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Lavoro: l’OCSE mette in guardia la Svizzera

OCSE prevede un aumento temporaneo della disoccuapzione Keystone

Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), il degrado del mercato del lavoro in Svizzera colpisce le fasce più vulnerabili della popolazione attiva.

Il tasso di disoccupazione in Svizzera dovrebbe raggiungere nel 2004 il 3,1%, contro il 2,3% dell’anno scorso.

Il mercato del lavoro si è degradato nella maggioranza dei paesi appartenenenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).

Ma la situazione potrebbe progressivamente migliorare nel 2004 con la ripresa della congiuntura. Eppure uno studi evidenzia alcune debolezze del mercato del lavoro.

La situazione in Svizzera

Anche in Svizzera la situazione sul fronte dell’occupazione è tesa. La disoccupazione si fisserà quest’anno al 3,1 per cento (dato medio), per poi ridiscendere al 2,9 per cento l’anno prossimo.

Il Segretariato per l’economia di Berna (seco) prevede per l’anno in corso un numero medio di 152’00 persone alla ricerca di un impiego. Le cifre rimangono comunque ben al di sotto della media internazionale. La media OCSE si attesterà infatti a fine 2004 al 7% e le cifre nella sola Europa al 9,1%.

Rispetto ad altre fasi recessive, nota però il rapporto dell’OCSE pubblicato mercoledì, la crescita della disoccupazione in Svizzera è risultata meno marcata: il fenomeno è con ogni probabilità da mettere in relazione a riforme strutturali nel frattempo attuate, che hanno cominciato a dare i primi frutti.

Cifre grigie

«Ma la Svizzera non ha mai avuto una disoccupazione strutturale, come altri paesi; per la prima volta ci siamo trovati in questa situazione negli anni Novanta», ricorda il segretario dell’Unione sindacale svizzera, Serge Gaillard. Dunque l’attuale aumento dei disoccupati non va sminuito nella sua portata.

Inoltre i dati in Svizzera non sono completamente trasparenti, come evidenzia lo studio comparativo. Anche secondo il Gaillard, le cifre grigie sono importanti: «In Svizzera ci sono 250’000, forse 300’000 impiegati a tempo parziale o precari che vorrebbero lavorare di più, ma non possono. Inoltre negli ultimi anni ci sono state delle azioni di prepensionamento forzato che hanno ridotto le persone sul mercato del lavoro».

Una volta raggiunto un alto livello di disoccupazione – lo dimostra l’esperienza di molti paesi europei – è difficile un riassorbimento automatico, soprattutto se, come negli anni Novanta, la ripresa non ha avuto la forza necessaria per ricreare posti di lavoro e riassorbire gli esuberi dovuti ai cambiamenti economici.

I tecnici rincarano la dose: «A differenza delle crisi precedenti, questa volta fra i senza lavoro ci sono anche persone qualificate», precisa Werner Aeberhardt, specialista del mercato del lavoro presso il seco.

Gruppi più vulnerabili

Ma se chi è qualificato ha buone porbabilità di ritrovare un lavoro, l’organizzazione internazionale nota che vi sono gruppi più esposti degli altri: in particolare le donne non più giovanissime, le persone che si occupano da sole dei propri figli, gli stranieri, i disabili e i giovani che si affacciano per la prima volta sul mercato del lavoro.

Anche Aeberhardt ritiene la situazione preoccupante per due ragioni: «Da una parte i datori di lavoro fanno ricorso con più facilità al licenziamento – una cosa molto rara in passato – scaricando il peso dei salariati sulle assicurazioni pubbliche».

«In secondo luogo, i prepensionamenti portano ad una diminuzione dei salariati e dunque ad un calo delle entrate fiscali e dei contributi sociali», conclude poco ottimista Aeberhardt.

Almeno un gruppo fra i deboli ha ancora un suo posto in Svizzera: l’OCSE attribuisce buoni voti alla Svizzera per quanto concerne il tasso di occupazione dei portatori di handicap, che si fissa al 60 per cento, il triplo di quanto rilevato in altri paesi europei.

swissinfo e agenzie

– Sulla base delle tendenze attuali, la popolazione attiva che a superato i 65 anni passerà dal 27% al 47% nel 2030.

– Questa situazione impone un ripensamento del sistema di previdenza sociale e porterà a dei cambiamenti nel regime di vita.

– L’OCSE chiede per questo che non solo si cerchino soluzioni per i disoccupati: ci vuole un’analisi attenta di tutto il mondo del lavoro.

– Sono più minacciati di esclusione dal mondo del lavoro nei paesi dell’OSCE: le donne che si occupano dell’economia domestica, le persone che dipendono dall’assistenza sociale, le persone portatrici di handicap.

– Grazie ad un sistema di officine protette, la Svizzera offre ancora buone occasioni di lavoro per gli handicappati.

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