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Il volo dell’albatros

Gli albatros protagonisti dello studio si spostavano alla velocità media di 85 Km/h, tuffandosi di tanto in tanto per pescare e riposare. Budd Christman, NOAA

Ricercatori dell'Università di Zurigo hanno studiato la strategia di caccia dell'uccello marino servendosi di un rilevatore satellitare legato alle sue zampe.

Gli albatros sono maestosi uccelli marini dell’emisfero australe, lunghi più di un metro e mezzo dalla testa alla coda, con un’apertura alare di quattro metri. Volano ad alta quota a più di cento chilometri all’ora e si nutrono di pesci, che afferrano con il loro becco uncinato tuffandosi in picchiata e nuotando con grande abilità grazie alle zampe palmate.

Un tempo era difficile studiare il comportamento degli albatros, per l’evidente impossibilità di seguire i loro spostamenti. Oggi, grazie alla tecnologia dei rilevatori satellitari di posizione, gli ornitologi possono tracciare la rotta di questi veloci uccelli e registrare in dettaglio i loro più piccoli movimenti.

Ricercatori dell’Istituto di Anatomia dell’Università di Zurigo e del Centro nazionale della Ricerca Scientifica francese hanno analizzato le strategie di caccia di una colonia di albatros originari dell’arcipelago Crozet, nell’Oceano Indiano meridionale. Approfittando della stagione della cova, hanno avvicinato gli uccelli nei nidi e hanno applicato sulle loro zampe dei rilevatori GPS miniaturizzati, strumenti in grado di segnalare con grande precisione la loro posizione rispetto a tre satelliti artificiali in orbita.

I rilevatori GPS utilizzati nell’esperimento erano dotati di registratori che memorizzavano gli spostamenti e la velocità di volo ogni qual volta gli albatros lasciavano il nido alla ricerca di cibo per i pulcini.

I risultati dello studio sono illustrati sull’ultimo numero della rivista Science con l’aiuto di mappe e grafici: lasciata la terraferma, gli animali volavano nei dintorni delle isole alla velocità media di 85 chilometri all’ora, tuffandosi ogni tanto per pescare. Ogni due ore si fermavano per riposare, galleggiando sulla superficie dell’acqua e lasciandosi trasportare alla deriva dalle onde.

Volando, cambiavano continuamente direzione e velocità per sfruttare al massimo la spinta del vento e, probabilmente, per osservare dall’alto un tratto di mare più vasto alla ricerca di potenziali prede. Infatti, il movimento a zig-zag si accentuava quando gli uccelli sorvolavano un’area dell’Oceano Indiano dove le acque sono profonde e la corrente trascina in superficie pesci di grosse dimensioni.

Maria Cristina Valsecchi

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