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Nei cantoni romandi si cercano alternative all’assicurazione maternità

x Keystone

Dopo il voto popolare del 13 giugno 1999, che con il 61 percento di "no" aveva bocciato il progetto di assicurazione maternità, in Romandia stanno prendendo forma soluzioni alternative.

Dallo scrutinio era già emerso che nei Cantoni romandi – ad eccezione del Vallese, dove la legge era stata respinta dal 50,9 percento dei votanti- la maggioranza della popolazione vuole un’assicurazione maternità. Il tasso di accettazione più elevato era stato registrato a Ginevra, con il 74,3 percento di “sì”.

Da quel momento, il cantone lemanico ha deciso di rimboccare le maniche per esaudire il desiderio popolare. Il Gran Consiglio ginevrino ha trasmesso alla sua Commissione degli affari sociali due disegni di Legge per istituire un’assicurazione maternità cantonale. In caso di accordo fra le parti, nel cantone l’assicurazione potrebbe entrare in vigore già l’anno prossimo.

Il progetto della maggioranza di sinistra prevede la creazione di un’assicurazione di 16 settimane, con indennità pari all’80 percento del reddito. Queste sarebbero accordate alle madri salariate e a quelle indipendenti che versano gli oneri sociali all’AVS.

Per il finanziamento si ricorrerebbe allo stesso sistema degli altri oneri sociali: è previsto un prelevamento paritario sugli stipendi dello 0,2 percento da parte di salariati e datori di lavoro. Il progetto elaborato dall’Intesa borghese (liberali, radicali e democristiani) contempla invece un congedo maternità di 14 settimane finanziato tramite assegni familiari.

L’assicurazione maternità cantonale è all’ordine del giorno anche in Vallese, dove in febbraio è stata trasmessa una mozione al governo. Nel testo si chiede un’assicurazione per perdita di guadagno di 14 settimane a favore di tutte le madri che esercitano un’attività lucrativa. Il Consiglio di Stato è incaricato di creare le basi legali necessarie e di studiare le possibilità di finanziamento.

Pur essendo stata sconfitta di stretta misura nella votazione federale, l’assicurazione maternità è stata sostenuta dalla regione francofona del cantone. Basandosi su questo argomento, il gruppo socialista del Vallese romando è riuscito a far passare la sua proposta.

Anche gli altri cantoni romandi non restano con le mani in mano. I parlamenti vodese, friburghese e giurassiano hanno votato risoluzioni in cui esortano le autorità federali ad elaborare nuovi progetti. A Neuchâtel, i parlamentari puntano sugli assegni familiari, ma per il momento non ci sono ancora proposte concrete.

Nonostante la sconfitta subita un anno fa alle urne, i fautori dell’assicurazione maternità non si rassegnano nemmeno nei cantoni della Svizzera tedesca in questa regione. In particolare a Basilea Città, il Gran Consiglio insiste nel voler introdurre un’assicurazione nel semicantone, malgrado l’opposizione del governo.

Pure a livello federale, le Camere sono chiamate a pronunciarsi su vari progetti. Una mozione della consigliera agli Stati Vreni Spoerry (PLR/ZH) propone un congedo di otto settimane a carico dei datori di lavoro. La senatrice Christine Beerli (PLR/BE) suggerisce invece 14 settimane con contributi pari al 65 percento dello stipendio, finanziati dal fondo delle indennità per perdita di guadagno (IPG).

La consigliera agli Stati Christiane Brunner (PS/GE) e la consigliera nazionale Christine Goll (PS/ZH) chiedono un congedo pagato di 14 settimane. Alla metà di aprile, la Commissione di sicurezza sociale del Nazionale ha proposto un compromesso: otto settimane a carico del datore di lavoro, seguite da sei settimane pagate sotto forma di IPG.

swissinfo e agenzie

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