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La Svizzera dice chiaramente tre volte no

Il passaporto svizzero non si otterrà più passando da uno scrutinio popolare segreto. Keystone

Tutti i tre oggetti sottoposti all'elettorato svizzero sono stati bocciati domenica. Popolo e cantoni hanno seccamente rifiutato sia l'articolo sulla salute sia la cosiddetta iniziativa "museruola" e quella sulle naturalizzazioni.

L’iniziativa “Sovranità del popolo senza propaganda di governo” è stata la più malmenata. Il testo che chiedeva che il governo non potesse più partecipare attivamente alle campagne precedenti le votazioni federali è stato respinto con una proporzione del 75% dei suffragi.

L’hanno dunque spuntata gli avversari dell’iniziativa lanciata dal comitato “Cittadini per i cittadini”, secondo i quali è un dovere del governo esprimere il proprio punti di vista sui temi in votazione.

Nessun articolo costituzionale sull’assicurazione malattie

Non appaiono migliori neppure le sorti dell’articolo costituzionale “Per più qualità ed economicità nell’assicurazione malattie”. I no si situano al 69% dei voti.

Nell’elettorato non ha dunque fatto presa l’argomento dei fautori dell’articolo, secondo i quali si trattava solo di iscrivere nella Costituzione federale alcuni principi generali che rispecchiassero la prassi attuale.

Gli avversari della proposta sostenevano invece che si trattava di una porta aperta al predominio delle assicurazioni malattia e allo smantellamento delle prestazioni. Un parere che è stato condiviso dalla maggioranza degli elettori.

Niente naturalizzazioni attraverso le urne

Nemmeno l’oggetto più controverso – ossi l’iniziativa popolare lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC) che chiedeva che le procedure di naturalizzazione potessero essere di nuovo decise dal popolo nel segreto dell’urna – ha ottenuto grandi consensi. La proporzione dei no si è attestata a quasi il 64% e sul fronte dei cantoni soltanto Svitto ha detto sì.

La pratica preconizzata dall’iniziativa, all’origine di numerose polemiche, è stata dichiarata incostituzionale dal Tribunale federale nel 2003. Da allora non è più in vigore. L’UDC riteneva che questo divieto fosse una limitazione inaccettabile dei diritti popolari, mentre gli avversari dell’iniziativa “Per naturalizzazioni democratiche” giudicavano la procedura discriminatoria.

swissinfo e agenzie

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