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La Svizzera sconvolta dal dramma russo

I bambini sopravvissuti cercano di consolarsi come possono Keystone

Il dramma di Beslan, nell’Ossezia del Nord, con le sue centinaia di morti e feriti tra gli ostaggi dei terroristi ceceni ha suscitato un’ondata di cordoglio anche in Svizzera.

Il Dipartimento federale degli affari esteri ha porto le condoglianze del paese alle famiglie delle vittime.

Il terrore negli occhi dei bambini sopravvissuti, i corpi di chi non ce l’ha fatta allineati fuori dalla scuola di Beslan: le immagini che giungono dall’Ossezia del Nord, dove la presa d’ostaggi messa in atto da un commando di separatisti ceceni è finita nel sangue, sono di quelle che non si dimenticano facilmente.

Si poteva evitare il dramma? È presto per rispondere, al momento c’è spazio solo per il cordoglio e la preoccupazione. Anche il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha espresso la sua partecipazione al dolore delle famiglie coinvolte nella presa d’ostaggi e la sua preoccupazione per la loro sorte.

In particolare, ha spiegato Ivo Sieber, portavoce del DFAE, ci si preoccupa della sicurezza e dello stato di salute delle donne e dei bambini che sono stati liberati. Il DFAE si rammarica profondamente del fatto che la presa d’ostaggi si sia conclusa con un numero elevato di vittime. «In presenza di una presa di ostaggi, la Svizzera pone sempre l’accento sulla proporzionalità delle misure messe in atto per liberarli», ha aggiunto Sieber.

Gli ostaggi, per lo più bambini che si trovavano nella scuola di Beslan, sono stati liberati venerdì pomeriggio, dopo un blitz delle unità speciali russe. I servizi segreti interni, FSB, hanno sottolineato che non era previsto nessun blitz. La scuola è stata assaltata solo dopo che i rapitori hanno sparato su degli ostaggi in fuga.

La Svizzera offre aiuto all’Ossezia del nord

La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) ha nel frattempo offerto il suo aiuto al governo dell’Ossezia del nord. Lo ha annunciato Jean-Philippe Jutzi, membro della direzione della DSC. Attualmente si cerca di stabilire quali siano le reali esigenze dell’Ossezia. Per il momento il governo della repubblica russa non ha ancora dato una risposta.

Nel caso di un intervento in loco, la sicurezza dei collaboratori della DSC sarebbe assicurata. Tuttavia, ha aggiunto Jutzi, visti gli avvenimenti registrati recentemente, sarà necessario riesaminare le modalità dell’aiuto umanitario nella regione.

Anche la Croce Rossa dà una mano

Il Comitato internazionale della Croce rossa (CICR) ha fornito assistenza medica all’ospedale di Beslan e al servizio pediatrico di Vladikavkaz. Sul posto sono inoltre all’opera un centinaio di infermieri e psicologi della Croce rossa russa.

Al momento dello scoppio degli scontri nella scuola – precisa il CICR dalla sede di Ginevra – i delegati dell’organizzazione umanitaria erano all’ospedale di Beslan ed hanno visto arrivare numerosi feriti.

Il CICR ha fornito materiale per curare circa 100 persone ed è pronto ad inviare ulteriore materiale. Sul posto è presente anche il presidente della Croce rossa russa, Prazdinikov. Presto sarà lanciato un appello per la raccolta dei fondi necessari ad inviare in Ossezia il materiale sanitario indispensabile.

swissinfo e agenzie

Secondo il racconto dei sopravvissuti sarebbe stata l’esplosione accidentale di una bomba a far precipitare la crisi degli ostaggi a Beslan.

Intanto si susseguono i resoconti dell’orrore. Una ragazza, Diana, ha raccontato che gli ostaggi sono stati costretti a bere le proprie urine per dissetarsi: «Non ci davano nulla da mangiare nè da bere. Facevamo pipì nelle bottiglie e la filtravamo con le magliette per calmare l’arsura».

Altri parlano di esecuzioni sommarie dei feriti, di bombe appese ai canestri della palestra e pronte ad esplodere. Gli psicologi mettono in guardia fin d’ora: un dramma del genere segna per tutta la vita.

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