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L’UDC vuole dare inizio ad una nuova era

Lavori in corso a palazzo federale e lavori in corso per ridefinire l'assetto politico svizzero Keystone

Ueli Maurer, presidente dimissionario dell'Unione democratica di centro, cavalca la vittoria elettorale e punta a rivoluzionare il governo entro il 2009. Christoph Mörgeli, ideologo del partito, annuncia l'inizio del «decennio UDC».

La stampa domenicale dà ampio spazio ai sussulti postelettorali. Ma non si parla solo dei progetti dell’UDC. Elmar Ledergerber, sindaco di Zurigo, chiede di dare più peso alle città.

Forte del successo elettorale, l’Unione democratica di centro (UDC) continua ad occupare le prime pagine dei giornali con le sue rivendicazioni

Il tema forte, anche se non è il solo, è quello della composizione del governo. Come è noto, il Consiglio federale sarà nominato dal parlamento il 12 dicembre. L’UDC vorrebbe liberarsi dei «vecchi» (per anzianità di servizio) Couchepin (liberale), Leuenberger (socialista) e Schmid (democentrista, ma non in linea con il suo partito.

In un’intervista rilasciata alla NZZ am Sonntag, Ueli Maurer, presidente dimissionario dell’UDC, è tornato alla carica ribadendo la necessità di cambiare l’esecutivo. A suo avviso, non è però necessario farlo già in dicembre. «Il 2009 è una data realistica», ha dichiarato Maurer.

«Ci sono ancora membri del governo che intendono concludere il loro anno presidenziale». Maurer chiama così in causa Pascal Couchepin (PLR), che nel 2008 dovrebbe essere rieletto per la seconda volta presidente della Confederazione, e Christoph Blocher (UDC), al quale spetta il ruolo di vicepresidente.

Couchepin è messo sotto pressione dall’ala destra del suo partito e anche la posizione di Moritz Leuenberger (PS) non è al sicuro in eterno, ha detto Maurer. Anche l’altro consigliere federale democentrista, Samuel Schmid, «non è amato da tutti» all’interno del partito.

Niente cambiamenti

Un cambiamento, anche se di segno diverso, non spiacerebbe nemmeno a sinistra. Ma secondo Ursula Wyss, capogruppo socialista alle camere, le possibilità di rovesciare un membro del governo sono minime.

Nonostante le minacce provenienti da vari fronti, la rielezione del carismatico ministro dell’UDC Christoph Blocher non sembra in pericolo. Ursula Wyss ha detto in un’intervista alla SonntagsZeitung che, visti i risultati delle recenti elezioni, è inutile presentare un contro candidato a Blocher. Il Partito socialista, comunque, non lo voterà, ha affermato la consigliera nazionale bernese.

Dal canto loro, i Verdi hanno deciso di rivendicare un seggio in governo. Miriam Behrens, vice segretaria generale dei Verdi, ha però precisato domenica che si tratta di una decisione di principio e che per la candidatura non sono ancora stati fatti nomi concreti.

Era UDC

Le rivendicazioni postelettorali non si limitano al governo. In un’intervista rilasciata a Sonntag, il deputato zurighese e ideologo dell’UDC Christoph Mörgeli invoca una «rivoluzione conservatrice». A suo avviso i prossimi dieci anni dovranno essere nel segno dell’UDC.

A differenza di Ueli Maurer, Mörgeli vorrebbe che il consigliere federale Schmid lasciasse immediatamente il suo posto. «A conti fatti Schmid è un liberale. […] E con tre ministri, i liberali sono sovrarappresentati – non hanno certo vinto loro le elezioni». Per Maurer, però, con queste richieste Mörgeli si spinge «più in là del partito».

Oltre all’allontanamento di Schmid, la rivoluzione di Mörgeli prevede un aumento dei rappresentanti UDC nei posti chiave delle istituzioni federali. Per Mörgeli, la linea UDC dovrebbe essere più presente nei media e nelle scuole.

Più potere per le città

Se Mörgeli reclama più spazio per l’UDC, Elmar Ledergerber, sindaco socialista di Zurigo, chiede di dare più peso alle città. La sconfitta della sinistra è dolorosa, ma è anche – scrive Ledergerber sulla Sonntag – il segno che non si è preso esempio dalle città. «Negli ultimi anni molte città svizzere sono state governate con successo da una maggioranza rosso verde […] Bisognerebbe chiedersi perché questo modello non sia stato ripreso a livello federale».

Lederberger si chiede «quale ruolo avranno le città nel corso della prossima legislatura» e si dice stupito del fatto che in parlamento la Svizzera delle campagne sia ancora più rappresentata che in passato. Oggi più del 70% della popolazione vive in un contesto urbano, ma questo dato «non si rispecchia nella suddivisione dei poteri a Berna».

Le città, aggiunge Ledergerber, «sono i motori del paese». L’immagine della Svizzera all’estero non è data solo dalle mete turistiche alpine, ma anche da città come Zurigo, Ginevra, Basilea e Lugano. È in questi centri che si gioca la capacità della Svizzera di essere competitiva a livello internazionale. Eppure, conclude Ledergerber, il potere concesso alle città «non è più proporzionato» al loro peso reale.

swissinfo e agenzie

Le elezioni federali per il rinnovo del parlamento elvetico si sono tenute il 21 ottobre.

Il Partito socialista è stato il grande sconfitto. Ha raccolto il 19,5% delle preferenze, un risultato di 3,8 punti percentuali inferiore a quello registrato nel 2003. Il Partito socialista perde nove seggi alla camera bassa del parlamento (Consiglio nazionale).

Con il 29% dei voti, l’Unione democratica di centro ha per contro fatto segnare un nuovo record. La progressione dell’UDC, destra nazionalconservatrice, è iniziata negli anni novanta. Il risultato del 2007 è di 2,3 punti percentuali migliore di quello del 2003 e si traduce in sette seggi in più al Consiglio nazionale.

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