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L’UDC vuole un giro di vite all’asilo politico

Parole chiare: i vertici del partito esigono maggiore rigore nel trattamento dell'asilo politico Keystone

L'Unione Democratica di Centro lancia la campagna per la sua iniziativa popolare "contro gli abusi in materia d'asilo".

Carico di emozioni e riproposto dagli zingari rumeni arrivati dalla Francia, il dibattito si annuncia caldo. Si vota il 24 novembre.

«Siamo stufi delle promesse non mantenute dal Consiglio federale», ha affermato venerdì a Berna il presidente dell’UDC Ueli Maurer, illustrando i punti centrali dell’iniziativa popolare «contro gli abusi nel diritto di asilo» in votazione il prossimo 24 novembre.

Tale testo si propone di ridurre l’attrattiva della Svizzera quale paese d’accoglienza. L’UDC è il solo partito di governo a sostenere la propria iniziativa.

Cavallo di battaglia

Da anni, ha precisato il consigliere nazionale zurighese Ueli Maurer, «ci occupiamo di questo tema, ma dal governo non abbiamo mai ottenuto risposte convincenti, se non che la situazione era sotto controllo».

«Ebbene – ha aggiunto – non è così visto l’aumento delle domande d’asilo negli ultimi tempi. Il nostro paese è attrattivo per i potenziali richiedenti e negli ultimi anni lo è diventato ancora di più a causa delle legislazioni alquanto restrittive adottate nei paesi confinanti».

Le reazioni sull’altro fronte

Le posizioni decise della destra di governo hanno già suscitato le reazioni delle organizzazioni che difendono i diritti di chi cerca rifugio in Svizzera.

L’Osar, l’Organizzazione svizzera per l’aiuto ai rifugiati, per esempio ha già lanciato una controcampagna. I dubbi sulla praticabilità delle proposte sono grandi. In particolare l’esclusione di tutti quelli arrivati in Svizzera attraverso dei paesi sicuri sul fronte dei diritti umani.

L’organizzazione attiva a livello nazionale teme che in Svizzera diventi impossibile porre una domanda d’asilo. Il portavoce, Jürg Schertenleib, afferma: «Il 98 per cento dei richiedenti l’asilo che raggiungo la Svizzera passano per via terrestre. Visto che tutti i paesi confinanti hanno un governo democratico, nessuna domanda potrà venir presa in considerazione».

Si tratterebbe quindi di un isolamento rispetto alle convenzioni internazionali e un abbandono della tradizione umanitaria elvetica. Il divieto di lavoro e le sanzioni previste intaccherebbero inoltre la dignità umana dei rifugiati.

Grande potenziale, malgrado l’isolamento

Nella votazione alle Camere, l’iniziativa non ha raccolto nemmeno un consenso oltre i confini del partito promotore. Con 120 contro 38 il Consiglio nazionale ha respinto la proposta.

Anche gli analisti danno poche speranze alla prova delle urne. Ma in occasione delle ultime elezioni, l’UDC ha realizzato poco più del 22 per cento dei voti. Ha saputo dunque incanalare il malcontento e le paure diffuse, proponendo delle soluzioni.

Con questo risultato, in crescita da anni, il partito del tribuno Christoph Blocher ha superato per la prima volta il Partito socialista, diventando il primo partito nazionale.

Il potenziale conservatore che sostiene questo tipo di iniziative è però molto più ampio. Gli si attribuisce almeno un 40 per cento dell’elettorato elvetico. Il risultato non è dunque scontato.

Per questo Jürg Schertenleib, invita le forze contrarie ad impegnarsi: “Nell’ultima iniziativa analoga del 1996, i voti a favore di una legge restrittiva erano stati il 46 per cento. Nel frattempo il clima è cambiato e solo con un grande impegno sarà possibile vincere ancora una volta la campagna”.

swissinfo

Nel 2001 in Svizzera si sono registrati 93’363 fra candidati e aventi lo statuto di rifugiato politico
Di questi 26’577 hanno uno statuto di rifugiato riconosciuto
Le nuove domande sono state 20’633, il 17,2% in più rispetto all’anno precedente.
Di queste solo 2’253 sono state accettate
8’922 hanno ricevuto un permesso di soggiorno provvisorio (-47,4% rispetto al 2000)

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