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Il diritto umanitario al centro della diplomazia elvetica

Micheline Calmy-Rey in visita nella regione del Darfur nel 2004 Keystone

Per il governo svizzero, il diritto umanitario resta al centro della politica estera elvetica e l'ONU rappresenta un ambito privilegiato per il suo impegno in favore della pace.

Venerdì sono stati pubblicati quattro rapporti che trattano in particolare delle attività della Svizzera in seno al Consiglio d’Europa, delle relazioni con l’ONU e della gestione dei conflitti.

Il rapporto di politica estera 2007 presentato venerdì contiene tre allegati riguardanti la neutralità, le Convenzioni di Ginevra e il diritto umanitario internazionale. Inoltre il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha pubblicato tre documenti su aspetti specifici quali l’impegno della Svizzera in seno al Consiglio d’Europa, le relazioni con l’ONU e la promozione dei diritti umani.

Tra i punti salienti dei rapporti figurano in particolare la constatazione che l’impegno umanitario e l’attività di mediazione elvetica non vengono ostacolati dalla neutralità. “La neutralità è un atout per la Svizzera, che in ambito internazionale non ha programmi nascosti. Questa posizione le permette di condurre una politica di nicchia, in particolare in Colombia, in Nepal o ancora nel dossier nucleare iraniano”, ha detto davanti alla stampa la presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey.

Il DFAE ritiene che il diritto internazionale rivesta un’importanza fondamentale: per questo motivo è scettico nei confronti di un’eventuale revisione della Convenzione di Ginevra – di cui la Svizzera è depositaria – nel contesto della lotta contro il terrorismo.

Svizzera e Consiglio di sicurezza dell’ONU

Per quanto riguarda il Consiglio di sicurezza dell’ONU, il Consiglio federale afferma che, in considerazione dell’importanza di tale organo decisionale, una presenza della Svizzera non dovrebbe essere esclusa a priori: grazie alla presidenza affidata a turno a ciascun membro, vi sarebbe infatti la possibilità di porre l’accento su temi ritenuti rilevanti.

La Confederazione d’altronde non sarebbe il primo Stato neutrale a farne parte, dato che vi sono i precedenti rappresentati dall’Austria, dalla Svezia e dalla Finlandia. E in caso di votazioni problematiche dal punto di vista della neutralità, la Svizzera potrebbe sempre astenersi.

Ad ogni modo tale scenario non dovrebbe realizzarsi a breve scadenza: una candidatura necessita almeno 15 anni prima di avere effetto. Di conseguenza per la diplomazia elvetica resta prioritaria una riforma istituzionale della principale organizzazione multilaterale.

Relazioni bilaterali

A livello di relazioni bilaterali, il Consiglio federale intende rafforzare i contatti con le potenze economiche emergenti. Al centro dell’interesse in particolare il Brasile, dove il governo vede un grande potenziale, e l’India, dove in autunno Micheline Calmy-Rey vorrebbe effettuare una visita di Stato.

Tra i paesi prioritari figurano inoltre gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, il Giappone e il Sudafrica.

In merito alle relazioni con l’Italia, il governo sottolinea che lo scorso anno sono state più intense, mentre per quanto concerne i rapporti con l’Unione europea, viene ribadito che la via bilaterale rappresenta lo strumento migliore per difendere gli interessi della Svizzera.

swissinfo e agenzie

La consigliera federale Micheline Calmy-Rey è una fervente sostenitrice di una «politica estera attiva».

Lo scorso hanno ha criticato l’intervento di Israele in Libano ed ha lanciato l’idea di una candidatura elvetica per un seggio al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (CS).

L’attuale presidente della Confederazione ritiene infatti che, in quanto Stato depositario delle Convenzioni di Ginevra, la Svizzera ha il dovere di denunciare gli attacchi contro i diritti fondamentali.

Queste prese di posizione molto profilate e in particolare le sue dichiarazioni sull’intervento militare israeliano e sul seggio al CS hanno suscitato vivaci reazioni in seno ai partiti borghesi.

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