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La Svizzera è nell’Onu, e ora?

Per trovare il suo ruolo nell'Assemblea generale dell'Onu, la Svizzera dovrà esercitarsi nella diplomazia di gruppo Keystone

Domenica il popolo svizzero ha detto sì all'Onu. Quali prospettive d'intervento si aprono per la Svizzera in seno alle Nazioni Unite?

“Il risultato della votazione è stato comunicato oggi stesso al Segretario generale dell’Onu. A tempo debito il Consiglio federale presenterà alle Nazioni Unite la domanda di adesione.” Così, in poche parole, la Cancelleria federale annuncia i primi passi del governo dopo lo storico voto di domenica.

Se tutto andrà secondo le previsioni, l’adesione della Svizzera sarà approvata dall’Assemblea generale dell’Onu all’inizio della 57esima sessione, nel settembre 2002.

A quel momento, Jenö Staehlin, rappresentante permanente della Svizzera all’Onu, potrà alzarsi dagli scranni riservati agli osservatori, dove la Svizzera siede fra il Vaticano e l’Autorità palestinese. “In futuro siederò fra il rappresentante della Siria e il rappresentante della Svezia”, ha ricordato Staehlin ai microfoni della Radio Svizzera di lingua italiana.

“La Svizzera si deve costruire una posizione”

Nell’Assemblea generale dell’Onu, il “parlamento” delle Nazioni Unite, la Svizzera avrà un voto, come tutti gli altri 189 paesi. Che peso potrà avere allora la sua presenza in seno all’assemblea? “A mio avviso non ci saranno grandi cambiamenti “, rileva il politologo Victor-Yves Ghebali, dell’Università di Ginevra. “La Svizzera lavorava già a stretto contatto con le Nazioni Unite. Prima la Svizzera aveva una ‘relazione libera’ con l’Onu, ora l’ha legalizzata.”

Come stato membro la Svizzera potrà sottomettere le sue proposte all’Assemblea senza passare attraverso degli intermediari. “Ma alle Nazioni Unite nessun paese agisce da solo, salvo forse gli Stati Uniti”, osserva Ghebali, “molto probabilmente la Svizzera entrerà a far parte del gruppo ‘occidentale’.” Per essere efficace, dovrà dunque essere in grado di far passare le sue proposte nel gruppo, di ritagliarsi il suo ruolo nell’ambito di una “diplomazia di gruppo”.

Il nuovo membro potrà partecipare a tutte le commissioni in cui si articola il lavoro dell’assemblea e potrà far valere la sua esperienza e i suoi interessi in particolare nella Commissione sulle questioni sociali, umanitarie e culturali. Con il voto di domenica, la Svizzera ha ottenuto una maggiore credibilità, ma non bisogna attendersi risultati spettacolari e immediati. “La Svizzera ha dei diplomatici di buon livello”, osserva Ghebali, “che avranno ora la possibilità di esprimere i loro talenti. Ma come in una partita di scacchi, ci vuole tempo per muovere i pezzi e vincere la partita.”

E il Consiglio di sicurezza?

Del resto, l’Assemblea generale dell’Onu dispone di poteri assai limitati. Oltre alle decisioni sull’adesione e l’esclusione di stati membri, l’approvazione del bilancio, la nomina del segretario generale, dei membri del Tribunale internazionale dell’Aja, del Consiglio economico e sociale (Ecosoc) e dei membri non permanenti del Consiglio di sicurezza, il ruolo dell’assemblea si esprime nell’approvazione di risoluzioni che non sono tuttavia vincolanti, anche se hanno un ruolo importante nella definizione del diritto internazionale.

Le capacità di azione dell’assemblea dipendono in ampia misura dal diritto di veto che spetta ai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza – Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia. Gli altri dieci membri del consiglio sono eletti dall’Assemblea generale ogni due anni.

Quando potrebbe toccare anche alla Svizzera di assumersi la responsabilità nell’ambito di misure per garantire la pace? “La Svizzera ha una buona reputazione”, dice Ghebali, “e in questo senso una sua candidatura potrebbe essere accolta positivamente. Ma c’è una forte concorrenza tra tutti gli stati per far parte del Consiglio di sicurezza e anche qui le chances della Svizzera dipenderanno dalla sua posizione nel gruppo occidentale.”

I limiti della diplomazia mondiale

La votazione di domenica ha dato alla Svizzera la possibilità di avere un ruolo nella diplomazia mondiale, osserva il politologo ginevrino. “Il paese ha superato un importante ostacolo psicologico, in direzione di una maggiore apertura.” Per il resto, prosegue il professore, non ci si può attendere miracoli dall’Onu. “Se l’Onu a volte è inefficace, come hanno argomentato gli avversari dell’adesione, lo è perché il mondo stesso è inefficace, imperfetto.”

Andrea Tognina

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