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Iniziativa 18 per cento: minaccia per i rapporti con l’UE?

La libera circolazione delle persone, dicono gli esperti, sarebbe ostacolata da una limitazione degli stranieri in Svizzera Keystone

L'iniziativa per limitare al 18 per cento la proporzione di stranieri residenti in Svizzera, in votazione il prossimo 24 settembre, costituirebbe una minaccia per i rapporti con l'Unione europea. È l'opinione di alcuni esperti.

Secondo alcuni esperti consultati dall’Agenzia telegrafica svizzera, la Confederazione potrebbe essere costretta, in caso di approvazione dell’iniziativa, a disdire l’accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone. Gli specialisti sono concordi: qualora l’iniziativa fosse accolta, la Svizzera si troverebbe di fronte a problemi giuridici e d’immagine con l’UE.

Secondo Konstantin Zalad, dell’ufficio dell’integrazione, il conflitto di obiettivi è evidente: il testo vuole limitare la proporzione degli stranieri, l’accordo con l’UE permette invece ai cittadini europei di risiedere liberamente nella Confederazione.

Qualora gli accordi bilaterali entrassero in vigore l’anno prossimo, in Svizzera la soglia del 18 per cento di stranieri verrebbe ben presto superata, prevede Zalad. Numerose persone – per lo più qualificate – arriverebbero dall’UE per lavorare (circa 8-10 mila all’anno). Per limitare la percentuale di stranieri bisognerebbe quindi ridurre a zero il numero di extracomunitari, cosa praticamente impossibile.

Di fronte a questo dilemma – ha concluso Zalad – è «molto probabile» che la Svizzera si trovi a dover disdire l’accordo sulla libera circolazione. Quindi, poiché i sette trattati sono inscindibili, il tutto si risolverebbe con un fallimento.

Dello stesso avviso Philippe Kenel, avvocato attivo in Svizzera e a Bruxelles e specializzato nel diritto europeo, secondo cui «l’iniziativa e l’accordo con l’UE sono incompatibili». Se il popolo votasse ‘sì’ il 24 settembre, il trattato sulla libera circolazione delle persone sarebbe impossibile da applicare.

«La situazione – ha affermato – diventerebbe insostenibile, anche se la proporzione di ‘stranieri europei’ restasse inferiore al 18 per cento». Questo perché per l’economia elvetica avrà sempre bisogno di persone anche di altre nazionalità, ad esempio di americani: per permettere loro l’accesso bisognerebbe limitare il numero di europei, contravvenendo quindi a quanto previsto dal trattato.

Le autorità europee si guardano bene dall’emettere qualsiasi giudizio sull’iniziativa, che è di competenza della politica interna elvetica, ha indicato un portavoce della Commissione europea. Con l’accordo sulla libera circolazione – ha aggiunto un esperto europeo – la Svizzera ha preso un impegno: «per noi non ci sono problemi, tocca a Berna vedere come fare a rispettarlo».

Un ‘sì’ all’iniziativa – ha affermato – non darebbe un contributo positivo all’immagine che i Quindici hanno della Confederazione: tanto più che i parlamenti nazionali devono ancora pronunciarsi sull’accordo in questione.

swissinfo e agenzie

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