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Miniriforma dei diritti popolari

Con un'iniziativa popolare generica, 100'000 cittadini potranno chiedere di modificare una legge e non soltanto la Costituzione. Anche il consiglio nazionale ha infatti accettato, con 106 voti contro 35, di estendere i diritti popolari.

L’iniziativa popolare generica colma una lacuna nei diritti popolari. Il testo potrà essere formulato in termini generali e il parlamento deciderà se sia preferibile modificare la legge o la Costituzione. Ciò eviterà di intervenire eccessivamente a livello costituzionale.

Opposizione dell’UDC

L’UDC si è in particolare opposta a questa formula dato che – secondo Caspar Baader (UDC/BL) – aprirebbe la porta ad abusi. Baader teme che il parlamento opti per la modifica della legge piuttosto che per quella della Costituzione, onde evitare la doppia maggioranza di popolo e cantoni. L’iniziativa popolare generica è comunque stata accolta con 99 voti contro 46.

Il Consiglio nazionale non ha invece voluto seguire la sinistra e il Consiglio federale che chiedevano di ridurre a 70’000 il numero delle firme necessarie per questo tipo d’iniziativa. Per Ruth Metzler ciò le avrebbe dato un «vantaggio». Claude Janiak (PS/BL) ha sottolineato che occorre favorire l’iniziativa generica rispetto a all’iniziativa popolare classica, altrimenti il popolo non l’utilizzerà. Tuttavia, con 86 voti contro 48 e 7 astenuti, il Nazionale ha seguito la versione del Consiglio degli Stati che ha fissato a 100’000 il numero delle firme anche per l’iniziativa generica.

I deputati hanno fornito un altro mezzo agli autori di un’iniziativa generica per compensare il margine di manovra lasciato al parlamento. Con 68 voti contro 67 hanno consentito loro di ricorrere al Tribunale federale nel caso in cui le Camere non rispettassero gli obiettivi o il contenuto del loro testo.

A nome della commissione, Andreas Gross (PS/ZH) ha osservato checosì facendo si induce il parlamento a concretizzare le iniziative generiche in modo da rispettare il più possibile la volontà degli autori. Una minoranza guidata da Ruedi Lustenberger (PPD/LU) ha inutilmente denunciato questa forma di censura che minaccia la separazione dei poteri.

Con 69 voti contro 44, il Consiglio nazionale ha anche deciso che l’iniziativa popolare legislativa, proposta da una minoranza socialista, non ha più ragione di essere. L’iniziativa generale permette infatti ai cittadini di proporre una modifica della legge e non soltanto della Costituzione.

Controprogetto e doppio sì

Con 75 voti contro 49, il Nazionale ha anche affinato la scelta dei quesiti sottoposti al popolo. In futuro il parlamento potrà presentare un controprogetto senza essere obbligato – come ora – a respingere l’iniziativa. In caso di doppio sì è prevista una domanda complementare.

UDC e liberali si sono opposti a questa soluzione. «Non è il caso di lambiccare le decisioni con domande supplementari», ha esclamato Serge Beck (LIB/VD). Non riuscendo a trovare un accordo, il Nazionale, con 67 voti contro 65, ha optato per la soluzione del Consiglio degli Stati: s’impone la proposta che ha ottenuto proporzionalmente il maggior numero di voti di popolo e cantoni.

Il Consiglio nazionale ha ancora esteso senza opposizione il campo d’applicazione del referendum facoltativo in materia di diritto internazionale. Il popolo deve potersi esprimere sugli impegni internazionali della Svizzera, prima dell’adozione delle leggi che ne derivano. Questi trattati potranno essere sottoposti al popolo contemporaneamente alle relative leggi.

Temendo di creare un fossato geografico, il Consiglio nazionale ha introdotto una sola divergenza maggiore. Contrariamente al Consiglio degli Stati che l’aveva accolta con 26 voti a 7, la Camera del popolo non non ha voluto dare la possibilità a otto cantoni di depositare un’iniziativa federale. Con 86 voti contro 60, ha respinto una proposta individuale in questo senso di Claude Janiak (PS/BL), sostenuta da liberali e Consiglio federale.

Il progetto ritorna agli Stati. Visto che si tratta di una revisione costituzionale, l’ultima parola spetterà in ogni caso al popolo.

swissinfo e agenzie

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