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Il governo valuta i rischi della diga di Ilisu

Keystone

La prossima settimana una delegazione svizzera si recherà in Turchia per valutare se il governo debba o meno offrire il suo avallo al controverso progetto della diga di Ilisu.

Le autorità svizzere valuteranno aspetti ambientali e umanitari che frenano la costruzione della mega-diga, alla quale dovrebbero partecipare anche imprese elvetiche.

In settembre il Segretariato di Stato dell’economia (Seco) deciderà se sostenere, con la garanzia dei rischi all’esportazione (GRE) dello Stato, il consorzio di società svizzere implicate nel progetto (Alstom Svizzera, Officine idroelettriche della Maggia, Stucky e Colenco).

Da anni, la costruzione della diga di Ilisu sta infatti provocando numerose proteste internazionali a causa dei suoi effetti sul territorio. Il lago artificiale che ne dovrebbe scaturire allagherà un’area di 300 km2 ed obbligherà 55’000 persone (in maggioranza curdi) ad abbandonare i loro villaggi nella provincia sud-orientale dell’Anatolia.

Gruppi ambientalisti temono danni irreparabili per la regione, mentre altri oppositori ritengono che il progetto susciterà dei conflitti riguardanti le forniture d’acqua con due Stati confinanti, l’Iran e la Siria.

“La visita del sito è parte del processo in corso per valutare il progetto secondo gli standard internazionali e ci permetterà di discutere alcune questioni con le autorità turche”, dice a swissinfo Eric Scheidegger, portavoce del Seco.

“Alcuni aspetti suscitano molte preoccupazioni, ma non ci saranno risposte perentorie perché la situazione è molto complessa. Si tratterà di ponderare questi problemi con delle considerazioni economiche”.

Il nuovo consorzio

L’attuale consorzio interessato alla costruzione della diga di Ilisu comprende anche aziende austriache e tedesche. La decisione del governo elvetico dipenderà anche dalle garanzie che saranno disposte a fornire Austria e Germania.

Daniel Schafer, responsabile di Alstom Svizzera, rileva che la partecipazione dell’azienda al progetto dipende dall’ottenimento della GRE.

“Senza questa garanzia si verificheranno dei problemi finanziari ed il consorzio non sarà in grado di costruire la diga. In questo caso, le autorità turche cercheranno dei nuovi partner”, ha recentemente dichiarato.

Nel corso della cerimonia di posa della prima pietra, avvenuta la scorsa settimana, la Turchia ha sottolineato la sua volontà di costruire l’enorme impianto. Le autorità hanno accantonato circa un miliardo di franchi per aiutare gli abitanti della città medievale di Hasankeyf e dei suoi dintorni a insediarsi in nuove aree.

La Dichiarazione di Berna (DB), un’organizzazione non governativa svizzera, ha tuttavia segnalato che ciò non basterà a ricostruire la vita di questa gente. Christine Eberlein, portavoce della DB, ritiene che il governo svizzero non voglia soprattutto rovinare le sue relazioni con la Turchia.

“La Svizzera non vuole inviare dei segnali sbagliati al governo turco. Ma, in passato, la Turchia è già stata capace di dire no alla Svizzera. Non vedo dunque perché ora non si possa fare altrettanto”, dice a swissinfo.

“Le aziende svizzere non si ritireranno perché credono in questo mega-progetto. Hanno un disperato bisogno di questo investimento”, conclude.

Molte difficoltà

Nel 2002 i dubbi sul progetto avevano già portato allo scioglimento di un precedente consorzio, che comprendeva anche l’UBS, la principale banca svizzera, nonostante tre anni prima il Consiglio federale aveva accordato una garanzia di 470 milioni di franchi.

A fine 2001, confrontato con una prima levata di scudi, il Dipartimento federale dell’economia aveva sospeso la GRE in un primo tempo accordata.

L’UBS aveva rinunciato a supervisionare le operazioni finanziarie per ragioni “sociali ed ecologiche”. “L’evoluzione del progetto nel suo insieme è stata poco soddisfacente”, scriveva allora la banca.

swissinfo, Matthew Allen
(traduzione: swissinfo, Marzio Pescia)

La diga di Ilisu fa parte di un ampio progetto idroelettrico avviato dal governo turco nel 1991. È prevista la costruzione di 22 dighe e 19 centrali elettriche sui fiumi Tigri e Eufrate.
L’impianto di Ilisu sarà alto 135 metri e largo 1’820 metri. Creerà un bacino di 10.4 miliardi di metri cubi.

Creata nel 1934, la GRE viene oggi utilizzata in più di 150 paesi.

Possono beneficiarne le società esportatrici iscritte al registro di commercio svizzero. Questa possibilità non è offerta (o è offerta in maniera molto limitata) dagli assicuratori privati.

Nel settembre 2004, il Consiglio federale ha approvato una revisione della GRE che amplia la copertura dei rischi anche ai mandati commissionati da privati.

Negli anni ’90, la GRE aveva assicurato delle esportazioni svizzere contestate dal punto di vista ecologico e sociale. Ad esempio nell’ambito della costruzione della diga delle Tre Gole in Cina o di quella di Ilisu in Turchia.

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