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La battaglia sulle pensioni

Sempre meno giovani, sempre più anziani: chi finanzierà l'AVS? Keystone

Il futuro delle pensioni è un tema scottante. La battaglia sull’11esima revisione dell’AVS si annuncia durissima.

Mentre la destra invoca la necessità di risparmiare, la sinistra è indignata per i pochi soldi destinati al pensionamento flessibile.

Anche in Svizzera, come nella maggior parte dei paesi occidentali, il sistema pensionistico è oggetto di ampie e spesso accanite discussioni. Il nocciolo della questione sta nell’evoluzione demografica delle società sviluppate.

L’aumento dell’età media della popolazione e il calo della natalità sta modificando a lungo termine il rapporto tra popolazione attiva e non attiva. In prospettiva, questo potrebbe mettere a repentaglio il sistema di finanziamento delle pensioni.

Visioni contrastanti sul futuro dell’AVS

Sul tasto dei problemi finanziari dell’Assicurazione vecchiaia superstiti (AVS) batte soprattutto la destra, che da tempo chiede un contenimento della spesa, attraverso un taglio delle prestazioni e l’aumento dell’età di pensionamento.

Il consigliere federale Pascal Couchepin ha evocato di recente, suscitando grandi polemiche, la possibilità di portare l’età di pensionamento a 67 anni.

La sinistra è più ottimista sullo stato di salute dell’AVS, contando sugli effetti della ripresa economica. Semmai guarda a soluzioni alternative per garantirne il finanziamento anche in futuro. Fra le possibilità prospettate, oltre ad una politica d’immigrazione mirata, vi è il ricorso ai proventi della banca nazionale.

Ora queste posizioni divergenti si scontrano sul pacchetto di misure che compongono l’11esima revisione dell’AVS, in votazione il 16 maggio.

Il pensionamento flessibile, pomo della discordia

L’11esima revisione avrebbe dovuto essere incentrata sul pensionamento flessibile, secondo quanto promesso durante il dibattito parlamentare sulla precedente revisione.

Il Consiglio federale – all’epoca il dossier pensioni era ancora nelle mani di Ruth Dreifuss – aveva previsto di destinare 800 milioni di franchi l’anno per facilitare il pensionamento anticipato alle persone a basso reddito.

La cifra era in seguito stata ridotta dallo stesso governo a 400 milioni e ulteriormente ridimensionata dalle camere federali. Nel pacchetto in votazione la cifra destinata a facilitare il pensionamento anticipato è di circa 145 milioni di franchi. Ne potranno approfittare solo le donne delle annate 1948-1952 che vorranno andare in pensione a 64 invece che a 65 anni.

Risparmi per 925 milioni di franchi

Sul lato del contenimento della spesa, la revisione prevede invece l’ulteriore innalzamento dell’età di pensionamento delle donne da 64 a 65 anni a partire dal 2009.

Inoltre la rendita delle vedove diminuirà entro sei anni dall’80% al 60% della rendita di vecchiaia, mentre quella degli orfani aumenterà dal 40% al 60%. Le rendite saranno adeguate all’aumento del costo della vita ogni tre anni invece che ogni due.

Sarà infine eliminata la franchigia di 1400 franchi esente dai contributi AVS per le persone in età di pensionamento che continuano a lavorare.

Complessivamente, le misure previste nell’11esima revisione dell’AVS comporteranno risparmi di circa 925 milioni di franchi.

Un referendum in 48 ore

La sinistra ha tentato fino all’ultimo di ottenere un compromesso in parlamento, proponendo un pensionamento anticipato dal costo di 400 milioni di franchi annui, limitato però ad un periodo di dieci anni.

Ma anche su questo punto socialisti e verdi sono stati sconfitti. Alla fine del dibattito parlamentare, l’11esima revisione è stata approvata da una compatta maggioranza borghese, con poche defezioni tra le file dei radicali e dei popolari democratici.

La minaccia del referendum era già circolata nei corridoi di Palazzo federale al momento del voto. A renderla reale ci ha pensato l’Unione sindacale svizzera (USS), che in 48 ore ha raccolto oltre 80’000 firme (per il referendum ne bastano 50’000).

Consolidamento o smantellamento?

Per i sindacati e per la sinistra rosso-verde, la maggioranza borghese in parlamento ha passato il segno. L’11esima revisione rappresenterebbe una svolta, perché per la prima volta dalla creazione dell’AVS cinquant’anni fa si assiste ad un peggioramento delle prestazioni.

Gli oppositori alla revisione sono delusi per le promesse – a loro avviso non mantenute – sul pensionamento flessibile. Il pacchetto punterebbe solo a risparmiare, sulle spalle delle donne, non offrendo quasi nulla in cambio. E questo nonostante i conti dell’AVS siano ancora sostanzialmente stabili.

I partiti borghesi e il Consiglio federale ritengono dal canto loro che l’evoluzione demografica della società elvetica imponga misure di risparmio, che garantiscano la sopravvivenza finanziaria a lungo termine dell’AVS.

L’11esima revisione, che tende a parificare la situazione di donne e uomini nell’AVS, permetterebbe di evitare un aumento dei contributi di lavoratori e datori di lavoro e di mantenere l’età di pensionamento a 65 anni.

I socialisti hanno dichiarato che quella sull’AVS è una delle votazioni che intendono assolutamente vincere, per controbilanciare gli effetti dello spostamento a destra del governo nel dicembre scorso.

swissinfo, Andrea Tognina

Risparmio complessivo: 925 milioni di franchi l’anno
Fondi destinati a facilitare il pensionamento anticipato: 145 milioni
Aumento dell’età di pensionamento delle donne a 65 anni dal 2009
Riduzione delle rendite delle vedove (dall’80 al 60% della rendita vecchiaia)
Aumento delle rendite degli orfani (dal 40 al 60%)
Adattamento delle rendite al carovita ogni tre anni (invece che ogni due)
Eliminazione dell’esenzione parziale dal pagamento dei contributi AVS per i pensionati che ancora lavorano.

Il sistema pensionistico svizzero si basa sul cosiddetto principio dei tre pilastri.

Il primo pilastro, composto dall’Assicurazione vecchiaia superstiti (AVS), dall’Assicurazione invalidità (AI) e dall’assistenza sociale, deve garantire il minimo vitale a tutti i pensionati.

L’AVS è obbligatoria per tutti i residenti in Svizzera ed è finanziata in parte dai contributi di lavoratori e datori di lavoro, in parte dallo Stato (in particolare attraverso le tasse su alcol e tabacchi).

L’AVS si basa sul principio della ridistribuzione. Le pensioni sono pagate con i contributi di chi lavora. Sebbene l’ammontare delle rendite dipenda dai contributi versati, la legge fissa rendite minime e massime.

Il secondo pilastro, che intende garantire lo standard di vita abituale, è costituito dalle casse pensioni.

Le casse pensioni sono finanziate interamente da lavoratori e datori di lavoro e si basano sul principio della capitalizzazione. L’ammontare delle rendite dipende dai contributi versati.

Il terzo pilastro è composto dai risparmi individuali e dalle assicurazioni private.

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