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La morte del collezionista

Gustav Rau, a destra, con l'ambasciatore dell'Unicef Joachim Fuchsberger Keystone Archive

Gustav Rau, grande collezionista d'arte tedesco, è morto giovedì. La sua collezione è stata oggetto di un lungo contenzioso giuridico, con molti addentellati in Svizzera.

La scomparsa dell’ex medico e filantropo è stata annunciata venerdì dall’Unicef, cui Rau aveva ceduto la scorsa estate la propria collezione, del valore stimato tra i 500 milioni e il miliardo di franchi. La donazione aveva segnato la fine di una battaglia giuridica che il mecenate tedesco aveva condotto anche nella Confederazione.

La collezione privata era rimasta per anni in un deposito svizzero, il Punto franco di Embrach (ZH). Nel 1997 Rau l’aveva regalata alla Fondazione Crelona con sede nel Principato del Liechtenstein. Alla sua morte, le opere d’arte avrebbero però dovuto andare alla «Fondazione per il terzo mondo», che Rau stesso aveva istituito a Zollikon, nel canton Zurigo. Questa intenzione fu però contestata da parenti dell’ex medico.

L’autorità di controllo federale delle fondazioni aveva concesso l’autorizzazione ad esporre all’estero 95 quadri della collezione. Le opere non fecero però più ritorno in Svizzera dal Giappone dove nel frattempo erano finite, ed ora sono esposte in Olanda.

Un membro della Fondazione Crelona aveva allora intentato contro la Confederazione una richiesta di risarcimento danni e interessi per 266 milioni di franchi. Tale richiesta fu poi ritirata lo scorso novembre dopo che il il suo promotore aveva lasciato il consiglio di Fondazione. Subito dopo la stessa fondazione aveva deciso di ritirare la richiesta d’indennizzo.

Un processo civile nel Liechtenstein che opponeva Rau alla Crelona si era d’altra parte concluso nello stesso periodo con un accordo. Il contenzioso concerneva la validità del contratto di donazione della collezione stipulato nel 1997.

Dubbi sulla capacità di discernimento di Rau, nel 1998 avevano indotto il Dipartimento federale dell’interno (DFI), quale autorità di controllo delle fondazioni, ad imporre una curatela. Nel dicembre 2000 il DFI aveva annullato il provvedimento dopo che un tribunale di Baden-Baden aveva confermato la capacità di discernimento di Rau.

Questa sentenza fu del resto confermata dal Tribunale federale: Rau ritornò ad essere a tutti gli effetti proprietario della collezione e dopo il processo nel Liechtenstein potè tornare a farne ciò che voleva.

Gran parte delle oltre 600 opere che andranno all’Unicef saranno vendute. Gli introiti dovranno consentire il finanziamento di progetti a favore dei bambini nel Terzo mondo. La collezione – 423 quadri, 238 sculture e 91 oggetti d’arte – raggruppa lavori realizzati in sei secoli da autori quali Paul Cézanne, Claude Monet, Max Liebermann e Edvard Munch.

swissinfo e agenzie

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