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La telecrazia

Oggi come oggi, lo stadio è un gigantesco studio televisivo. Si gioca per la televisione, che ti offre la partita in casa. E la televisione comanda.

Nel Mondiale del 1986, Valdano, Maradona e altri giocatori protestarono perché le partite principali si giocavano a mezzogiorno, sotto un sole che friggeva tutto quello che toccava. Il mezzogiorno in Messico, l’imbrunire in Europa: era l’orario che conveniva alla televisione europea. Il portiere tedesco Harald Schumacher raccontò quello che succedeva: “Sudo. Ho la gola secca. L’erba è come merda secca: dura, strana, ostile. Il sole cade a picco sullo stadio ed esplode sulle nostre teste. Non proiettiamo ombre. Dicono che questo è buono per la televisione”.

La vendita dello spettacolo importava più della qualità del gioco? I giocatori devono solo tirare calci, non scalpitare. E Havelange (il presidente della FIFA, ndr) mise la parola fine a questa imbarazzante questione: “Pensino a giocare e stiano zitti”, sentenziò.

estratto da “Splendori e miserie del gioco del calcio”, di Eduardo Galeano

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