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Medici in piazza

La rivolta dei giovani medici continua: la pressione sui costi sanità limita la loro possibilità di lavoro Keystone

In numerose città svizzere oltre 3000 fra medici assistenti e capiclinica hanno manifestato giovedì contro la moratoria sull'apertura di nuovi studi medici, prospettata dalla Confederazione.

La moratoria è «indifendibile sia dal profilo umano sia da quello etico». In una lettera corredata di circa 4000 firme, si chiede alla ministra Ruth Dreifuss di rinunciare alla sua decisione. In Ticino la giornata di protesta è in programma il 14 luglio.

A Losanna 600 persone, la gran parte delle quali col tradizionale camice bianco, sono scese in piazza sfilando per le vie cittadine. Nel pomeriggio c’è stato un raduno sulla Place de la Riponne. Marcia di protesta anche a Ginevra con 800 partecipanti, mentre a Friburgo c’è stato uno sciopero di un’ora, con una manifestazione davanti all’ospedale cantonale e nel centro cittadino. In molte altre località romande si sono registrate brevi astensioni dal lavoro, così come in tutti gli ospedali vallesani (dalle 12 alle 15), neocastellani e giurassiani (mezz’ora).

A Zurigo i medici hanno rinunciato ad astenersi dal lavoro; a Berna i manifestanti si sono recati davanti al Dipartimento federale dell’interno e hanno consegnato una lettera alla ministra della sanità Ruth Dreifuss in cui chiedono di abbandonare l’idea della moratoria.

La Federazione svizzera dei medici (FMH), che comprende 30.000 aderenti, ha detto di sostenere la posizione dei medici assistenti e capiclinica e chiede al Governo di rinunciare al progetto di ordinanza sull’assicurazione malattia.

Un giugno caldo

Gli animi si erano scaldati fin dall’inizio del mese, quando dal Dipartimento della Dreifuss è giunta la conferma a una anticipazione della «SonntagsZeitung» che il Consiglio federale era pronto a decretare una moratoria di tre anni sull’apertura di nuovi studi medici.

Il DFI, assieme a cantoni e associazioni dei medici, aveva preparato un’ordinanza per regolare l’applicazione di una simile misura. Già il 6 giugno la Conferenza dei direttori cantonali della sanità (CDS) aveva detto di sì, invitando addirittura Berna ad intervenire in tempi brevi.

Immediata la reazione di santésuisse: «è la dichiarazione di fallimento della politica», aveva detto il portavoce Peter Marbet. L’ordinanza protegge i medici già attivi nell’attuale sistema indipendentemente dal fatto che essi siano buoni o cattivi, cari o a buon mercato.

Medici “capri espiatori”

Qualche giorno dopo, l’11 giugno, i giovani medici si sono detti indignati. «Si vuol fare di noi i capri espiatori dei costi sanitari, trovando una soluzione semplicistica e illusoria a problemi complessi», aveva protestato in una conferenza stampa a Berna Nicolas Blondel, presidente della sezione friburghese dell’ASMAC (Associazione svizzera dei medici assistenti e capiclinica).

Da parte sua la FMH, pur sollevando riserve sulla limitazione dei nuovi studi, secondo la «clausola del bisogno», si era arresa senza illusioni. Il presidente Heinrich Brunner aveva detto: «Volenti o nolenti i medici, l’ordinanza entrerà in vigore. Bisogna ora fare pressione affinché le condizioni di applicazione siano accettabili per i giovani medici». E aveva promesso di sostenere le azioni di protesta e gli eventuali scioperi se le condizioni della Federazione non fossero state accettate: la moratoria non dovrebbe durare più di 18 mesi.

Il 14 giugno l’annuncio della protesta da parte dell’Associazione dei medici assistenti e capiclinica (ASMAC), secondo cui l’ordinanza del Consiglio Federale è una «sciocchezza senza precedenti». L’associazione non è contraria ad una regolazione del numero di medici in Svizzera, ma al fatto che il criterio principale di valutazione sia l’età.

Per Ruth Dreifuss la moratoria è una misura eccezionale, ma compatibile con la libertà economica. A farne le spese saranno soprattutto i giovani medici, ha riconosciuto, ma proprio per questo la misura è stata limitata a tre anni. Limitazioni del genere – aveva detto la Dreiduss rispondendo ad una domanda in Consiglio nazionale – sono previste in altri paesi per quanto attiene all’esercizio di una professione le cui prestazioni sono a carico delle assicurazioni sociali. «L’interesse pubblico giustifica tale decisione».

swissinfo e agenzie

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