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La crescita dei prezzi mondiali arride all’agricoltura elvetica

Jacques Chavaz, direttore supplente dell'UFAG Keystone

L'aumento dei prezzi dei prodotti agricoli sul mercato mondiale ha reso l'agricoltura elvetica più competitiva nel 2007. E non è ancora finita, constata l'Ufficio federale dell'agricoltura.

Con le barriere doganali, il prezzo delle derrate alimentari è aumentato dello 0,7% sul mercato interno. A titolo di paragone, in Germania l’incremento è stato del 10%.

L’agricoltura svizzera è riuscita a migliorare la propria competitività nel 2006. L’anno scorso, il reddito dell’intero settore ammontava a 2,543 miliardi di franchi.

Per il 2007 esso dovrebbe raggiungere 2,598 miliardi, pari ad un incremento del 2,2%. Lo ha reso noto giovedì l’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG) nell’ottavo Rapporto agricolo.

Divario ridotto

L’evoluzione dei prezzi in Svizzera non ha tuttavia nulla a che vedere con quella registrata nei vicini paesi europei, afferma Jacques Chavaz, direttore supplente presso l’UFAG. In Germania ad esempio, il carrello della spesa medio dei prodotti freschi costava il 10% in più nell’ottobre di quest’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In Svizzera, il prezzo al consumo dei beni alimentari è invece aumentato soltanto dello 0,7% durante i primi dieci mesi del 2007.

Di conseguenza, il divario fra la Svizzera e gli altri paesi si fa sempre più ridotto. Mentre nel 2006 i prezzi di produzione praticati in Svizzera per frumento, orzo, semi oleosi o mais erano da due a tre volte più elevati rispetto a quelli praticati sul mercato mondiale, oggi questa differenza non supera il 50%.

Sul mercato del latte tale divario è ancora più esiguo: negli scorsi anni la differenza di prezzo tra Svizzera e Unione europea era dell’ordine di 30 centesimi, a fine del 2007 tale scalino potrebbe dimezzarsi fino a toccare quota 10-15 centesimi.

Isolamento

Questa evoluzione si spiega con il relativo isolamento del mercato svizzero, sostiene Chavaz: “Il mercato elvetico reagisce meno alle grandi tendenze internazionali. Ciò potrebbe cambiare in futuro, in vista della prevedibile apertura dei mercati e degli accordi di libero scambio attualmente in fase di negoziazione”.

Secondo i responsabili dell’UFAG la pressione sui prezzi continuerà, a causa di una domanda sempre maggiore. Tre fattori spiegano questa tendenza. Da un lato l’aumento delle bocche da sfamare: la popolazione mondiale cresce al ritmo di 75 milioni di persone ogni anno.

Dall’altro nei paesi emergenti il potere d’acquisto aumenta e i consumatori si orientano sempre più verso la carne e i suoi derivati. Ma, per produrre la stessa quantità di calorie attraverso la carne, occorre una superficie agricola quattro volte superiore rispetto a quella necessaria per i cereali.

Infine, l’esplosione dei consumi di biocarburanti aggiunge una pressione supplementare sui prezzi di taluni cereali.

A questi tre fattori si aggiunge un altro dato di fatto: l’offerta non potrà reggere il ritmo dell’aumento della domanda. La disponibilità di terreni coltivabili è infatti sempre più limitata a causa della crescente urbanizzazione.

Buone prospettive in Svizzera

Per l’UFAG le conseguenze sono chiare: in futuro occorrerà utilizzare in modo più razionale e sostenibile le superfici agricole. Non solo all’estero, ma anche in Svizzera.

Questa evoluzione offre all’agricoltura elvetica delle prospettive più solide di quanto si potesse immaginare solo pochi anni fa, sostiene Chavaz.

Una constatazione che rallegra Manfred Bötsch, direttore dell’UFAG: “Da anni difendiamo la nostra visione di un’agricoltura elvetica orientata verso i bisogni del mercato. L’evoluzione attuale ci dà ragione”, afferma.

swissinfo e agenzie

L’agricoltura elvetiche è fra le più protette al mondo. Secondo l’OCSE, il valore totale delle misure di protezione e di sostegno ha raggiunto nel 2005 quasi il 68% del valore totale della produzione agricola svizzera. Solo la Norvegia e l’Islanda sostengono in modo ancora maggiore i loro agricoltori.

Queste misure di sostegno hanno due scopi: permettere agli agricoltori innanzitutto di potere continuare a produrre e secondariamente sostenere le loro prestazioni di pubblico interesse così come quelle a carattere ecologico.

Oggi il settore primario in Svizzera si situa nella media europea per quanto riguarda la percentuale di lavoratori (5,4% della popolazione attiva) così come il valore aggiunto (1,2% del Prodotto interno lordo).

La produzione animale rappresenta quasi i tre quarti della produzione agricola svizzera e gli agricoltori indigeni producono ca. 3/5 degli alimenti consumati nel paese.

Nell’ambito dei negoziati dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) la Svizzera presiede il gruppo di paesi (G10) importatori netti di prodotti agricoli sulla difensiva per quanto riguarda il dossier agricolo.

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