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La risposta delle Alpi ai cambiamenti climatici

A causa del riscaldamento globale, le precipitazioni primaverili in quota saranno principalmente di carattere piovoso, ciò che ridurrà il manto di neve che ogni anno protegge i ghiacciai dal calore estivo Keystone

Un modello messo a punto dai ricercatori del Politecnico di Zurigo consente di prevedere il comportamento dei ghiacciai svizzeri, e dei bacini fluviali che li alimentano, nel corso del ventunesimo secolo.

Come reagirà l’ambiente naturale delle Alpi svizzere al progressivo aumento della temperatura globale? Un gruppo di ricercatori guidati da Jesko Schaper, del Politecnico di Zurigo si è posto questa domanda e ha simulato con l’aiuto del computer il comportamento futuro dei ghiacciai che circondano tre bacini di alimentazione delle acque fluviali: quello del Ticino, quello di Rodano e quello di Reno.

Lo studio si basa sull’aumento della temperatura media atmosferica previsto dagli esperti della Commissione Intergovernativa sul Cambiamento Climatico dell’ONU e sull’analisi delle fotografie dei ghiacciai scattate dai satelliti. Due delle tre bacini fluviali, quello del Ticino e quello del Reno, resteranno a corto di acqua tra il 2030 e il 2100. Prosciugate le riserve dei ghiacciai, il livello dei fiumi e dei torrenti si abbasserà.

Nello stesso periodo, il flusso idrico aumenterà invece nella zona del Rodano. I ghiacciai che circondano quest’ultimo bacino, infatti, sono più ricchi degli altri due e impiegheranno più tempo ad esaurirsi.

A causa del riscaldamento globale, spiegano gli esperti, le precipitazioni primaverili sulle montagne saranno di carattere piovoso e non nevoso e non si formerà più il manto di neve che ogni anno protegge i ghiacciai dal calore estivo. Questi si scioglieranno rapidamente e l’acqua scenderà a valle.

All’inizio, il flusso idrico aumenterà ovunque. Quindi calerà improvvisamente, prima o dopo a seconda delle riserve di ghiaccio disponibili.

L’aumento della temperatura atmosferica non influirà solo sulla quantità complessiva di acqua, ma anche sulla distribuzione del flusso durante le stagioni dell’anno. Oggi i fiumi svizzeri sono più ricchi d’estate, nel periodo del disgelo. e più asciutti d’inverno, quando la neve tende ad accumularsi piuttosto che sciogliersi. In futuro, la pioggia sarà frequente anche nei mesi invernali e i fiumi manterranno un flusso stabile durante tutto l’anno.

Questo nuovo assetto climatico favorirà nel corso del ventunesimo secolo la produzione di energia idroelettrica, perché la maggiore stabilità dei fiumi permetterà alle centrali di sfruttare in modo continuato la loro corrente. Il modello messo a punto a Zurigo non permette di stabilire un eventuale aumento di alluvioni, straripamenti e fenomeni atmsferici estremi.

Maria Cristina Valsecchi

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