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Missione sanitaria nei Territori palestinesi

I 22 ospedali palestinesi sono sull'orlo del collasso Keystone Archive

Due specialisti del Corpo svizzero d'aiuto umanitario sono partiti domenica alla volta dei Territori palestinesi per valutare i bisogni sanitari.

Per cercar di evitare il collasso del sistema sanitario dopo la sospensione del sostegno finanziario da parte di UE e Stati Uniti, Berna ha inoltre stanziato un milione di franchi per l’acquisto di farmaci.

Vista la situazione «estremamente precaria» che regna attualmente nei Territori palestinesi, la Svizzera ha deciso di inviare sul posto una missione d’esperti, il cui compito sarà di valutare i bisogni più urgenti in ambito sanitario.

Due specialisti del Corpo svizzero d’aiuto umanitario (CSA), un medico e un esperto di logistica, sono partiti domenica, ha comunicato la Direzione per lo sviluppo e la cooperazione (DSC), l’agenzia della Confederazione preposta a questi compiti.

I due esperti rimarranno sul posto una settimana e si recheranno nella striscia di Gaza e in Cisgiordania.

Un milione per i medicinali

Le autorità svizzere hanno inoltre deciso di stanziare un milione di franchi svizzeri affinché i 22 ospedali della regione possano acquistare medicinali.

«Questi farmaci saranno destinati a curare i pazienti il cui stato è particolarmente critico», si legge nel comunicato della DSC.

La ripartizione e la distribuzione del materiale sanitario avverrà in stretta cooperazione col Ministero della sanità dell’Autorità palestinese, con l’Organizzazione mondiale della sanità e con altri partner.

Il sistema sanitario in Cisgiordania e a Gaza «rischia il collasso», sottolinea la DSC.

Aiuti diretti congelati

La situazione è particolarmente critica soprattutto a causa della sospensione dell’aiuto diretto al Governo palestinese, formato in maggioranza da esponenti del movimento Hamas, da parte di Unione Europea (che con circa 500 milioni di euro all’anno è il principale sostegno finanziario dei palestinesi) e Stati Uniti.

Washington e Bruxelles non hanno per contro cancellato l’aiuto umanitario alla popolazione palestinese.

Per togliere le loro sanzioni, UE e Stati Uniti esigono da Hamas, che figura sulla lista delle organizzazione terroristiche, di rinunciare alla violenza, di rispettare gli accordi conclusi in precedenza dall’Autorità nazionale palestinese (ANP) e soprattutto di riconoscere il diritto all’esistenza dello Stato di Israele. Hamas ha per il momento risposto negativamente.

Visto il congelamento degli aiuti finanziari, l’ANP non è più in misura di versare i salari dei circa 150’000 funzionari, tra cui il personale medico, e di finanziare il costo del sistema sanitario valutato, a oltre sette milioni di dollari al mese.

Svizzera vuole giudicare sui fatti

La Svizzera ha dal canto suo avanzato le stesse richieste ad Hamas, ma non si è allineata sulle sanzioni adottate da Bruxelles e Washington ed ha mantenuto il suo sostegno. Contrariamente all’UE e agli USA, Berna non versa però un aiuto diretto all’ANP, bensì finanzia dei progetti di sviluppo e aiuti umanitari, per un ammontare annuo di oltre 20 milioni di franchi.

«Nei Territori vi sono state delle elezioni democratiche. Dobbiamo accettare il verdetto delle urne. Bisogna dare tempo ad Hamas e giudicarlo alla luce dei risultati», aveva dichiarato il presidente della Confederazione Moritz Leuenberger alle telecamere di Al Jazeera.

swissinfo e agenzie

La Direzione per lo sviluppo e la cooperazione (DSC), che dipende dal Ministero degli esteri svizzero, è attiva a Gaza e in Cisgiordania dal 1994, dopo la firma degli accordi di Oslo l’anno precedente.

Sul posto, la DSC cerca di contribuire all’edificazione di una società pluralista e democratica, al rispetto dello stato di diritto e alla creazione di istituzioni atte ad assumersi le loro responsabilità in un futuro Stato palestinese.

Il programma della DSC comprende la cooperazione allo sviluppo e l’aiuto umanitario alla popolazione.

In caso d’urgenza possono venir stanziati mezzi supplementari, come successo a più riprese negli ultimi anni visto il continuo deterioramento delle condizioni di vita della popolazione palestinese.

Ad eccezione di un sussidio all’ufficio di statistica, la Svizzera non concede alcun aiuto finanziario diretto all’Autorità palestinese.

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