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La Svizzera non è più nel cuore dell’Europa

In un'Europa sempre più grande, la Svizzera perde importanza swissinfo.ch

Il processo d’allargamento dell’Unione europea accentua il grado d’emarginazione della Svizzera: è l’opinione di Micheline Calmy-Rey.

Per la ministra degli esteri elvetica, questa dinamica spiega le attuali tensioni tra la Svizzera e i suoi vicini, in particolare la Germania.

«Con l’arrivo effettivo di dieci nuovi membri in maggio, l’Unione europea vedrà spostare il suo centro di gravità verso l’est».

In altre parole, la Svizzera non sarà più nel cuore dell’Europa. Lo ha affermato lunedì a Ginevra Micheline Calmy-Rey in un discorso rivolto al Club suisse de la presse, un’associazione che riunisce i corrispondenti dei media svizzeri e stranieri accreditati all’Onu.

«I problemi che abbiamo con i nostri vicini acquistano un’importanza a livello nazionale, mentre per loro sono di carattere regionale e non entrano perciò nelle priorità dei governi», ha spiegato Micheline Calmy-Rey, sottolineando come la maggior parte delle tensioni attuali tra Svizzera e Germania derivino proprio da questa differenza.

Le conseguenze di una scelta

«Che si tratti dell’aeroporto di Zurigo-Kloten o della conduzione di fattorie tedesche da parte di contadini svizzeri, la maggior parte dei contenziosi con Berlino riguardano il sud della Germania», ha detto Micheline Calmy-Rey, accennando alla volontà tedesca di penalizzare i contadini svizzeri che acquistano dei poderi in Germania per poi smerciare in Svizzera i loro prodotti, sfuggendo così al fisco tedesco.

Per quanto riguarda il problema dei controlli alle frontiere, la ministra si è espressa ricordando che «la Svizzera ha scelto di non far parte dell’Unione europea (Ue) ed ora, di conseguenza, è trattata come paese estero».

Questa posizione porterà con sé dei problemi supplementari e spingerà a nuovi negoziati. «Per il momento», riconosce Micheline Calmy-Rey «non abbiamo altra scelta che quella di reagire il più in fretta possibile alle decisioni europee».

La Svizzera dovrà dunque intensificare le relazioni con i suoi vicini europei, in modo da evitare le conseguenze negative di decisioni prese a Bruxelles, dove la Confederazione non è presente.

«I negoziati in corso con Bruxelles, i bilaterali bis, non risolvono tutti i problemi. E in un’Europa a 25 membri, la nostra posizione sarà ancora più vulnerabile».

Non senza la Svizzera

Ma aldilà dei problemi, la Svizzera ha anche dei buoni argomenti da far valere. Dopo gli Stati uniti, è il secondo partner commerciale dell’Ue. Inoltre, circa 800’000 cittadini europei lavorano sul territorio della Confederazione.

Per quanto riguarda la sicurezza, in particolare la lotta al terrorismo, «l’Ue non ha nessun interesse a lasciare delle falle nel suo dispositivo».

Sotto certi punti di vista, poi, la Svizzera contribuisce alla costruzione europea. Micheline Calmy-Rey cita l’esempio delle trasversali alpine. Le gallerie, il cui costo si aggira intorno ai 15 miliardi di franchi, permetteranno un miglior collegamento tra il nord e il sud dell’Europa.

Inoltre la Confederazione è molto attiva nell’aiuto allo sviluppo dei paesi balcanici, paesi che sono candidati all’Ue.

Un’agenda fitta d’impegni

A conclusione del suo discorso, la ministra degli esteri ha ricordato le priorità dell’agenda europea svizzera. Si tratta, in primo luogo, di condurre in porto i bilaterali bis.

I negoziati sono ormai alla fase finale, ma manca ancora l’intesa su tre dossier: l’accordo di Schengen, la frode doganale e la fiscalità del risparmio.

Su un piano di politica interna, il governo vuole presentare agli svizzeri l’insieme delle conseguenze – positive e negative – di un’eventuale adesione all’Ue, obbiettivo che Berna non sembra intenzionata a lasciar cadere.

A questo scopo, il governo redigerà un rapporto che dovrebbe essere pubblicato prima del 2007, anno delle prossime elezioni legislative.

Ma davvero la Svizzera aderirà all’Ue? Micheline Calmy-Rey risponde in modo un po’ sibillino, alla sua maniera: «Gli svizzeri sono dei pragmatici». Come dire che dopo aver studiato i pro e i contro sapranno fare la scelta giusta.

swissinfo, Frédéric Burnand, Ginevra
traduzione, Doris Lucini

Berna e Bruxelles stanno negoziando la fase finale dei bilaterali bis che portano su dieci temi.

Fiscalità del risparmio, frode doganale, e partecipazione svizzera all’accordo di Schengen e alla convenzione di Dublino: i tre dossier ancora in sospeso.

Schengen e Dublino regolano la cooperazione europea negli ambiti della giustizia, della polizia, della politica d’asilo e della migrazione.

La decisione europea di tassare i prodotti riesportati dalla Svizzera è uno dei recenti motivi d’attrito tra Berna e Bruxelles.

Ai problemi con l’Ue si aggiungono poi degli attriti con i singoli vicini. È il caso degli intensificati controlli tedeschi al confine con la Svizzera.

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