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La scuola della scienza compie 150 anni

La facciata classicista del Politecnico progettata da Gottfried Semper. www.isn.ethz.ch

Il Politecnico, unica istituzione accademica federale, festeggia i suoi 150 anni. Nata nell'Ottocento è oggi una fra le migliori scuole tecnologiche al mondo.

La fabbrica di ingegneri, matematici e biologi fornisce materia grigia per il futuro dell’economia; e quest’anno lo vuole comunicare al paese intero.

La storia del Politecnico federale di Zurigo inizia nel 1855 a Zurigo, solo sette anni dopo la nascita della Svizzera moderna. La necessità di una scuola tecnica superiore era sentito soprattutto dalla giovane industria, concentrata nella regione di Zurigo.

«Nella metallurgia, nella produzione di macchine, ma anche nel settore tessile e più tardi in quello alimentare e chimico, c’era bisogno di personale altamente qualificato», spiega a swissinfo Jean-François Bergier, per oltre trent’anni professore di storia al Politecnico federale di Zurigo e luminare di fama internazionale.

Dalle poche decine di studenti della prima ora, in 150 anni, l’istituzione è diventata un gigante della formazione e della ricerca in Svizzera. Non meno di 20’000 persone vi orbitano intorno: gli studenti sono poco più della metà, migliaia sono i collaboratori scientifici e i ricercatori.

Un bisogno politico

Il successo del Politecnico non è fatto di sole cifre: l’istituzione è anche simbolo di un federalismo che arricchisce e a volte frena il paese. Il primo progetto dello Stato liberale voleva centralizzare tutta la formazione superiore.

Ma i padri fondatori della Confederazione moderna non hanno superato le velleità regionali su questo fronte. Di fronte al no delle urne ad un’università svizzera, ci si è limitati alle tecnologie.

Il fallimento del grande disegno ha però rafforzato il ruolo della nuova istituzione: «La Svizzera aveva bisogno di un’istituzione unitaria, che rafforzasse l’identità nazionale», continua ancora Bergier. «Con la moneta unica e le poste, il Politecnico ha avuto questa funzione». La scuola è infatti diventata da subito un punto di incontro per le élite di tutta la Svizzera; per convivere in uno Stato, bisogna anche conoscersi.

Un crogiolo di nazioni

Pochi anni dopo la sua creazione, è sorta la sede storica dall’inconfondibile stile neoclassico. L’architetto e professore tedesco, Gottfried Semper, è un po’ il simbolo delle origini dell’istituzione.

Fuggito dalla repressione che seguì i moti rivoluzionari del 1848-49, lo specialista trovò rifugio a Zurigo e conquistò il mondo con le sue teorie sull’architettura.

Isola di democrazia in un continente attanagliato dal ritorno all’autoritarismo, la Svizzera dell’Ottocento ha ospitato molti pensatori e scienziati stranieri. Con Semper, nella sezione umanistica c’era anche Francesco de Sanctis, eminente studioso della letteratura italiana. Suo è il celebre motto dell’alta scuola: «Prima di essere ingegneri voi siete uomini».

Numerosi sono gli studiosi passati per il Politecnico e che hanno lasciato un segno nella storia. Bastino tre nomi per tutti: il tedesco Wilhelm Röntgen, scopritore dei raggi X; Albert Einstein, legato alla teoria della relatività; Karl Gustav Jung, fondatore della psicologia analitica.

Anche oggi, il nome della scuola è definito dal clima multiculturale. Nel suo discorso di inaugurazione dei festeggiamenti, il presidente dell’istituzione, Olaf Kübler ha infatti affermato: «Per corrispondere alle sue ambizioni, il Politecnico deve aprirsi internazionalmente e rafforzare il suo radicamento nazionale».

«La qualità dell’insegnamento – spiega a swissinfo anche la presidentessa del Consiglio svizzero della scienza, Susanne Suter – non conosce nazionalità».

Livello internazionale

Una ricerca di due anni fa ha posizionato il Politecnico di Zurigo fra i migliori quattro istituti di formazione al mondo; fianco a fianco il MIT di Boston. Anche a Zurigo, con un sistema paragonabile a quelli anglosassoni, si punta al contatto diretto con i professori: il rapporto fra insegnati e studenti è di uno a 35.

E nell’anno del giubileo si vuole «riscoprire lo spirito dei pionieri del Politecnico dimostrando coraggio», afferma il direttore. In quattro temi si riassume l’attività presente e futura del Politecnico. In primo luogo si vuole rimanere al vertice della ricerca nelle tecnologie dell’informazione.

Poi si vuole potenziare ulteriormente il settore di scienze della vita, per affinare le tecniche mediche e avanzare in tutti i campi legati all’uomo. Con l’architettura e la conoscenza del territorio, si vogliono poi affrontare i problemi di un mondo sempre più urbano e globalizzato. Infine, lo sviluppo sostenibile, applicato allo sfruttamento delle risorse e dell’energia, è un ulteriore elemento che occupa ingegneri ambientali, geologi e elettrotecnici.

«La strada imboccata è giusta, bisogna continuare così. Possiamo davvero essere orgogliosi di questa struttura», afferma Susanne Suter, la ‘guardiana’ della ricerca e della formazione nazionale.

Cantiere Politecnico

Il Politecnico inghiotte ogni anno un miliardo di franchi, «ma risparmiare in questo campo è il servizio peggiore che possiamo fare al nostro paese», si dice convinta la presidente del Consiglio svizzero della scienza e della tecnologia.

Attualmente il campus dell’Hönggerberg è uno fra i più grandi cantieri elvetici. Si tratta del più importante ampliamento dalla sua costruzione negli anni Settanta. Ma anche la formazione è in continua ristrutturazione.

Con il processo di standardizzazione delle formazioni a livello europeo, definito negli accordi di Bologna, il Politecnico sta rivoluzionando tutti i suoi corsi. Un’opera ciclopica.

«Il passaggio dalla ricerca di base all’applicazione è sempre più rapido, per questo è necessario adattare le strutture al tempo – conclude Susanne Suter – per questo dobbiamo garantire al Politecnico gli strumenti per continuare sui due fronti».

Il 150esimo è una occasione di riflessione. Il programma dei festeggiamenti offre numerosi spunti: l’ateneo è chiamato a riflettere su sé stesso e a farsi conoscere meglio al paese intero.

swissinfo, Daniele Papacella

Al Politecnico di Zurigo studiano attualmente 12’626 studenti
3’670 sono donne (29,1%)
2’525 studenti sono stranieri
In media c’è un professore ogni 35 studenti
1 miliardo di franchi i costi annui di gestione
L’istituzione vanta ben 21 Premi Nobel

I festeggiamenti per il 150esimo sono tutti nel segno del futuro. Un ampio programma si dipana per tutto il 2005, offrendo dibattiti, ma anche un’esposizione itinerante, voluta per avvicinare il mondo accademico alla popolazione.

Il motto dei festeggiamenti suona: «Welcome Tomorrow», benvenuto domani.

L’anglofilia delle materie tecniche è fenomeno presente anche a Zurigo: per sostenere l’interscambio ad alto livello, numerosi corsi dell’ateneo sono già tenuti in inglese.

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