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Il governo fissa le priorità di politica europea

Le ministre Doris Leuthard (a sinistra), Micheline Calmy-Rey (al centro) e Eveline Widmer-Schlumpf spiegano la politica europea del governo svizzero. Keystone

Il governo vuole prolungare l'accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone con l'Unione europea (UE), limitato fino al 2009, ed estenderlo ai nuovi membri Romania e Bulgaria.

Al contempo l’esecutivo ha dato il via libera a un mandato di negoziazione con Bruxelles sulla liberalizzazione del mercato agricolo. A lungo termine ciò dovrebbe fare abbassare i prezzi dei prodotti alimentari.

La proroga dell’accordo del 2002 sulla libera circolazione delle persone – scadenza 2009 – e la sua estensione a Romania e Bulgaria sono nell’interesse dell’economia elvetica.

Questo in sintesi il parere espresso venerdì dalle consigliere federali Micheline Calmy-Rey, Doris Leuthard ed Eveline Widmer-Schlumpf, in relazione all’approvazione del messaggio da parte del consiglio federale (governo) su questi due oggetti.

Secondo l’esecutivo, l’intesa bilaterale tra Berna e Bruxelles ha migliorato le possibilità a disposizione delle imprese di reclutare manodopera all’estero; ha inoltre contribuito alla crescita economica, il che crea e garantisce nuovi posti di lavoro.

Vantaggi per la piazza economica

Col rinnovo dell’accordo e la sua estensione a Romania e Bulgaria, la Svizzera consoliderebbe le sue relazioni bilaterali con l’UE e quindi agevolerebbe l’accesso al mercato interno dei 27 Paesi membri e ai loro 490 milioni di consumatori.

“Praticamente tutti gli ambienti consultati si sono detti d’accordo sull’importanza di quest’intesa per la piazza economica elvetica”, ha affermato la responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia, Eveline Widmer-Schlumpf.

Sul tema si pronuncerà il Parlamento nei prossimi mesi: il dibattito in Consiglio degli Stati (camera alta) dovrebbe svolgersi nel corso di una sessione speciale alla fine di aprile, mentre il Consiglio nazionale (camera bassa) si chinerà sul dossier presumibilmente durante la sessione parlamentare in giugno.

Il pericolo di un referendum

Dopo il Parlamento la parola potrebbe passare al popolo. Contro il decreto sussiste infatti la possibilità di lanciare un referendum, probabilità per nulla remota. In questo caso l’elettorato potrebbe essere chiamato alle urne il 17 maggio del 2009.

Nel caso di un’approvazione del referendum, mette in guardia il governo, c’è il pericolo dell’applicazione della cosiddetta “clausola ghigliottina”, che consentirebbe all’UE di disdire tutti gli altri accordi bilaterali conclusi con la Svizzera.

Uno scenario simile potrebbe verificarsi anche se venisse respinto solamente l’allargamento a Romania e Bulgaria. “Sebbene il protocollo di allargamento non sia condizionato da una clausola ghigliottina – ha puntualizzato Widmer-Schlumpf – Bruxelles potrebbe denunciare i Bilaterali I, non potendo sopportare un trattamento discriminatorio per alcuni suoi membri”.

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Referendum

Questo contenuto è stato pubblicato al Il referendum (facoltativo) permette ai cittadini di chiedere che sia il popolo a pronunciarsi su una legge accettata dal Parlamento. Se i promotori del referendum riescono a raccogliere 50’000 firme in 100 giorni viene organizzata una votazione. Nel caso in cui il Parlamento modifica la Costituzione è previsto invece un referendum obbligatorio. Il referendum facoltativo…

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Liberalizzare gli scambi agricoli

Sempre venerdì, il Consiglio federale ha approvato un mandato di negoziazione con l’UE per un accordo di libero scambio nell’agricoltura. Il governo vuole pure un accordo dello stesso tenore per il settore sanitario. Per l’esecutivo i due aspetti non vanno disgiunti siccome toccano il tema della sicurezza alimentare.

Il mandato, per i due ambiti, sarà posto in consultazione presso le commissioni della politica estera delle due Camere, nonché presso i Cantoni. Il governo prevede di portare avanti il dialogo per future intese in altri settori: elettricità, commercio dei diritti di emissione, navigazione satellitare Galileo, cooperazione con l’Agenzia europea per la difesa e promovimento della pace.

Nel settore agroalimentare il Consiglio federale mira a ridurre gli ostacoli al commercio di natura tariffaria (dazi, contingenti) e non tariffaria (come le prescrizioni in materia di prodotti), non solo nell’agricoltura, bensì anche negli stadi che precedono e che susseguono la produzione propriamente detta (mezzi di produzione, trasformazione, industria alimentare e commercio).

Per il governo una tale apertura si tradurrà in prezzi al consumo ridotti e in una crescita economica dell’ordine di diversi miliardi di franchi. Grazie alla diminuzione dei costi di produzione e al migliore accesso al mercato, gli agricoltori svizzeri diverrebbero più competitivi a livello internazionale. Per ridurre la pressione dell’adeguamento strutturale, il libero scambio verrebbe introdotto gradualmente e accompagnato da misure di sostegno.

Delusione dei contadini elvetici

La decisione governativa è stata accolta con delusione dall’Unione svizzera dei contadini (USC). A suo avviso l’accordo comporterebbe perdite ingenti per la Svizzera e invischierebbe il paese in “una battaglia commerciale che può solo perdere”.

In un comunicato, l’USC osserva che il potenziale di esportazione dell’agricoltura elvetica è troppo limitato: anche comprimendo sensibilmente i costi e accompagnando l’apertura con misure finanziarie adeguate, la Svizzera, con le sue piccole superfici coltivabili e il suo terreno montuoso, non potrà combattere ad armi pari, afferma l’USC.

swissinfo e agenzie

Gli Accordi bilaterali I, conclusi nel 1999, vertono principalmente sulla reciproca apertura dei mercati in sette settori specifici: la libera circolazione delle persone, gli ostacoli tecnici al commercio, l’agricoltura, i trasporti aerei, i trasporti terrestri, gli appalti pubblici e la partecipazione della Svizzera ai programmi di ricerca dell’UE.

Gli Accordi bilaterali II (2004) contemplano nuovi interessi economici ed ampliano la cooperazione ad altri settori: la sicurezza interna (Schengen/Dublino), l’ambiente, l’educazione e la formazione, i prodotti agricoli trasformati, la fiscalità del risparmio, le pensioni, la lotta contro la frode, la statistica e la cinematografia.

La libera circolazione delle persone fa parte del primo pacchetto di accordi bilaterali conclusi tra la Svizzera e l’UE, approvato in votazione popolare. L’accordo è entrato in vigore il 1° giugno 2002 con i quindici «primi» stati dell’Unione europea.

Nel settembre del 2005 il popolo svizzero ha accettato di estendere l’accordo ai nuovi dieci membri dell’UE (Estonia, Lituania, Lettonia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica ceca, Malta e Cipro), entrati nell’Unione il 1° maggio 2004.

L’estensione dell’accordo alla Romania e alla Bulgaria, che sono entrate nell’UE il 1° gennaio 2007, è ancora in fase di discussione.

L’accordo sulla libera circolazione delle persone con l’UE scade il 1° gennaio 2009. L’Unione europea lo prorogherà tacitamente. In Svizzera, il prolungamento deve essere sancito da un decreto federale, sottoposto a referendum facoltativo. Parallelamente l’accordo deve essere esteso ai due nuovi membri dell’UE, ossia Romania e Bulgaria.

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