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Le vittime dell’amianto inoltrano un ricorso

L'amianto provocherebbe da 50 a 70 decessi all'anno solo in Svizzera Keystone

Rappresentanti legali delle vittime dell'amianto degli stabilimenti Eternit hanno presentato un ricorso contro la decisione di archiviare l'inchiesta a carico dei responsabili dell'azienda svizzera.

La settimana scorsa le autorità giudiziarie del canton Glarona avevano deciso di abbandonare la procedura penale, ritenendo che il caso era ormai caduto in prescrizione.

Il Comitato di difesa delle vittime dell’amianto (CAOVA) ha deciso di intervenire contro l’archiviazione dell’inchiesta penale avviata l’anno scorso nei confronti dei fratelli Stephan e Thomas Schmidheiny, proprietari dell’azienda Eternit di Niederurnen, nel canton Glarona, e di altri responsabili dello stabilimento.

Confermando una notizia della “Basler Zeitung”, l’avvocato Massimo Aliotta, presidente del CAOVA, ha dichiarato di avere inoltrato un ricorso al Tribunale cantonale glaronese. L’archiviazione dell’inchiesta è a suo avviso un atto arbitrario. “La fattispecie non è stata chiarita a sufficienza”, ha detto il rappresentante delle vittime dell’amianto.

L’Ufficio glaronese del giudice istruttore aveva annunciato una settimana fa la decisione di archiviare l’inchiesta, affermando che tutti i casi sono caduti in prescrizione.

Fatti riconosciuti

Nel novembre 2005, i rappresentanti delle vittime dell’amianto aveva denunciato i responsabili dello stabilimento Eternit per i reati di omicidio colposo e lesioni personali commessi tra gli anni ’60 e ’90.

Secondo l’associazione, i proprietari di Eternit erano al corrente di quanto fosse pericolosa l’esposizione all’amianto, ma ciò nonostante hanno taciuto e non hanno preso le necessarie misure di sicurezza. L’ufficio del giudice istruttore è da parte sua arrivato alla conclusione che il periodo di prescrizione per i reati contestati è di cinque anni.

La stessa Eternit ha riconosciuto agli inizi di ottobre che almeno 70 ex dipendenti – soprattutto italiani – sono morti a causa dell’amianto respirato nei suoi stabilimenti di Niederurnen e di Payerne, nel canton Vaud.

Proprio la settimana scorsa l’azienda ha istituito una Fondazione incaricata di aiutare finanziariamente le vittime dell’amianto prodotto nelle due fabbriche. Dotata di un capitale di 1,25 milione di franchi, la Fondazione riserverà le sue prestazioni ai casi particolarmente gravi. La somma è stata giudicata ridicola dal CAOVA.

Due anni fa la SUVA aveva riconosciuto come malattie professionali 848 casi di mesotelioma e 58 di cancro ai polmoni dovuti all’amianto. Secondo l’Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni, da 50 a 70 persone muoiono ogni anno per essere state esposte all’amianto.

Inchieste anche in altri paesi

Contro la Eternit sono in corso alcuni procedimenti giudiziari anche in Italia e in Francia. Gli ex-responsabili dell’azienda, tra cui i fratelli Schimdheiny, sono accusati di non aver protetto sufficientemente i dipendenti dal pericolo dell’amianto e di non avere informato dei rischi i lavoratori.

In Italia, il procuratore di Torino Raffele Guariniello dovrebbe chiudere un’importante inchiesta sull’amianto (2’000 domande di risarcimento) entro la fine dell’anno.

Un altro caso sull’amianto è ancora pendente in Svizzera: la vedova di un ex operaio della filiale vodese ha infatti denunciato la SUVA, l’Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni. Il Tribunale vodese delle assicurazioni ha già respinto la denuncia, ma ora toccherà al Tribunale federale delle assicurazioni (TFA) pronunciarsi in merito.

swissinfo e agenzie

In Svizzera, a fine 2004 la SUVA aveva riconosciuto 848 casi di mesotelioma e 58 casi di cancro dei polmoni quali malattie professionali imputabili all’amianto.
Attualmente, la SUVA registra ogni anno circa 70 nuovi casi di mesotelioma, un numero in costante aumento dalla metà degli anni ’70.

L’amianto è un gruppo di minerali a struttura fibrosa presenti in determinate rocce. Grazie alle sue qualità (resistenza al calore, elasticità, elevata conducibilità elettrica e termica) è stato ampiamente utilizzato dagli anni ’30 in diversi settori industriali e tecnologici.

Dagli anni ’40 si è cominciato a verificare eventuali effetti di questa sostanza sulla salute umana. Col passare degli anni si è potuto accertare che le fibre d’amianto, che si disperdono facilmente nell’aria, possono avere conseguenze estremamente pesanti.

In particolare l’amianto provoca placche pleuriche, asbetosi e tumori (carcinoma polmonare e mesotelioma). Le malattie possono manifestarsi a volte persino dopo 40 anni dalla prima esposizione.

Nel 1975, la Svizzera ha bandito l’uso degli isolamenti in amianto floccato; dal 1990 è in vigore un divieto generale.

Oggi l’amianto è vietato in una quarantina di paesi. Malgrado la sua nocività, è ancora ampiamente utilizzato. I principali produttori sono la Russia, la Cina e il Kazakistan.

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