Rechsteiner, di mettere fuori servizio progressivamente le centrali in funzione nei prossimi 40 anni è stata bocciata per 107 voti a 60. Nemmeno la proposta della verde Franziska Teuscher di limitarne la durata di vita a 30 anni è stata accolta.

La destra difende il nucleare

La Svizzera non può fare a meno dell’energia nucleare, ha sostenuto la destra. Circa il 40 per cento dei nostri bisogni sono coperti dall’atomo, hanno argomentato all’unisono i consiglieri nazionali «borghesi». Per i fautori non vi sono alternative credibili e importare energia elettrica prodotta da centrali nucleari situate negli Stati vicini sarebbe ipocrita.

Sinistra e verdi considerano irresponsabile continuare col nucleare considerati i rischi. I rifiuti radioattivi continueranno a minacciare la salute del pianeta per centinaia di anni, ha affermato la socialista Ursula Wyss. Per questa ragione paesi come l’Italia, la Germania, il Belgio e l’Austria hanno abbandonato il nucleare o sono in procinto di farlo.

Sì al «ritrattamento»

Nell’attesa che il dibattito venga ripreso in autunno, il Consiglio nazionale si è limitato a fissare nella legge le condizioni per il «ritrattamento» del combustibile esausto. In dicembre, il Consiglio degli stati aveva deciso di congelare tali esportazioni per dieci anni, dalla metà del 2006, data in cui scadranno i contratti in corso. Il Consiglio federale ha addirittura previsto un divieto totale di «ritrattamento».

Non vi è motivo di chiudere la porta al «ritrattamento» che è il miglior modo per «riciclare» le scorie radioattive, ha affermato il radicale Ulrich Fischer a nome della maggioranza della commissione. Radicali, liberali e UDC si sono pronunciati in questo senso.

Con questa decisione – ha detto Ursula Wyss – le possibilità di riuscita delle iniziative popolari «Moratoria più» e «Corrente senza nucleare» aumentano. Il democristiano Ruedi Lustenberger ha difeso la moratoria di dieci anni introdotta dal Consiglio degli stati.

Questo periodo, rinnovabile per una seconda volta, permetterà – a suo modo di vedere – di prendere in considerazione eventuali miglioramenti sopravvenuti nel campo della tecnologia. La sua proposta non è però ancora stata posta in votazione.

Partigiani e avversari di questo tipo di energia sono su opposte barricate, ha constato il ministro dell’energia Moritz Leuenberger. Tutti i tentativi di trovare un compromesso sono falliti. Senza un divieto del «ritrattamento» – ha dal canto suo affermato Moritz Leuenberger – la legge non costituisce più un valido controprogetto indiretto a questi testi.

swissinfo e agenzie

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