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No alla pedo-pornografia in rete

Gli inquirenti svizzeri hanno meno mezzi dei colleghi stranieri per ricercare i siti pedofili swissinfo.ch

Esperti internazionali riuniti a Balsthal (Soletta) discutono i metodi per combattere efficacemente la pornografia infantile in internet.

Punto focale delle discussioni, la difficoltà di portare i colpevoli davanti alla legge, a causa di una serie di ostacoli legali e tecnici che devono essere risolti. Organizzato da ECPAT – che si occupa della prevenzione dello sfruttamento commerciale e sessuale dei bambini – il congresso internazionale raccoglie esperti svizzeri, francesi, inglesi, irlandesi e svedesi.

In due giorni (giovedì e venerdì) le discussioni si concentrano sulle esperienze fatte da polizia, psicologi, avvocati e tutte le altre persone che si sono attivate per lottare contro questo abominevole delitto. Fondato per combattere il turismo sessuale in certi paesi dell’Asia, l’ECPAT è oggi una ONG multinazionale che agisce contro ogni forma di sfruttamento sessuale dei bambini.

Coordinare gli sforzi

In Svizzera il delitto di pedo-pornografia è di responsabilità cantonale. Ma si sta profilando la creazione di un centro che coordini le operazioni di ricerca dei criminali cibernetici. Un’unità speciale, messa in opera dalle autorità federali nel 1999, diventerà un centro di coordinamento nazionale all’inizio dell’anno prossimo. Il suo compito sarà di coordinare la ricerca tra i vari cantoni.

Gli esperti dicono che un problema grosso è la mancanza di confini nel mondo virtuale. Un criminale può semplicemente cambiare il suo provider e cancellare le prove. Internet rende facile il gioco ai pedofili e il materiale finora scoperto in rete non rappresenta probabilmente che la punta dell’iceberg.

I nomi dei domini non sono più rivelatori delle intenzioni dei siti, e trovarne uno pedofilo è spesso una semplice questione di fortuna. Ma internet non è nemmeno il regno dell’anonimato: per creare un sito si deve per forza lasciare una traccia da qualche parte.

I colpevoli finiscono sempre per lasciare delle tracce

“La Svizzera non ospita praticamente nessun sito pedo-pornografico”, constata Arnold Poot, ispettore della buoncostume di Losanna. Tutti gli indirizzi che terminano con “.ch ” sono relativamente facili da localizzare. Le cose sono diverse quando si tratta di “.com”, domini che vengono registrati negli Stati Uniti, dove vi è meno severità nei controlli dei dati forniti dai clienti.

Quanto alle pagine personali, ospitate dai fornitori, la loro localizzazione dipende dalla buona volontà di questi stessi provider. Arnold Poot sottolinea le grandi differenze tra una ditta e l’altra: “alcune non collaborano per nulla e mi piacerebbe poter dire in pubblico di chi si tratta”. L’ispettore vodese sottolinea anche come la collaborazione tra inquirenti in Europa sia buona, mentre si complica quando si ha a che fare con i paesi dell’Est. “Quanto agli americani, non ci tengono mai al corrente delle loro inchieste”.

Pene più dure e maggiore prevenzione

In Svizzera la legislazione si è fatta più severa ultimamente: un pedofilo rischia fino all’ergastolo e le vittime al di sotto dei sedici anni hanno tempo fino al 25esimo anno d’età per denunciare gli abusi.

Con una serie di scandali negli Stati Uniti, Irlanda e Polonia, la Chiesa Cattolica si è anche impegnata a punire i pedofili all’interno delle proprie strutture. Anche in Svizzera un piccolo numero di casi sono stati rivelati recentemente e i vescovi hanno cominciato a prendere provvedimenti.

Il vescovo di Friburgo ha ad esempio attivato una linea verde per i preti pedofili per auto-denunciarsi, mentre a San Gallo è stata designata una persona di contatto per gli abusi sessuali. La conferenza dei vescovi svizzeri ha inoltre incaricato un gruppo di lavoro di concentrarsi sul problema dei preti pedofili. Una pubblicazione sarà pronta nei prossimi mesi.

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