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La struttura dell’esercito è sotto tiro

In futuro l'esercito dovrebbe concentrarsi meno sulla difesa del territorio in senso classico Keystone

I nuovi piani di ristrutturazione dell'esercito svizzero proposti dal governo hanno suscitato vive reazioni. Ora il dibattito sul ruolo delle forze armate approda in parlamento.

Alla ristrutturazione si oppone soprattutto la destra nazionalconservatrice che ritiene la proposta governativa affrettata, irragionevole e anticostituzionale.

L’Unione democratica di centro (UDC) non è la sola a criticare il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport. Anche gli altri tre principali partiti del paese – socialisti compresi – hanno da ridire sull’operato del DDSP.

Il dibattito parlamentare, inserito nel programma della sessione autunnale 2006, arriva tre anni dopo il sì ad un’ampia riforma delle forze armate pronunciato dai cittadini svizzeri.

Ma per l’UDC, la strada presa dal governo non è quella giusta. Le ultime proposte porterebbero ad un eccessivo indebolimento dell’esercito e spingerebbero il paese verso un’alleanza militare internazionale.

La destra nazionalconservatrice vuole che il governo rispetti le promesse fatte in occasione della precedente riforma dell’esercito. Per questo chiede di formare più istruttori militari e di abbandonare i progetti di riduzione delle truppe da combattimento.

«Questo progetto è figlio della mente dei burocrati. La mancanza d’istruttori porterà ad una drammatica perdita di competenze», commenta il parlamentare UDC Ulrich Schlüer.

Stando a Schlüer, l’UDC acconsentirà ad altri dibattiti su ulteriori riforme dell’esercito solo se verranno rispettate determinate condizioni.

«Un esercito di milizia come il nostro non può gestire un numero elevato di riorganizzazioni che si susseguono rapidamente senza perdere la credibilità e le capacità operative necessarie a contrastare eventuali attacchi terroristici», spiega Schlüer a swissinfo.

Dai confini alle infrastrutture

Dal canto suo, il governo ripete che l’obiettivo è quello di spostare le priorità dell’esercito: dalla difesa in senso classico del paese alla protezione delle infrastrutture chiave. Si tratta dunque di concentrarsi maggiormente su strade di transito, edifici, conferenze internazionali (come il forum economico di Davos). In questi casi, l’esercito affianca la polizia ed altre autorità civili.

La proposta del governo prevede di dimezzare il numero di truppe da combattimento incaricate della difesa del territorio. La riorganizzazione dovrebbe partire nel 2008.

«Con i suoi 120’000 membri, l’esercito svizzero continua ad essere uno dei più grandi d’Europa», ha affermato in un’intervista rilasciata al quotidiano Neue Zürcher Zeitung il ministro della difesa Samuel Schmid.

«Dobbiamo procedere in modo pragmatico; fa parte della nostra tradizione. Abbiamo appena percorso un bel tratto di strada che ci ha portati ad una maggior cooperazione con i cantoni in vista degli Europei di calcio 2008». I piani di riorganizzazione – ha aggiunto il ministro della difesa – sono anche il frutto dei tagli di bilancio approvati dal parlamento negli scorsi anni.

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Questo contenuto è stato pubblicato al L’esercito svizzero si basa sul principio della milizia: tutti gli uomini soggetti all’obbligo di leva devono partecipare ad un addestramento di base e perfezionare le loro conoscenze attraverso corsi periodici. La Costituzione federale stabilisce che l’esercito deve prevenire la guerra e contribuire a preservare la pace. Le forze armate sostengono le autorità civili nel far…

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Aspetti fondamentali

La parlamentare Barbara Haering – esperta del Partito socialista per le questioni inerenti alla difesa – non nasconde di avere delle riserve quando si parla di affidare all’esercito compiti di polizia.

«Le forze di polizia sono più adatte e meglio preparate per eseguire determinati compiti e poi l’impiego di truppe per far rispettare la legge e mantenere l’ordine è storicamente pericoloso. Negli anni Trenta, a Ginevra, l’esercito sparò su un gruppo di dimostranti antifascisti».

Barbara Haering ritiene che nessuno dei quattro partiti di governo sia veramente felice all’idea di affidare all’esercito dei compiti di polizia. Tuttavia, continua la parlamentare socialista, la riforma ha buone possibilità di superare lo scoglio del parlamento.

Comunque vada – conclude la parlamentare – non sarà messa la parola fine alla controversia e in futuro si continuerà a discutere di aspetti fondamentali della questione, come ad esempio il sistema di reclutamento.

swissinfo, Urs Geiser, Flims
(traduzione, Doris Lucini)

L’ultima riforma dell’esercito svizzero è entrata in vigore nel 2004 dopo essere stata approvata alle urne dai cittadini.

La protezione di infrastrutture chiare e l’assistenza alle autorità civili sono tra le nuove priorità delle forze armate svizzere.

L’esercito svizzero – uno dei maggiori in Europa – conta 120’000 membri attivi e 100’000 riservisti.

La riforma non ha intaccato il principio dell’esercito di milizia con obbligo di leva per tutti i cittadini maschi.

Nel 1989, un gruppo pacifista portò alle urne la proposta di abolire l’esercito. L’iniziativa fu respinta, ma con il 36% dei consensi, il fronte del sì raggiunse un risultato ragguardevole.

La modifica prevede di assegnare 18’500 militari alle truppe da combattimento
Fanteria: 33’000 militari
Compiti generali: 68’000 militari
Missioni di pace all’estero: 500 militari

La Svizzera è un paese neutrale. Non è quindi membro dell’Alleanza atlantica (Nato). Dieci anni fa, ha però aderito ai programmi Nato per la pace.

La Svizzera partecipa in particolare alla missione Nato di promovimento della pace in Kossovo. Attualmente, prestano servizio in Kossovo circa 220 militari svizzeri.

In totale, sono 250 circa le persone impegnate in missioni di pace all’estero.

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