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La parola al ministro

Secondo Couchepin, le attuali oscillazioni di borsa erano prevedibili e sono sopportabili a lungo termine Keystone Archive

In dichiarazioni rilasciate a diversi media, Pascal Couchepin si esprime in merito alla diatriba sul secondo pilastro e sullo spigoloso andamento delle borse.

Pascal Couchepin ha finalmente preso posizione nel dibattito sull’abbassamento del tasso d’interesse minimo sul capitale del secondo pilastro. Il ministro dell’economia giudica che il fattore decisivo per fissare il rendimento dei fondi di previdenza debba essere il tasso d’inflazione.

Conta il tasso reale

“Non è stato sufficientemente spiegato che il saggio del 3% comporta un rendimento reale del 2%, poiché l’inflazione non supera l’1%”, afferma il consigliere federale in un’intervista pubblicata dal quotidiano romando “Le Temps”. Raramente il rendimento è stato così buono, osserva Couchepin.

Negli anni con inflazione elevata il rendimento minimo era negativo, ricorda il capo del Dipartimento federale dell’economia. “È dunque meglio avere un tasso d’interesse del 3% con un’inflazione dell’1% che un saggio del 4% con un’inflazione del 5%”.

Tasso minimo adattabile periodicamente

Il Consiglio federale ha deciso nel 1985 di fissare un tasso d’interesse minimo per proteggere gli assicuratori, rammenta Couchepin. “L’errore era di non modificarlo. Si dovrebbe poterlo cambiare, ad esempio ogni due anni. Il tasso d’inflazione dovrebbe essere il criterio decisivo per fissare il tasso d’interesse delle casse pensioni”.

Pur dicendosi aperto a nuovi modelli, il ministro dell’economia invita alla prudenza. “Se la liberalizzazione è troppo grande, il secondo pilastro perderà il suo carattere sociale”.

Compromesso improbabile

Couchepin non ha voluto pronunciarsi sulla possibilità che venga adottato un tasso di compromesso del 3,5%. “È preferibile una decisione, certamente spiacevole, ma realista e giustificata economicamente, piuttosto di una decisione piacevole che, a medio termine, rovina la fiducia della popolazione nella politica”, sostiene il consigliere federale liberale-radicale.

Il 31 luglio scorso il Consiglio federale ha deciso, in via preliminare, di abbassare il tasso d’interesse minimo sul capitale del secondo pilastro dal 4 al 3%. La decisione definitiva del governo è attesa per la fine di agosto.

La mossa ha scatenato una valanga di proteste. Il progetto governativo è stato contestato anche dalle Commissioni dell’economia e dei tributi e della sicurezza sociale del Consiglio nazionale.

Cosa dire sulla borsa?

Le oscillazioni della borsa sembrano drammatiche seguendo il corso giorno per giorno: sono però sopportabili se esaminate a lungo termine. È il parere espresso dal ministro dell’economia sempre su “Le Temps”.

“Abbiamo appena vissuto una grave tempesta borsistica», afferma il ministro dell’economia. Ma è avvenuta dopo anni di esuberanza ed era dunque prevedibile, prosegue Couchepin.

Secondo il consigliere federale, per il Paese sono comunque più importanti gli indicatori economici fondamentali. E questi “in Svizzera sono buoni”. Il capo del Dipartimento federale dell’economia cita il debole tasso d’inflazione, il basso livello di disoccupazione, la buona produttività in confronto internazionale e la crescita degli investimenti nella ricerca.

Franco svizzero troppo forte

L’unico problema è costituito dal rafforzamento del franco, considerato come una moneta rifugio. Ma, “in un certo qual modo è positivo, poiché è il segno del riconoscimento internazionale della forza dell’economia svizzera”, osserva Couchepin.

Alla luce degli scandali contabili scoppiati negli ultimi tempi negli Stati Uniti, il consigliere federale resta comunque ottimista per quel che riguarda la Confederazione. “Ho fiducia nelle imprese svizzere e non ho assolutamente alcun indizio che mi consenta di pensare che casi analoghi esistano in questo Paese”, afferma.

Il ministro elvetico aggiunge di non aver “mai visto dirigenti aziendali disonesti” in Svizzera, anche se alcuni hanno approfittato della situazione (vicenda ABB), altri si sono rivelati incompetenti (caso Swissair) e altri ancora hanno preso rischi eccessivi.

swissinfo e agenzie

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