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La polizia punta sul SIS

Polizia e guardie di frontiera vogliono Schengen/Dublino Keystone

Polizia e guardie di frontiera si battono a favore di un'adesione al trattato di Schengen: potranno così beneficiare del sistema d’informazione europeo SIS.

Questa banca dati, completata giornalmente da migliaia di informazioni, permetterà di migliorare la collaborazione con le polizie europee.

Sicurezza dei cittadini con Schengen/Dublino. Sì”. Lo dice, con degli annunci sulla stampa svizzera, un sorridente uomo in uniforme: Heinz Buttauer, presidente della Federazione svizzera dei funzionari di polizia (FSFP).

In collaborazione con i direttori di giustizia e polizia di molti cantoni, Buttauer chiede alla popolazione di accettare l’adesione della Svizzera agli accordi di Schengen e Dublino, tema sul quale si voterà il prossimo 5 giugno. La campagna è in parte finanziata dall’organizzazione padronale Economiesuisse.

Indagini su scala europea

Il motivo per il quale Buttauer e la sua associazione s’impegnano tanto si chiama SIS, o Schengen Information System. In questa rete informatica, il cui server principale si trova a Strasburgo, sono registrate tutte le persone ed i dati in qualche modo correlati ad un crimine.

Una nuova immissione può essere accessibile a tutti i 15 Stati membri nel giro di pochi minuti.

“Recentemente in Norvegia è stato ucciso un poliziotto. Accanto alle indagini che si sono svolte nel paese, la segnalazione è stata immessa nella rete SIS”, spiega Jean-Pierre Monti, segretario generale dell’FSFP. “Poche settimane dopo il colpevole è stato arrestato in Spagna”.

Il sostegno dei Dipartimenti

Esempi d’indagini riuscite partite dalla Norvegia sono piuttosto graditi ai fautori di Schengen, in quanto il paese scandinavo ha sottoscritto il trattato pur se, come la Svizzera, non fa parte dell’Unione europea (UE). Una strada che anche la Svizzera vorrebbe seguire.

In un opuscolo diffuso negli ultimi tempi, l’Ufficio federale di giustizia e l’Ufficio dell’integrazione del Dipartimento federale degli affari esteri scrivono: “Senza un’intensa collaborazione tra i responsabili della sicurezza all’interno dello Stato e al di là delle frontiere, un’efficace lotta al crimine non è oggi più possibile”.

Secondo le autorità, il SIS, semplicemente “premendo un tasto”, permette di diffondere informazioni in tutta Europa e di accedere ai dati online in qualsiasi momento.

Un elemento della “fortezza” europea

Mentre i poliziotti, grazie a SIS, inseguono i criminali, le guardie di frontiera noteranno cambiamenti soprattutto nella gestione di richiedenti d’asilo respinti. Questione regolata dall’accordo di Dublino: chi non ha ottenuto asilo in uno Stato dell’area Schengen non lo otterrà nemmeno negli altri.

La banca dati d’impronte digitali Eurodac permette di riconoscere i richiedenti, anche se non dispongono di documenti o sostengono di non aver inoltrato altre domande d’accoglienza. In caso d’adesione, la Svizzera otterrebbe poi l’accesso anche alla banca dati VIS, dove sono registrati tutti i visti concessi per lo spazio Schengen.

Oggi, secondo l’Ufficio federale di giustizia, un quinto delle domande d’asilo inoltrate in Svizzera sono cosiddette “seconde domande” che, nel caso di un sì agli accordi, saranno respinte d’ufficio.

Centrifuga d’informazioni

“Dobbiamo poter disporre di questi strumenti ad alta tecnologia supplementari”, esclama Jean-Pierre Monti. “Altrimenti il cerchio attorno alla Svizzera si stringerebbe, resteremmo un punto debole nel cuore dell’Europa”. E ciò potrebbe attirare dei “turisti del crimine”.

Il SIS viene nutrito giornalmente da circa 11’000 nuove immissioni. Monti sottolinea come “non si tratti di un giocattolo. Sono registrati soltanto crimini di una certa importanza, non le infrazioni alle regole di circolazione stradale o piccoli furti nei negozi”.

“La delinquenza aumenterà”

Una voce scettica è invece quella di Jacques Strahm. Il 58enne, comandante delle guardie di frontiera della Svizzera romanda, è alla vigilia del pensionamento.

“Sarebbe meglio se dei risultati concernenti i negoziati su Schengen – adesione a SIS e mantenimento del controllo delle merci alle frontiere – non se ne facesse nulla”, dice.

Strahm ritiene che nei prossimi anni l’Europa aumenterà le proprie pressioni sulla Svizzera per abolire anche i controlli delle merci alle frontiere. E fa l’esempio della Norvegia, dove già oggi i controlli ai valichi con gli Stati confinanti non esistono più.

Il romando dubita anche dell’efficacia del sistema SIS. “Per combattere la criminalità organizzata è indispensabile contenere la piccola criminalità e la delinquenza all’interno del paese. È tutta una bugia. La gente deve sapere su cosa sta per votare”.

swissinfo, Philippe Kropf
(traduzione: Marzio Pescia)

Le frontiere svizzere si estendono su 1’881 chilometri.
Giornalmente circa 600’000 persone entrano in Svizzera.
Il corpo delle guardie di frontiera è composto da circa 2’000 persone.
La partecipazione svizzera alla rete SIS costerà circa 22 milioni di franchi all’anno

Schengen Information System (SIS)

Gli Stati membri di Schengen sono: Belgio, Danimarca, Germania, Francia, Finlandia, Grecia, Italia, Lussenburgo, Olanda, Austria, Portogallo, Svezia, Spagna, Islanda e Norvegia.

I nuovi Stati membri dell’Unione europea aderiranno al sistema nei prossimi anni (SIS II).

La rete SIS dispone oggi di circa 11 milioni di dati, completati giornalmente da migliaia di nuove immissioni.

Una parte importante delle persone registrate sono richiedenti d’asilo rifiutati.

Un milione di dati riguardano persone considerate pericolose da almeno uno degli Stati membri.

Contro Schengen si è comunque schierato un gruppo di funzionari di polizia e delle dogane, che non si riconoscono nella posizione favorevole a Schengen difesa dai loro superiori e dai sindacati di categoria. Secondo loro, l’apertura delle frontiere non comporterà una maggiore sicurezza.

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