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Il Nobel? Tanta ricerca e un pizzico di fortuna

In generale non riflettiamo mai abbastanza alle domande che contano davvero, osserva il premio Nobel Rolf Zinkernagel [Archivi Keystone] Keystone Archive

Nei prossimi gioprni, a Stoccolma, la notorietà dei nuovi Premi Nobel rimbalzerà immediatamente in tutto il mondo, ben al di là del loro settore d'attività. Una sensazione che il professor Rolf Zinkernagel dell'università di Zurigo, premiato nel 1996 con il Nobel per la medicina, conosce molto bene.

“L’opinione pubblica ti guarda in modo diverso, ti fa sentire un’altra persona” fa notare Zinkernagel, che da 22 anni lavora presso l’Istituto universitario di immunologia sperimentale.

“Ma è anche una grande opportunità per parlare di scienza, per avvicinare il grande pubblico alla ricerca, farne conoscere pregi e qualità. Il Nobel ti fa diventare un personaggio, la gente ti ascolta più volentieri. Io per esempio ho sfruttato l’occasione per scrivere articoli di divulgazione sul ‘Blick’.”

Zinkernagel ha vinto il Nobel, insieme al collega australiano Peter Doherty, per le ricerche sull’immunologia tra il 1973 e il 1975. I due scienziati hanno scoperto in che modo il sistema immunitario dell’uomo riconosce le cellule infette dai virus.

Quando il risultato nasce dall’imprevisto

Negli ultimi 25 anni, le conoscenze sui meccanismi immunitari del corpo umano, come si sviluppa e come funziona, sono state via via approfondite proprio per merito delle ricerche dei due scienziati.

Una scoperta rivoluzionaria, alla quale Zinkernagel è giunto quasi per caso. “Doherty e io avevamo pensato a quell’esperimento per motivi completamenti diversi. Volevamo verificare un’idea”.

“Durante il test, ci siamo imbattuti in due sequenze di dati assolutamente fuori luogo, che anzi contraddicevano tutte le tesi convalidate sull’interazione tra i linfociti T e le cellule malate, infette da virus. È stata proprio la casualità del fenomeno a farci capire di aver scoperto qualcosa di davvero fondamentale”.

Per dirla con Zinkernagel, lo scienziato che vince il Nobel è una persona dotata di grandissima perseveranza e di un pizzico di fortuna.

Vaccini più efficaci

“La ricerca implica anche una perfetta conoscenza della situazione: così, quando si verifica qualcosa di inaspettato non lo si scarta a priori, considerandolo un errore o un esperimento mal riuscito”.

“In generale, ho l’impressione che non riflettiamo mai abbastanza alle domande che contano davvero; spesso è l’osservazione di un fenomeno marginale che ti fa avanzare”.

A un quarto di secolo dalle ricerche di Zinkernagel e Doherty, gli scienziati del mondo intero stanno ancora sfruttando quella scoperta per mettere a punto vaccini sempre più efficaci.

“Stiamo cercando di analizzare con precisione in che modo si attivano i linfociti T e come scatenano la risposta immunitaria,” continua Zinkernagel.

“Quando l’avremo capito, forse potremo avvalercene per sviluppare buone risposte immunitarie contro tumori come il carcinoma e il sarcoma, oppure miglioreremo i vaccini. Sappiamo ancora piuttosto poco di queste regole molto semplici”.

Vincent Landon

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