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Nuova inchiesta sulla fuga di notizie

Anche il Ministero pubblico della Confederazione reagisce... Keystone

Dopo la giustizia militare, anche il Ministero pubblico della Confederazione avvia un'inchiesta sulla divulgazione di un fax segreto sulle prigioni della CIA.

La procura pubblica federale chiama in giudizio i giornalisti responsabili e vuole rintracciare la fonte all’origine della fuga di notizie.

La pubblicazione sul giornale domenicale “Sonntagsblick” di un documento che proverebbe l’esistenza di prigioni segrete della CIA in Europa continua a fare molto rumore.

Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha aperto una procedura per violazione del segreto d’ufficio e divulgazione di dibattiti ufficiali riservati. Lo ha annunciato martedì il portavoce del MPC Mark Wiedmer.

In causa i collaboratori del “Sonntagsblick” che hanno pubblicato il fax confidenziale egiziano.

Il capo-redattore e i due giornalisti responsabili sono sotto inchiesta, conformemente all’articolo 293 del codice penale, una norma di legge che prevede sanzioni che vanno dalla semplice multa fino all’arresto.

Scovare la talpa

Il MPC intende inoltre smascherare la talpa che ha trasmesso alla stampa il fax intercettato dai servizi segreti. Si tratta di verificare il sospetto di violazione del segreto d’ufficio, pure punibile con pene che vanno dalla multa fino all’arresto.

Lunedì, era stata invece la giustizia militare ad aprire un’inchiesta preliminare sulla vicenda.

Le inchieste dell’MPC e della giustizia militare vengono condotte a braccetto, ha precisato Wiedmer.

Da parte sua, la Commissione di politica estera del Consiglio degli Stati ha invitato il Consiglio federale ad intervenire sul piano diplomatico per prevenire eventuali danni d’immagine alla Svizzera ed ai suoi interessi.

Opinioni contrastanti

Il senatore ticinese Dick Marty (partito liberale-radicale, centro-destra), incaricato dal Consiglio d’Europa d’indagare sulle presunte prigioni segrete della CIA, minimizza la gravità della fuga di notizie e chiede al governo d’intervenire in maniera decisa e di protestare presso le autorità statunitensi.

Secondo Marty, in materia di diritti dell’uomo, non si può scendere a compromessi.

Marty ritiene che il contenuto del documento sia di grande rilevanza, in quanto proveniente dal mondo arabo, ossia una fonte nuova rispetto a quelle finora disponibili.

Al contrario, il presidente della Commissione consultiva in materia di sicurezza interna Peter Forster, ha deplorato la fuga di notizie. Per i servizi segreti, questi avvenimenti sono come “l’acqua santa per il diavolo” ha dichiarato martedì al “St. Galler Tagblatt”.

Un servizio d’intelligence colpito da un caso simile viene subito ignorato dai partner di altri paesi e occorre del tempo per riacquistare la fiducia persa.

Forster ha pure affermato di non aver alcun dubbio sull’autenticità del documento pubblicato.

swissinfo e agenzie

La pubblicazione sulla stampa di un fax, intercettato dai servizi segreti svizzeri, sulle presunte prigioni della CIA in Europa ha suscitato accese reazioni.
Il mondo politico teme per la credibilità dell’intelligence svizzera.
A tutela dell’immagine svizzera, martedì la Commissione di politica estera della camera alta ha invitato il Consiglio federale a intervenire diplomaticamente.

17-6-2004: Human Rights Watch afferma che gli USA detengono dei presunti terroristi in una quindicina di prigioni segrete nel mondo.

2-11-2005: il Washington Post scrive che la CIA detiene membri di Al Qaida in 8 paesi europei e asiatici.

7-11-2005: il senatore svizzero Dick Marty è incaricato dal Consiglio d’Europa d’indagare sui centri di detenzione della CIA in Europa.

14-12-2005: il parlamento svizzero chiede al governo un rapporto sul presunto transito di detenuti CIA in territorio elvetico; il Ministero pubblico della Confederazione avvia un’inchiesta.

8-1-2006: secondo il “SonntagsBlick” i servizi segreti svizzeri avrebbero intercettato un documento egiziano che confermerebbe la presenza di carceri della CIA in Europa.

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