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L’arte dell’amore

Vino, cibo e giochi erotici: gli ingredienti di un simposio greco. Rietberg

Da sempre al centro delle preoccupazioni umane, fonte di piacere e di dolore, l'amore non conosce confini.

Con una mostra che raccoglie opere d’arte di diverse culture, il museo Rietberg di Zurigo rende omaggio all’ars amandi.

Sono passati più di 2500 anni da quando la poetessa greca Saffo scrisse «Ancora mi abbatte Eros, invitta bestia dolceamara». Attraversando le sale del Rietberg – che raccolgono più di 230 opere provenienti da Grecia e Roma antica, Persia, India, Cina, Giappone, Perù e Africa – ci si rende conto del valore universale di queste parole.

Non solo un sentimento idealizzato dunque, ma anche pulsione erotica, rito iniziatico, unione col divino. «Volevamo mostrare alla gente delle opere artistiche di qualità, ispirate al tema dell’amore. E poiché anche fare l’amore è una forma d’arte, ne consegue un’ambiguità tra sessualità e sentimento che pervade l’esposizione e la cui interpretazione spetta al visitatore» ci dice Monika Willi, collaboratrice scientifica del museo.

Dimenticare l’Europa, aprirsi al diverso

Il Rietberg è un museo dedicato all’arte extraeuropea. Per questa mostra si è deciso di fare uno strappo alla regola e di presentare anche un’importante selezione di opere provenienti dall’antichità greca e romana. «Non si poteva pensare ad una mostra sul tema dell’amore che non includesse il mondo antico. Ha avuto una forte influenza anche su altre culture» precisa la nostra guida.

Tuttavia anche per gustare questa parte dell’esposizione è necessario lasciare nel cassetto le odierne concezioni europee dell’amore. Su vasi, piatti e suppellettili di terracotta smaltata di nero, spiccano nei toni caldi dell’ocra delle scene che oggi forse definiremmo pornografiche.

«In Grecia il simposio – un banchetto che si svolgeva secondo regole ben precise – era parte integrante della vita di un uomo. Gli permetteva di vivere certi aspetti dell’amore senza che questo fosse interpretato come un atto disdicevole» spiega la museologa. Inebriati dal vino, eccitati dalle danze di raffinate cortigiane – le etere – non di rado i partecipanti al simposio si davano a delle orgie. «Tutto ciò avveniva alla luce del sole, era una cosa normale ed accettata. Lo stesso discorso vale per la pederastia».

Dagli uomini per gli uomini

Ai simposi avevano accesso solo gli uomini e le etere, raffinate cortigiane. Le altre donne rimanevano a casa. Un particolare questo che si ritrova anche in culture lontane da quella greca e che si rispecchia nel sesso degli autori delle opere esposte.

«È una mostra costituita esclusivamente da opere eseguite da uomini per uomini. È la fantasia erotica maschile ad essere vissuta ed espressa in arte. Anche se la donna ha un ruolo importante nelle dinamiche amorose, non abbiamo trovato opere realizzate da mani femminili».

Non sono però solo uomini ad apprezzare la mostra. Nei giorni di punta si contano fino a mille visitatori, tra cui molti giovani, un tipo di pubblico che non è quello tipico del Rietberg. Visto l’interesse suscitato dal tema, il museo organizzerà una serie di conferenze dedicate al tema dell’amore visto dalle donne.

Amore, dominio e uguaglianza

Le mille sfaccettature del tema amoroso e la profusione di opere che lo riguardano hanno costretto i curatori del museo a effettuare una scelta rigorosa. A vincere è stata la qualità, come spiega Monika Willi.

E che si tratti di una mostra di qualità è indiscutibile, una mostra che riesce a mettere una accanto all’altra visioni diverse dell’amore e della sessualità senza che nessuna ne esca sminuita.

Troviamo così dei contenitori in terracotta peruviani che illustrano l’atto sessuale come atto di dominio, come conferma di gerarchie preesistenti.

A fare da controcanto a questa visione c’è la coppia scolpita da un artista Dogon (Mali). L’uomo e la donna sono messi sullo stesso piano, lui le posa delicatamente un braccio intorno al collo e l’unione della coppia è sottolineata da particolari formali: l’ombelico conico dell’uomo riprende la forma dei seni della donna che dal canto suo ha un ombelico cilindrico, simile al petto del suo compagno.

In un tempo, il nostro, sempre più condizionato da una visione occidentale – per non dire hollywoodiana – dell’amore, questa mostra è una ventata di freschezza per il nostro immaginario. E forse non è nemmeno un paradosso che questa ventata ci arrivi dal passato e dall’altrove.

Doris Lucini, swissinfo

«Liebeskunst. Liebeslust und Liebesleid in der Weltkunst», al museo Rietberg di Zurigo.
Mostra aperta fino al 27 aprile 2003
Orari di apertura: 10-17 dal martedì alla domenica, 10-20 il mercoledì, chiuso il lunedì e il 18 aprile, aperto il 20-21 aprile.
Raggiungibile dalla stazione di Zurigo con il tram 7 (fermata Museum Rietberg).

La villa neoclassica che ospita il museo Rietberg, vide fiorire, intorno alla metà dell’Ottocento la passione tra il musicista tedesco Wagner e Mathilde von Wesendonck. Oggi tra le sue mura si sprigiona il fascino dell’esposizione «L’arte dell’amore». Oltre 230 opere trascinano il visitatore nel regno della sensualità, conducendolo attraverso l’antichità grecoromana, la Persia, la Cina, il Giappone, l’Africa e l’America precolombiana.

L’esposizione si conclude con la voce d’innamorati del mondo intero. Le poesie d’amore risuonano in lingua originale, ma al visitatore è offerta una traduzione.

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