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La metà degli svizzeri insicuri e disorientati

Inquietudine e disorientamento per numerosi svizzeri... Keystone

Di fronte ai rapidi mutamenti della società, uno svizzero su due si sente a disagio. È quanto emerge da un'inchiesta effettuata dall'Istituto gfs di Zurigo.

Mentre il matrimonio continua a godere di un certo prestigio, sembrano progressivamente guadagnare del terreno anche altre forme di vita sociale.

Nell’ultimo controllo del polso sociale degli svizzeri realizzato nel quadro del programma di ricerca a lungo termine, Univox conferma una tendenza già radicata: una gran parte della popolazione elvetica è disorientata e s’inquieta sull’evoluzione della società.

Numerosi sono coloro che si sentono disorientati da fenomeni concretizzatisi a partire dagli anni ’90, quali le ristrutturazioni nell’economia, i cambiamenti tecnici, i movimenti migratori e la rimessa in discussione dei valori sociali.

Secondo l’Istituto gfs di Zurigo, una buona metà degli svizzeri si trova in questa situazione. A definirsi insicuri sono in particolare le persone con un basso livello di formazione, come pure le generazioni anziane.

Quasi i due terzi degli intervistati fra i 65 e gli 84 anni dicono di far fatica a stare al passo coi tempi. Il sondaggio evidenzia tuttavia che anche nella fascia d’età fra i 18 e i 29 anni vi è un sentimento d’insicurezza crescente.

Poveri in aumento

Secondo l’opinione della maggioranza delle persone interrogate, in Svizzera il numero dei poveri starebbe aumentando. Questa impressione viene confermata dalla crescita del numero di persone iscritte all’assistenza sociale, sostiene l’Istituto gfs. A ciò si aggiunge il fatto che per il 70% del campione, la ripartizione dei redditi è sempre più disequilibrata.

Il matrimonio continua ad essere un modo di vita che gode dei favori della maggioranza, anche se il tasso reale di matrimoni è basso e quello dei divorzi elevato. La stima di cui beneficia il matrimonio è tuttavia in calo se paragonata a quella di altre forme di vita comune o alla scelta di vivere soli.

La vita in comune al di fuori dal matrimonio è oggi giudicata positivamente da quasi i due terzi degli intervistati (il 46% venti anni fa). Nel 1986 la vita da single era vista come una buona cosa dal 31% delle persone. La proporzione era passata al 60% nel 2002 ma è ridiscesa al 34% quest’anno. Una fluttuazione sorprendentemente elevata che suscita qualche dubbio sul grado di affidabilità del dato.

Secondo i ricercatori, l’immagine della “buona vita” starebbe comunque riavvicinandosi a valori più tradizionali.

Divergenze generazionali

Il 34% degli interrogati ritiene che il modello tradizionale di famiglia (con il marito che lavora per ottenere il reddito necessario mentre la moglie si occupa della casa) rimane il migliore.

Ma, al proposito, le risposte variano molto in funzione delle generazioni: le persone anziane hanno molto più rispetto del modello tradizionale rispetto ai giovani e alle persone di mezza età. Queste due ultime categorie preferiscono forme di partenariato.

Desideri e realtà sono tuttavia ben distinti. In effetti, sottolineano i ricercatori, in più dei tre quarti delle economie domestiche il grembiule di casa continua ad essere indossato dalle donne.

swissinfo e agenzie

Gli studi Univox mirano ad illustrare l’evoluzione della società svizzera. Si basano su sondaggi condotti presso un campione considerato rappresentativo della popolazione.

I sondaggi vengono realizzati dall’istituto zurighese di ricerche gfs, in cooperazione con una ventina di istituti universitari.

Dal 1986 al 1999 gli studi Univox venivano effettuati ogni anno. Dal 2000 seguono un ritmo di due anni.

L’Istituto gfs ha interrogato 705 persone di più di 18 anni nella Svizzera tedesca e in Romandia.
Il sondaggio è stato realizzato nel corso dello scorso mese di settembre.

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