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Il Fondo nazionale della ricerca scientifica ha 50 anni

Fra le nuove priorità del FNS, vi sono l'informatica e le scienze ambientali Keystone

L'istituzione creata per frenare la fuga dei cervelli dalla Svizzera guarda a mezzo secolo di esistenza in cui molte cose sono cambiate nelle scienze.

L’oceanografo Auguste Piccard e il premio nobel per la medicina Rolf Zinkernagel sono solo due delle personalità che hanno usufruito per le loro ricerche del sostegno del Fondo nazionale della ricerca scientifica (FNS), istituzione che quest’anno festeggia i 50 anni di esistenza. Nel corso dei decenni, il baricentro della sua attività si è spostato dalla ricerca nucleare alle scienze della vita.

Fino agli anni ’50, la ricerca svizzera soffriva di un’eccessiva frammentazione: i cantoni erano i soli responsabili di tale settore. Da ciò l’insofferenza di molti ricercatori che mettevano il loro talento a disposizione di laboratori di ricerca esteri, più organizzati e finanziariamente meglio dotati.

Contro la fuga dei cervelli

Per lottare contro l’emorragia di cervelli il fisiologo Alexander von Muralt, attivo presso l’Università di Berna, sottopose nel 1950 al Consiglio federale un progetto che amalgamava gli interessi dalla ricerca con quelli politici. Nel 1952 venne quindi fondato il FNS.

Tale istituzione, benché finanziata dalla Confederazione, è posta sotto la direzione dei ricercatori. Oltre a preoccuparsi della ricerca vera e propria, l’istituzione incoraggia il ricambio dei professori ma, per ragioni di costi, ha rinunciato a gestire laboratori in proprio. Nel corso dei primi anni di attività, il FNS si è concentrato nello studio delle energia nucleare.

Complice la crisi economica degli anni ’70, il FNS ricevette nuove priorità, come la gestione di programmi in grado di portare soluzioni a problemi che in quel momento affliggevano il paese. In seguito, nel corso degli anni ’80 e ’90, gli sforzi del FNS si sono appuntati sulla partecipazioni di scienziati svizzeri ai programmi di ricerca europei.

Nuove priorità

Negli ultimi dieci anni, il FNS ha fissata nuove priorità: informatica, biotecnologie, ambiente e scienze sociali. Sono stati inoltre istituiti poli di ricerca nazionali e create delle borse di studio destinate a facilitare l’inserimento di giovani ricercatori nel mondo accademico.

Non tutte le decisioni dell’istituzione sono passate inosservate: un certo sconcerto ha generato il sostegno finanziario concesso l’autunno scorso a una ricercatrice di Ginevra specializzata nelle malattie cardiache. Per svolgere i propri esperimenti, la donna ha bisogno di cellule staminali provenienti da embrioni umani e introvabili, per il momento, da noi.

Tale decisione era stata contestata poiché presa prima che sull’argomento fosse stato avviato un dibattito etico a livello nazionale. La direzione del FNS ha motivato la decisione affermativa col desiderio di mantenere alto il livello della ricerca in Svizzera.

Il FNS spende annualmente in media 400 milioni di franchi, grazie ai quali sostiene 3 mila progetti all’anno. Buona parte di tale denaro viene utilizzata per progetti provenienti dal settore delle scienze esatte o della vita. Nel 2001, le scienze umane e sociali si sono ritagliate il 19 per cento. Recentemente, il FNS ha chiesto alla Confederazione un innalzamento dei contributi federali: entro il 2007 dovrebbero raggiungere i 750 milioni di franchi l’anno.

swissinfo e agenzie

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