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Le scuse dei vescovi svizzeri

Giudicando inaccettabile qualsiasi negazione dell'Olocausto, la conferenza dei vescovi svizzeri chiede scusa alla comunità ebraica per le irritazioni emerse in seguito alla decisione del papa di porgere la mano alla Fraternità di san Pio X. Recentemente uno dei vescovi di questa comunità ultratradizionalista aveva negato parzialmente lo sterminio degli ebrei durante il nazismo.

La Chiesa cattolica non può in nessun caso accettare la negazione dell’Olocausto” e il ritiro della scomunica a quattro vescovi tradizionalisti, voluta da papa Benedetto XVI, non significa che sia stata ritirata anche la sospensione “a divinis”, ma soltanto che il Vaticano punta a far rientrare lo scisma con una comunità che conta migliaia di fedeli e 493 preti. È quanto ha affermato martedì il presidente della CVS, mons. Kurt Koch.

Tra i quattro vescovi tradizionalisti cui è stata ritirata la scomunica vi è anche il britannico Richard Williamson il quale, poco prima della decisione papale, ha affermato in un’intervista alla televisione svedese che mancano prove storiche sulle camere a gas dei nazisti e che soltanto 200-300 mila ebrei sono stati sterminati, non sei milioni.

La CVS, tramite il suo presidente, condivide l’opinione del portavoce della Santa Sede, che ha definito “inaccettabili” le dichiarazioni negazioniste di Williamson, e chiede scusa ai membri della comunità ebraica svizzera “per le irritazioni suscitate in questi ultimi giorni”. “Chi conosce Benedetto XVI e il suo atteggiamento positivo verso il giudaismo – afferma in una nota la Conferenza episcopale elvetica – sa che non può tollerare le deviazioni indifendibili di mons. Williamson”.

Intanto diversi cattolici progressisti svizzeri hanno criticato la decisione del papa, ritenendo che la riabilitazione dei lefebvriani della Fraternità di San Pio X potrebbe rappresentare un passo indietro. “Non posso che scuotere la testa di fronte alla decisione papale di riabilitare i vescovi lefebvriani”, ha dichiarato ad esempio Monika Schmid, animatrice della parrocchia di Illnau-Effretikon (ZH). “Se il Vaticano mostra tanta tolleranza verso un simile movimento (quello dei tradizionalisti, ndr), allora dovrebbe adottare la stessa apertura nei riguardi degli ambienti progressisti della Chiesa”.

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