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Paesi ricchi e bambini poveri

Nei Paesi industrializzati, all'incirca 40-50 milioni di bambini vivono nella miseria Keystone

Secondo un rapporto dell’Unicef, la povertà infantile è aumentata nella maggior parte degli Stati industrializzati. La Svizzera si piazza al quinto posto.

Nei Paesi dell’Ocse (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), i bambini che vivono nella miseria sono 40-50 milioni.

I dati dell’ultimo rapporto dell’Unicef, pubblicato martedì a Ginevra sono allarmanti: nei Paesi più ricchi del mondo, la povertà infantile è aumentata durante l’ultimo decennio.

Secondo lo studio, la responsabilità della maggior parte delle differenze nei livelli di povertà infantile fra gli Stati dell’Ocse che riunisce i Paesi industrializzati sarebbe da attribuire alle diverse politiche adottate dai governi.

Svizzera fra i migliori

Il rapporto, intitolato «La povertà dei bambini nei Paesi ricchi 2005», informa che, dall’inizio degli anni novanta, la proporzione di bambini poveri è aumentata in 17 dei 24 Paesi membri dell’Ocse di cui sono disponibili i dati.

Fra gli Stati dove la povertà infantile è particolarmente elevata, spiccano gli Stati Uniti e il Messico, dove un bambino su cinque vive nella miseria. Il Paese europeo a cui spetta il triste primato del più altro tasso di povertà infantile è l’Italia, con il 16,6%.

I livelli più bassi si registrano invece nei Paesi nordici. Con il 6,8% di bambini poveri, la Svizzera si piazza al quinto miglior posto.

Peggioramento della situazione

I dati dello studio si riferiscono alla povertà relativa, definita da un reddito inferiore al 50 % della mediana nazionale.

Anche se si ritiene comunemente che nei Paesi industrializzati la povertà infantile sia in costante diminuzione, il rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia rileva che si tratta di un abbaglio e che solo in quattro Stati – Australia (-1,7%), Norvegia (-1,8%), Regno Unito (-3,1%) e Usa (-2,4%) – si è verificata una riduzione significativa dall’inizio degli anni novanta in poi.

Da notare che, tra questi Paesi, la Norvegia è l’unico nel quale la povertà infantile può essere descritta come «molto bassa e in costante diminuzione».

Governi «responsabili»

Secondo il rapporto, «le tre grandi forze che determinano il tasso di povertà infantile sono le tendenze sociali, le condizioni del mercato del lavoro e le politiche pubbliche».

L’Unicef attribuisce ai governi la capacità di ridurre i tassi di povertà infantile. Dai dati pubblicati si nota infatti che gli Stati che hanno consacrato una spesa maggiore all’assistenza sociale hanno i tassi più bassi di povertà.

«I risultati delle analisi indicano che gli interventi degli Stati riducono mediamente del 40% i tassi di povertà che sarebbero prodotti dall’azione delle sole forze di mercato», si legge nello studio.

Famiglie dimenticate?

Nella maggioranza dei Paesi dell’Ocse, gli aumenti della spesa sociale nel corso degli anni ’90 sono stati destinati soprattutto alle pensioni e alla sanità.

Una tendenza che si registra anche in Svizzera: dell’aumento di 7,5% delle spese pubbliche destinate al settore sociale, solo lo 0,14% è stato attribuito alle famiglie.

Globalmente, la spesa sociale in favore delle famiglie è diminuita in 13 dei 28 Stati dell’Ocse analizzati nel rapporto dell’Unicef.

Obiettivo al 10%

Secondo l’Agenzia dell’Onu per la protezione dell’infanzia, per la maggioranza dei Paesi ricchi, un obiettivo realistico sarebbe quello di ridurre il tasso di povertà infantile al di sotto del 10 %.

Per i sei Stati che già hanno raggiunto questo livello, il prossimo traguardo potrebbe essere quello di emulare i Paesi nordici facendo scendere il tasso al di sotto del 5 %.

«La riduzione della povertà infantile è una misura del progresso verso la coesione sociale, l’uguaglianza di opportunità, e l’investimento nei bambini di oggi e nel mondo di domani», conclude l’Unicef.

swissinfo e agenzie

Secondo lo studio dell’Unicef, le spese pubbliche in ambito sociale influiscono notevolmente sulla povertà infantile.

Fra i numerosi altri fattori che spiegano l’alta proporzione di bimbi poveri nei Paesi ricchi vi sono l’aumento della disoccupazione e delle famiglie monoparentali.

I Paesi dell’Ocse con i minori tassi di povertà infantile sono: Danimarca (2,4%), Finlandia (2,8%), Norvegia (3,4%), Svezia (4,2%), Svizzera e Repubblica ceca (entrambe con il 6,8%).
Tra i paesi europei, l’Italia ha il tasso più alto di bambini poveri, con il 16,6%.
Stati Uniti (21,9%) e Messico (27,7%) hanno invece i tassi di povertà più alti.

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