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Il DNA di San Luca

Un dipinto che rappresenta l'evangelista Luca Keystone

Un gruppo di ricerca internazionale ha analizzato a Ginevra le reliquie che la tradizione attribuisce all'evangelista di Antiochia. San Luca era veramente siriano.

Secondo la tradizione, l’evangelista Luca nacque ad Antiochia, in Siria, e morì all’età di 84 anni intorno al 150 d.C. a Tebe, in Grecia. In un primo momento, il suo corpo fu seppellito a Tebe. Nel 338 d.C. fu trasferito a Costantinopoli e quindi, in una data imprecisata anteriore al 1177, raggiunse Padova, in Italia, dove i suoi resti si trovano ancora oggi e sono oggetto di venerazione.

Fin qui arrivano le informazioni ricavate dalle fonti storiche. Ora la scienza può dirci qualche cosa di più sull’uomo le cui spoglie sono conservate a Padova. Non è certo possibile verificare la sua identità, ma quanto meno la sua provenienza geografica. Un gruppo di ricerca internazionale, di cui fa parte Lucia Simoni, genetista del Dipartimento di antropologia dell’Università di Ginevra, ha analizzato un campione di DNA estratto dalle reliquie e ha confermato che i resti appartengono a un uomo di origine siriana.

“Il 17 settembre del 1989, il sarcofago di acero che contiene il corpo attribuito a Luca è stato aperto alla nostra presenza”, raccontano i ricercatori sull’ultimo numero dei Proceedings of the National Academy of Sciences, “la cassa conteneva una bara di piombo, di dimensioni compatibili con quelle della presunta tomba dell’evangelista a Tebe. All’interno si trovava lo scheletro di un individuo di sesso maschile. Gli evidenti segni di osteoporosi e le deformazioni delle ossa, indicavano che l’uomo al momento della morte doveva avere più di 70 anni.”

Il campione di DNA necessario per le analisi è stato estratto dalle radici dei denti dell’uomo, dopo averle accuratamente pulite per escludere la presenza di materiale genetico estraneo. Per stabilire la regione di provenienza del corpo, il campione è stato poi confrontato con il DNA di decine di attuali abitanti del nord della Siria, della Grecia e dell’isola di Creta.

Esperti dell’Università dell’Arizona e dell’Università di Oxford hanno sottoposto i reperti al test del carbonio 14 e hanno stimato che l’anno di morte dell’uomo è compreso tra il 72 e il 416 d.C.

L’analisi del DNA antico e il confronto con i campioni moderni hanno permesso di escludere l’ipotesi che il corpo proveniente da Tebe sia stato sostituito con quello di un uomo di origine greca durante il soggiorno a Costantinopoli. I resti conservati a Padova sono gli stessi che furono sepolti a Tebe e appartengono a un uomo proveniente dalla Siria settentrionale.

Maria Cristina Valsecchi

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