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Nella crisi in Medio Oriente Svizzera con l’ONU

Quattro dei quattordici sì del Consiglio di sicurezza dell'ONU alla risoluzione 1402: sono quelli, da sinistra verso destra, dei rappresentanti di Russia, Singapore (membro non permanente), Gran Bretagna e Stati Uniti Keystone

Pieno sostegno della Svizzera alla risoluzione 1402 del Consiglio di sicurezza dell'ONU per un immediato cessate il fuoco.

La diplomazia elvetica sostiene quella internazionale per cercare di diminuire la tensione nel violento confronto politico-militare tra Israele ed Autorità nazionale palestinese (ANP). L’intervento principale di pacificazione è stato fatto dal Consiglio di sicurezza dell’ONU nella notte di venerdì a Nuova York. L’alto organismo delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione, la numero 1402 approvata con 14 voti favorevoli e nessuna astensione. La Siria, membro non permanente dell’esecutivo onusiano, non ha infatti partecipato alla riunione: il suo rappresentante permanente ha lasciato il seggio vuoto dopo che una sua proposta di risoluzione era stata bocciata.

La posizione della Svizzera

Il sostegno della Svizzera alla risoluzione 1402 è stato reso noto sabato da Muriel Berset Kohen, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri. La diplomazia elvetica era già intervenuta venerdì, con un appello ad Israele di non colpire il presidente palestinese Yasser Arafat e di ritirarsi da Ramallah. Berna appoggia inoltre il piano di pace saudita approvato dalla Lega araba giovedì a Beirut.

Dal canto suo, il governo di Tel Aviv legittima l’operazione militare con il diritto all’autodifesa. Una strategia che il premier Sharon accredita sulla scena internazionale con l’arresto di militanti palestinesi ed il sequestro dei depositi di armi dell’ANP.

La risoluzione 1402

La gravità della crisi è testimoniata dall’adozione della risoluzione 1402 dell’ONU, adottata dal Consiglio di sicurezza nella tarda notte di venerdì, orario coincidente anche al Palazzo di Vetro con la fine della settimana lavorativa.

La risoluzione, patrocinata dalla Norvegia presidente di turno del Consiglio di sicurezza, è stata votata anche dagli Stati Uniti, membro permanente con decisione di veto ed alleato militare di Israele. La risoluzione chiede ad israeliani e palestinesi di «muoversi immediatamente» verso un «significativo cessate il fuoco» ed esprime inoltre «grave preoccupazione» per i recenti attacchi suicidi palestinesi in Israele e per gli «attacchi militari» israeliani contro il quartier generale del presidente dell’Autoriotà nazionale palestinese Yasser Arafat.

Per evitare un allargamento del conflitto Russia, Stati Uniti, Unione europea ed Onu hanno deciso di delegare a quattro loro rappresentanti speciali l’incarico diplomatico di richiamare le due parti in causa al rispetto della risoluzione dell’ONU per il cessate il fuoco.

Svizzeri nei territori occupati

La solidarità ed il pacifismo internazionale si stanno intanto muovendo, senza aspettare i risultati della diplomazia internazionale. Come il leader dei no global José Bové, anche una trentina di svizzeri, membri della Missione civile internazionale per la protezione del popolo palestinese, sono da venerdì nei territori palestinesi per una visita di una settimana.

Per essere ammessi sul territorio di Israele, gli attivisti dei diritti umani elvetici hanno dovuto sottostare a minuziosi controlli di polizia e doganali all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Solo grazie all’intervento dell’incaricato d’affari dell’ambasciata svizzera in Israele Claude Altermatt, sono infine stati autorizzati dopo sette ore di attesa a lasciare lo scalo aeroportuale israeliano.

Manifestazioni anche in Svizzera, dove il movimento zurighese Nahostforum ha riunito sabato nella centralissima Bahnofstrasse, cuore e simbolo della cittàsulla Limmatt, un centinaio di persone per una protesta civile contro i “massacri in Medio Oriente”. L’associazione, attiva dallo scoppio della seconda intifada nell’autunno del 2000, è promossa da tutte e tre le componenti etniche del conflitto: palestinesi, ebrei ed arabi israeliani.

swissinfo e agenzie

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