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La violenza giovanile di fronte alla giustizia

Uno dei presunti autori dell'assassinio del giovane Michael a Yverdon, condotto in tribunale Keystone

Due processi si tengono in questi giorni in Svizzera contro gli autori di atti di violenza che avevano suscitato una grande ondata di indignazione nel 2003.

A Yverdon due giovani devono rispondere di assassinio, mentre a Berna un gruppo di quattro giovani sono accusati di teppismo e aggressione volontaria.

A Yverdon-les-Bains si è aperto lunedì mattina il processo contro due giovani maggiorenni, accusati di aver accoltellato e picchiato a morte nel giugno 2003, alla stazione della cittadina vodese, un 18enne che rifiutava di consegnare loro il portamonete.

I due, un franco-algerino e un portoghese dell’arcipelago africano di Capo Verde, che al momento dei fatti avevano rispettivamente 20 e 23 anni, rischiano l’ergastolo per assassinio e rapina in banda.

Altri due coimputati, minorenni, sono già stati giudicati e condannati a trascorrere due anni almeno in un istituto educativo al lavoro. Entrambi sono stati citati in aula in questo processo come testimoni.

Processo difficile

La Corte criminale con giuria del Tribunale distrettuale del Nord Vodese e della Broye ha previsto quattro giorni di dibattimenti.

Il suo compito non sarà facile: il capoverdiano aveva inferto al 18enne Michael di La Chaux-de-Fonds una coltellata al fianco destro, potenzialmente mortale.

L’autopsia ha però rivelato che il decesso era dovuto alle lesioni alla testa causate dai sassi raccolti sulla massicciata e lanciati da uno dei minorenni.

Il secondo imputato del processo aveva partecipato all’aggressione malmenando Michael con pugni e pedate.

Violenza feroce

I fatti risalgono al tardo pomeriggio del 1° giugno 2003. Teatro dell’assalto: la stazione di Yverdon, poco dopo l’arrivo del treno proveniente da Payerne.

Due giovani, che sul treno avevano già rubato il walkman a Michael, si erano accaniti nuovamente sul neocastellano nel sottopassaggio con l’intenzione di sottrargli anche i soldi, spalleggiati da altre due «comparse».

Colpito da pugni, pedate e sassate, per difendersi Michael aveva estratto un coltello e ferito leggermente uno degli aggressori. Strappato dalla sua mano, il coltello era stato piantato in seguito nel suo fianco destro, provocando lesioni del fegato e di un polmone.

Gravemente ferito, Michel era stato trasportato all’ospedale universitario (CHUV) di Losanna, dove morì cinque giorni più tardi.

Aggressione gratuita a Berna

Questo caso di violenza giovanile estrema aveva suscitato grande emozione non solo nella Svizzera francese.

Appena un mese prima, nel maggio 2003, un caso quasi analogo aveva sollevato un’ondata di indignazione nella Svizzera tedesca e, in particolare, nella regione di Berna.

L’11 maggio un uomo di 42 anni era stato infatti aggredito in una strada del centro storico della capitale da sette giovani – cinque svizzeri, uno kosovaro e uno spagnolo – che avevano allora tra 17 e 21 anni,

Dopo aver danneggiato alcune automobili, i teppisti avevano strappato la loro vittima da una bicicletta, per poi malmenarlo senza ragione e rubargli il portamonete.

Manifestazione di protesta

L’uomo, rimasto in seguito nel coma per diverse settimane, soffre ancora oggi di problemi di salute, dovuti alle ferite riportate alla testa, che non gli permettono di assumere un’attività professionale a pieno tempo.

In seguito a questo episodio, a Berna era stata indetta nei giorni seguenti una manifestazione contro la violenza, alla quale avevano aderito circa 1500 persone.

Anche questo caso finisce proprio in questi giorni di fronte alla giustizia: quattro dei membri del gruppo sono chiamati da martedì a rispondere dei loro atti dinnanzi ad un tribunale distrettuale del Canton Berna.

Necessario fissare delle norme

Questi due casi hanno riaperto il dibattito sulle ragioni di questa estrema violenza giovanile.

Per lo psicoterapista Allan Guggenbühl, “ognuno di noi ha un suo lato oscuro, che potrebbe portarlo a diventare un mostro”.

Per evitare che questo accada “occorre maggiormente confrontare i giovani e i bambini con questa parte orribile della propria personalità, invece di tentare di escludere questa realtà dalla loro educazione”.

Secondo Guggenbühl, opuscoli, pins e campagne di prevenzione non servono a molto se gli adulti non affrontano direttamente questo argomento con i giovani.

Per far prendere coscienza ai giovani del problema della violenza è necessaria “la presenza fisica di un adulto, che fissa delle norme e pone dei limiti che non vanno superati”.

swissinfo e agenzie

A Yverdon-les-Bains si è aperto lunedì un processo a carico di due giovani maggiorenni, un franco-algerino e un portoghese proveniente dall’arcipelago africano di Capo Verde.

Sono accusati di aver aggredito e ucciso il 1° giugno 2003 un 18enne che rifiutava di consegnare loro il suo portamonete.

Due minorenni, che hanno pure partecipato all’assassinio sono già stati condannati a trascorrere due anni almeno in un istituto educativo al lavoro.

A Berna quattro giovani, pure maggiorenni, devono invece comparire da martedì dinnanzi al tribunale distrettuale Bern-Laupen.

Devono rispondere della violenta aggressione compiuta l’11 maggio 2003 ai danni di un uomo, rimasto da allora inabile a riprendere un’attività lavorativa a tempo pieno.

Tre minorenni, che hanno preso parte al pestaggio, sono stati pure condannati a trascorrere almeno due anni in un istituto educativo.

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