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La Svizzera guadagna prestigio a Tunisi

Venerdì, un gruppo di oppositori tunisini in sciopero della fame da ottobre ha messo fine all'azione. Infosud/Carole Vann

Si è conclusa la seconda fase del Summit mondiale sulla società dell'informazione. La Svizzera ha giocato un ruolo centrale e controverso nella conferenza.

Durante la cerimonia di chiusura, il ministro svizzero Moritz Leuenberger ha ringraziato gli organizzatori e cercato di calmare la crisi apertasi con il regime tunisino.

Nessuna sorpresa. La libertà di stampa ed il rispetto dei diritti umani hanno dominato il vertice di tre giorni svoltosi a Tunisi.

Durante la conferenza, il regime tunisino non ha allentato la pressione con la quale limita i movimenti d’opposizione e la stampa indipendente locale. Il filtraggio delle informazioni provenienti da internet è proseguito pure in pieno vertice.

Ciò ha condotto a situazioni paradossali. All’interno del padiglione svizzero non era ad esempio possibile consultare il sito di swissinfo, il portale d’informazione sulla Svizzera destinato al resto del pianeta.

Queste pratiche liberticide hanno finito per provocare una crisi diplomatica tra Berna e Tunisi che resta da risolvere.

Ciò detto, il summit, apertosi a Ginevra del 2003, ha permesso di raggiungere qualche risultato significativo. Il dossier apparentemente tecnico ma molto politico della “governance” di Internet ha potuto essere sbloccato.

Gli Stati Uniti che, di fatto, controllano la gestione della rete tramite l’ICANN ed alcune imprese private come Verisign hanno accettato di mollare la presa su un tema ormai d’importanza strategica paragonabile al petrolio.

La ripartizione di internet

Numerosi media hanno ritenuto che Washington sia riuscita a mantenere l’essenziale del proprio potere sulla rete.

Ma, secondo il ministro svizzero delle telecomunicazioni, hanno pure accettato l’inizio di un negoziato sulla gestione dei domini degli indirizzi internet con, a termine, la prospettiva che ogni paese possa amministrare la propria definizione virtuale (.ch, .fr, .it).

“Si tratta di un processo. Ma è importante che tali questioni non si decidano più in un opaco ufficio negli Stati Uniti”, afferma Moritz Leuenberger.

I partecipanti al vertice si sono pure accordati su un meccanismo di accompagnamento per i temi discussi e le azioni decise a Ginevra e a Tunisi.

La crescita del bambino nato in Svizzera nel 2003 sembra dunque assicurata per molto tempo. A Tunisi, l’infante non si è ammalato, anche se si è preso una brutta tosse a causa delle dannose folate dell’autoritarismo.

L’obiettivo primario del vertice – permettere agli esclusi, individui e Stati, di uscire dalla povertà – ha nuove possibilità di essere raggiunto.

Uno di questi strumenti si chiama Global Knowledge Partnership (partenariato globale per il sapere). In questo ambito, Walter Fust, capo della DSC, l’agenzia svizzera di cooperazione, ha citato i TIC per lo sviluppo (ITC4D), un programma che stimola tutta una serie di progetti concreti per permettere ai più poveri di appropriarsi delle tecnologie dell’informazione.

“In questo settore, dobbiamo assolutamente creare delle alleanze internazionali”, sottolinea Fust citando l’esempio dell’India.

“Una trentina di partner privati, delle ONG, dei paesani e dei governi si sono messi attorno ad un tavolo per creare dei centri a sostegno della diffusione del sapere e della promozione dei contenuti locali in 640’000 villaggi”.

Un nuovo partenariato

Infine, questo vertice ONU è stato il primo ad aver coinvolto in modo tanto completo la società civile. Una formula che non si è interrotta a Tunisi.

Piuttosto in ombra a Ginevra, le imprese private, una delle componenti principali di questo partenariato, sono arrivate numerose a Tunisi.

“Le ONG e le aziende sono gli attori del cambiamento. Ma gli Stati e i governi devono comunque dare la direzione principale visto che, presto o tardi, si riscontrano dei problemi di regolamentazione”, rileva Walter Fust.

Per la Svizzera il bilancio è dunque positivo. “A Ginevra e a Tunisi, è riuscita a limitare i danni in materia di difesa delle libertà pubbliche”, sottolinea Guillaume Chenevière della piattaforma delle ONG svizzere per la società dell’informazione.

Ultima arrivata nella famiglia delle Nazioni Unite, la Svizzera può inoltre vantarsi d’aver organizzato un forum dell’ONU i cui risultati dovranno guidare il pianeta nel XXI secolo.

Ma questa visione del futuro perderebbe molta credibilità se gli oppositori tunisini saranno lasciati alla loro triste sorte. Le ONG svizzere, molto attive al loro fianco, ne sono perfettamente coscienti.

swissinfo, Frédéric Burnand, Tunisi
(traduzione : swissinfo, Marzio Pescia)

Si è conclusa a Tunisi la seconda fase del vertice dell’ONU sulla società dell’informazione.
Vi hanno partecipato più di 17’500 delegati provenienti da 176 Stati.
Tra i presenti, 5’600 rappresentanti governativi, 5’600 membri di ONG, 3’600 persone del settore privato e 1’000 giornalisti.

Il presidente svizzero Samuel Schmid è stato onorato dalla società civile internazionale presente a Tunisi dopo essere stato l’unico capo di Stato a criticare il mancato rispetto dei diritti umani in Tunisia.

Il ministro delle comunicazioni Moritz Leuenberger, che ha partecipato agli ultimi due giorni della conferenza, ha negato che le dichiarazioni di Schmid abbiamo creato dei problemi diplomatici con le autorità del paese ospite.

Tra i presenti a Tunisi pure Walter Fust, responsabile della Direzione dello sviluppo e della cooperazione svizzera.

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