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Il lavoro del Cicr in Libano resta difficile

Jakob Kellenberger ha passato quattro giorni in Libano e in Israele Keystone

Nel primo giorno del cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah Jakob Kellenbeger, presidente del Cicr, sottolinea gli enormi bisogni umanitari del Libano.

Secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa l’emergenza resta: tra 400’000 e 500’000 persone necessitano di aiuti umanitari.

“Nonostante la cessazione delle ostilità, la situazione nella regione resta estremamente difficile”: lo ha affermato lunedì in una conferenza stampa a Ginevra il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) Jakob Kellenbeger, di ritorno da una missione in Libano e in Israele.

Il Cicr sfrutterà “le nuove circostanze per sviluppare le attività” di assistenza, in particolare nel sud del Libano. “Spero vivamente che gli ultimi sviluppi renderanno più facile il nostro lavoro”.

Deve essere chiaro che la “popolazione civile deve essere rispettata”, ha sottolineato il presidente dell’organizzazione umanitaria.

Via libera a diversi convogli

Il Cicr ha ricevuto il via libera per diversi convogli. “I bisogni umanitari più pressanti, malgrado la risoluzione dell’Onu sulla cessazione delle ostilità, restano gli stessi e riguardano l’evacuazione dei feriti, la rimozione dei cadaveri sotto le macerie, l’accesso a acqua, cibo, farmaci per i malati cronici”, ha detto Kellenberger.

Anche se gli sfollati torneranno rapidamente a casa continueranno ad avere bisogno di aiuti. Il Cicr conduce in Libano un’importante operazione e intende portarla avanti.

Il presidente del Cicr si è recato nella regione dal 6 all’11 agosto per affrontare il problema del difficile accesso degli aiuti umanitari alle vittime delle ostilità ed il rispetto delle regole del diritto umanitario internazionale nella condotta delle ostilità.

Libano meridionale

“Dobbiamo poter avere accesso il più rapidamente possibile a certi villaggi nel Sud del Libano dove si sono svolti i combattimenti”, ha sottolineato il diplomatico svizzero.

L’organizzazione umanitaria impiega settanta espratriati in Libano e un centinaio di collaboratori locali.

Giovedì scorso Kellenberger aveva ottenuto l’impegno personale del premier israeliano Olmert per un accesso facilitato alle vittime. Sabato scorso, anche se in ritardo, una nave con 200 tonnellate di aiuti, aveva potuto sbarcare a Tiro.

Nessun accesso ai detenuti israeliani

Il Cicr non ha ancora ottenuto l’accesso ai tre soldati israeliani rapiti in luglio da Hezbollah e da Hamas, per potersi accertare che siano trattati umanamente.

“Continueremo a fare il possibile”, ha detto Kellenberger, precisando che l’organizzazione è pronta a fungere da “intermediario neutrale”, per facilitare uno scambio di prigionieri tra Libano e Israele. “Non siamo ancora a questo punto”, ha dichiarato Kellenberger.

Intanto, sempre lunedì il ministro degli esteri italiano Massimo d’Alema ha smentito un ruolo di mediazione dell’Italia nello scambio di prigionieri.

Kellenberger ha invece annunciato di aver ricevuto da Israele via libera per una ripresa delle visite alle famiglie di circa 11’000 detenuti palestinesi ai quali il Cicr ha accesso.

swissinfo e agenzie

Il CICR è presente in Libano sin dal 1967 ed è impegnato in numerose operazioni in favore delle vittime delle ostilità tra Israele e Hezbollah.

Per far fronte alla grave situazione umanitaria, l’organizzazione basata a Ginevra ha recentemente rivolto un appello di fondi per 65 milioni di euro ed ha notevolmente accresciuto la propria presenza in Libano (da 6 a 70 delegati).

Il CICR, guardiano delle Convenzioni di Ginevra sul diritto umanitario, ha inoltre fatto conoscere a più riprese la propria disponibilità a fornire un appoggio logistico e neutrale nell’eventualità di un’intesa sui prigionieri detenuti dalle due parti.

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