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Il segreto bancario è sotto pressione

In pericolo la tradizionale "discrezione" degli istituti bancari elvetici ? Keystone

Il dibattito sul segreto bancario sarà uno dei punti focali dei negoziati tra la Svizzera e l'Unione europea che dovrebbero iniziare prossimamente. Per il momento, le posizioni delle parti sono piuttosto distanti. Le trattative si annunciano quindi difficili e lunghe.

Il 16 ottobre, i ministri dell’economia e delle finanze (Ecofin) dell’UE dovranno decidere su un mandato negoziale alla Commissione europea in materia di fiscalità dei risparmi. In occasione del vertice di Feira in Portogallo del giugno 2000 i 15 hanno deciso di introdurre entro il 2010 lo scambio di informazioni tra le autorità fiscali per combattere l’evasione fiscale.

I membri dell’Unione europea esigono «misure equivalenti» da parte di paesi terzi. Berna propone un prelievo alla fonte sui redditi dei risparmi unito ad un rimborso di parte degli introiti ai paesi di provenienza dei cittadini Ue.

Si tratta ora di sapere in che misura l’UE e la Svizzera sono disposte a cedere sulle posizioni iniziali, ha dichiarato René Schwok, professore all’Istituto europeo dell’Università di Ginevra.

Il clima dopo gli attentati dell’11 settembre negli Stati Uniti non è favorevole a Berna. La Svizzera rischia d’essere segnata a dito, anche se di fatto il segreto bancario cade in caso di sospetto di denaro di origine dubbia, ha rilevato Jean-Baptiste Zufferey, professore di diritto all’Università di Friburgo e autore di un rapporto sulla sorveglianza.

Bruxelles può trarre vantaggio dalla situazione. La difesa della sfera privata nei confronti del fisco rischia di avere poco peso di fronte ai discorsi sulla necessità di trasparenza richiesta per lottare contro il terrorismo.

Sussiste quindi il rischio di un amalgama tra il riciclaggio di denaro, non protetto dal segreto bancario, e l’evasione fiscale, non punita penalmente nella Confederazione. La Svizzera ha il chiaro interesse alla cooperazione nel campo criminale, ma risente della sua immagine di cassaforte, ha osservato Christophe Bonte, dottorando all’Università di Ginevra che sta compiendo una ricerca sulla lotta contro l’evasione fiscale delle persone fisiche nell’UE.

Anche facendo astrazione dalle ripercussioni degli attacchi terroristici, le autorità europee non potranno attuare il loro sistema se la Svizzera non vi prenderà parte, ha affermato il professor Zufferey. Di conseguenza il 16 ottobre lo scambio di informazioni potrebbe essere trasformato in una questione di principio.

Per Bonte, le trattative tra la Svizzera e l’UE saranno difficili e rischiano di durare molto tempo. L’Unione europea si era però data per obiettivo la chiusura del dossier prima della fine del 2002.

Tutto dipenderà dall’omogeneità che riusciranno a mostrare i Quindici, ha proseguito Bonte, rammentando che il Lussemburgo e l’Austria hanno subordinato l’accettazione definitiva della direttiva europea sullo scambio d’informazioni all’adesione da parte di paesi terzi, Svizzera in testa.

swissinfo e Philippe Gumy (ats)

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