Prospettive svizzere in 10 lingue

La Svizzera si ritira dal progetto della diga Ilisu

Keystone

Svizzera, Germania e Austria hanno deciso di ritirarsi dal progetto di costruzione della diga di Ilisu in Turchia. Secondo i tre paesi, il governo di Ankara non ha rispettato gli obblighi contrattuali in fatto di protezione dell'ambiente, dei beni culturali e della popolazione locale.

«La Germania, l’Austria e la Svizzera interrompono le loro garanzie contro i rischi delle esportazioni per il progetto Ilisu», indica un comunicato odierno dell’ASRE, l’Assicurazione svizzera contro i rischi delle esportazioni.

Nonostante alcuni miglioramenti significativi, prosegue la nota, «le richieste imposte in materia di ambiente, di beni culturali e di spostamento di popolazioni non sono state soddisfatte nei termini fissati dal contratto».

Criteri non rispettati

In seguito alle crescenti inquietudini sulle ripercussioni locali del faraonico progetto nell’Anatolia orientale, Svizzera, Germania e Austria avevano chiesto alla Turchia di dimostrare, entro il 6 luglio 2009, che la realizzazione della diga soddisfava gli oltre 150 criteri stabiliti dalla Banca Mondiale e da altre istituzioni internazionali.

In assenza di tali garanzie, i crediti bancari per un prestito di 1,2 miliardi di euro (1,7 miliardi di franchi), che dovevano essere messi a disposizione di un consorzio internazionale formato da ditte dei tre paesi, sono stati definitivamente sospesi.

Tra le lacune del progetto figurano ad esempio l’assenza di uno studio di fattibilità sullo spostamento delle rovine di Hasankyef verso un parco di beni culturali e, per le persone sfollate, la mancanza di un regolamento di indennizzo conforme agli standard internazionali, ha spiegato Sonja Kohler, portavoce dell’ASRE.

«La Svizzera si rammarica di essersi dovuta ritirare dal progetto. Non aveva però altra scelta», ha dichiarato da Washington la ministra elvetica dell’economia Doris Leuthard, secondo cui il ritiro elvetico non migliorerà di certo i rapporti con la Turchia.

Storia sott’acqua

Il progetto Ilisu prevede la costruzione di una diga in prossimità del confine con la Siria. Stando ai piani iniziali, lo sbarramento, tra i più grandi del paese, dovrebbe essere terminato entro il 2013.

La diga – ha annunciato il governo turco – consentirà di generare 3’800 gigawatt di energia all’anno (dal 6 all’8% del consumo interno), senza tuttavia produrre milioni di tonnellate di gas a effetto serra. Permetterà inoltre di creare migliaia di posti di lavoro in una regione fortemente depressa.

Gli oppositori al progetto condannano invece il fatto che la diga costringerà 60’000 persone ad abbandonare la propria casa e a risistemarsi altrove. Una cifra contestata dal governo turco.

Inoltre, deplorano diverse organizzazioni non governative (ong), decine di villaggi e alcuni tesori archeologici, come la storica cittadella di Hasankeyf, sito archeologico dell’antica Mesopotamia che risale al tempo degli Assiri, rischiano di venir sommersi durante la fase di riempimento.

Altri sviluppi

Altri sviluppi

Assicurazione contro i rischi dell’esportazione (ASRE)

Questo contenuto è stato pubblicato al L’Assicurazione svizzera contro i rischi delle esportazioni (ASRE) è un istituto di diritto pubblico della Confederazione, che ha sostituito, dal 1° gennaio 2007, la garanzia dei rischi delle esportazioni (GRE), creata nel 1934. Possono beneficiarne le società esportatrici iscritte al registro di commercio svizzero. Questa possibilità non è offerta (o è offerta in maniera molto…

Di più Assicurazione contro i rischi dell’esportazione (ASRE)

Le persone prima dell’economia

L’ong svizzera Dichiarazione di Berna, che da 5 anni si batte per il rispetto degli standard ambientali e sociali ad Ilisu, si è felicitata con il Consiglio federale e l’ASRE per la decisione di ritirarsi definitivamente dal progetto.

«Per la prima volta – si legge in una nota dell’organizzazione – la protezione delle persone, dei beni culturali e dell’ambiente ottiene la priorità di fronte agli interessi economici a corto termine».

Dopo una lunga fase di esitazione, ha aggiunto la deputata ecologista nel parlamento svizzero Marlies Bänziger, il governo ha deciso di «tirare il freno di emergenza».

«Si tratta di una decisione in favore degli standard ecologici e sociali e della protezione delle minoranze», ha dichiarato a swissinfo. «È anche una scelta che si oppone alla privatizzazione dell’acqua».

Ripercussioni in Svizzera

La ditta svizzera Maggia SA, coinvolta nel progetto, ha comunicato che il consorzio internazionale reagirà in maniera congiunta soltanto nei prossimi giorni.

«Per ciò che concerne la nostra società – ha detto a swissinfo Peter Merki, responsabile delle finanze di Maggia SA – la decisione odierna non avrà grosse ripercussioni a corto o medio termine».

Qualche tempo fa, la ditta elvetica Colenco aveva al contrario ammonito che un ritiro dal progetto avrebbe causato la perdita di posti di lavoro in Svizzera.

Il progetto va avanti

La Turchia ha annunciato martedì che non abbandonerà il suo progetto, denunciando una «decisione politica» da parte dei creditori europei che hanno rifiutato il loro sostegno.

«La Repubblica della Turchia sottolinea con veemenza la sua determinazione a procedere con il progetto della diga di Ilisu e della sua centrale idroelettrica», puntualizza un comunicato del ministero dell’ambiente.

La stampa turca ha riferito di recente che i responsabili del progetto intendono posare la prima pietra il 30 luglio prossimo.

Luigi Jorio, swissinfo.ch
(con la collaborazione di Urs Geiser)

La diga di Ilisu fa parte di un ampio progetto idroelettrico avviato dal governo turco nel 1991.

È prevista la costruzione di 22 dighe e 19 centrali elettriche sui fiumi Tigri e Eufrate.

L’impianto di Ilisu sarà alto 135 metri e largo 1’820 metri. Creerà un bacino di 10,4 miliardi di metri cubi.

Secondo le ong, la costruzione della diga provocherà lo sfollamento di oltre 60’000 persone, in maggioranza curde.

Quattro compagnie svizzere – Alstom, Colenco, Maggia e Stucky – fanno parte di un consorzio internazionale.

Il governo svizzero aveva garantito loro un’assicurazione definitiva di 225 milioni di franchi contro i rischi all’esportazione per le forniture e i servizi ingegneristici.

Un precedente consorzio era già fallito nel 2002 in seguito alle proteste di associazioni ambientaliste e gruppi di pressione.

swissinfo.ch

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR