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La Svizzera dichiara la guerra alla posta indesiderata

La pubblicità intasa non solo le bucalettere, ma pure le messaggerie elettroniche (imagepoint)

L'80% dei messaggi di posta elettronica sono «spam». Questa pubblicità indesiderata ha però i giorni contati: dal 1. aprile, l'invio di questo tipo di mail o SMS è punito dalla legge.

I contravventori rischiano una condanna detentiva o una pena pecuniaria. Ma il fenomeno, proveniente spesso dall’estero, non è destinato a scomparire.

Le autorità olandesi di sorveglianza delle telecomunicazioni hanno colpito forte: un cittadino è stato condannato a pagare una multa di 75mila franchi per aver inviato della posta indesiderata. Dopo aver preso il controllo via internet di altri computer, l’internauta aveva spedito ben nove miliardi di spam. Una manovra che gli avrebbe fatto guadagnare oltre 65mila franchi.

Pene pecuniarie di quest’ampiezza non sono certo la norma. Rispetto agli Stati Uniti o all’Unione europea, gli «spammer» in Svizzera possono considerarsi al sicuro: la legge elvetica non contiene delle disposizioni chiare che puniscono le loro azioni. Perlomeno fino ad oggi.

Dal 1. aprile, con l’entrata in vigore della nuova Legge sulle telecomunicazioni, la situazione è destinata a cambiare. Da domenica è infatti proibito inviare – o trasmettere tramite un intermediario – messaggi pubblicitari di massa senza l’autorizzazione dei destinatari (principio dell’opt-in). Indifferentemente se si tratta di posta elettronica, SMS o di un altro canale di telecomunicazione.

Prigione e multe per gli spammer

Per non contravvenire alla legge, i messaggi devono innanzitutto essere inviati ad un indirizzo corretto, contrariamente a quanto fatto finora dalla maggior parte degli spammer. I destinatari devono poi disporre della possibilità di impedire l’invio di altri messaggi di questo tipo (opt-out).

Fanno eccezione gli invii destinati a clienti esistenti, nel caso questi ultimi abbiano confidato – durante una precedente ordinazione – il loro indirizzo internet.

La nuova legge, che prevede pene detentive e pecuniarie, non contempla invece la questione della protezione dei dati.

«La legge porrà un freno allo spamming interno. Purtroppo siamo però di fronte ad un fenomeno transnazionale e quindi l’effetto sugli utenti sarà limitato. È comunque già un buon passo verso una legislazione più efficace», sostiene Paolo Attivissimo, giornalista informatico.

Computer zombi

“Si tratta solo di un inizio”, dichiara Marc Henauer responsabile del Servizio di coordinazione per la lotta contro la criminalità su internet. “Le nuove disposizioni legali sull’invio di spam dovrebbero permettere almeno di evitare che la Svizzera si trasformi in un paradiso per tutti i pirati informatici”.

Ad essere presi di mira dalla nuova legge non sono solamente i mittenti o i mandanti, ma pure coloro che agiscono, a loro insaputa, in qualità di complici.

Per camuffarsi, gli spammer fanno uso di vermi informatici o altri programmi maliziosi per intrufolarsi e controllare i molteplici computer che non sono protetti, utilizzandoli come ripetitori. Il tutto senza farsi notare.

Tali «computer zombi» sono numerosi anche in Svizzera e sono corresponsabili della valanga di posta elettronica non sollecitata che invade le messaggerie. Coloro che non proteggono il loro computer dell’uso fraudolento da parte di spammer – stabilisce l’ordinanza dell’applicazione della Legge federale sulle telecomunicazioni – vedranno sopprimersi l’accesso alla rete.

Fornitori vigilanti

Dal canto loro, i fornitori di accesso sono chiamati ad arginare il fenomeno, intervenendo non appena rilevano l’invio o la trasmissione di spam da parte di un loro cliente. Per svolgere questa attività di controllo, i provider possono dotarsi di una centrale per le segnalazioni e di misure a protezione dei consumatori (ad esempio dei filtri).

Gli utenti desiderosi di proteggersi contro gli invii indesiderati hanno infine il diritto di richiedere al loro fornitore il nome e l’indirizzo del mittente. Una procedura che, nella pratica, funzionerà per ora soltanto per gli spammer domiciliati nella Confederazione.

Difficile prevedere quando si procederà alla prima condanna in Svizzera. Gli invii pubblicitari in massa saranno perseguibili penalmente solamente se viene sporta una denuncia.

swissinfo e agenzie

Votata dal parlamento nel marzo del 2006, la nuova legislazione sulle telecomunicazioni non ha mancato di sollevare alcuni dubbi sui reali effetti che può avere sui flussi di pubblicità indesiderata.

Secondo le stime, solamente l’1% degli spam su internet è inviato dalla Svizzera. Attualmente, la stragrande maggioranza di messaggi giunge dalla Cina e dalla Corea del Sud.

Si calcola che ogni giorno circolino in Europa oltre 60 miliardi di spam, con costi annui che la Commissione europea cifra a 39 miliardi di euro (circa 63 miliardi di franchi).

La nuova legge riguarda in primo luogo la cosiddetta disaggregazione dell’ultimo chilometro e la protezione dei consumatori.

Essa obbliga il gigante delle telecomunicazioni Swisscom, nei segmenti di mercato in cui occupa una posizione dominante, a mettere a disposizione della sua concorrenza il cavo di rame dei collegamenti casalinghi, e ciò a pagamento.

Oltre a vietare lo spam, le nuove basi legali permettono poi una maggiore trasparenza dei prezzi di telefonia mobile, introducono nuove regole per i servizi a valore aggiunto (numeri telefonici o SMS a tariffe maggiorate) e consentono la creazione di un organo di conciliazione per le controversie tra consumatori e fornitori di servizi di telecomunicazione.

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