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Parlamentari in Ticino anche per conoscere la realtà del Cantone

Keystone

Storica sessione del parlamento in Ticino, che per tre settimane si trasferisce da Berna a Lugano. I 246 deputati e senatori sono seguiti da un nugolo di giornalisti e funzionari e per il loro lavoro è stato necessario allestire un'importante infrastruttura tecnica. Non sono mancate le voci critiche per un'operazione costata due milioni di franchi in più, ma per il Ticino e il resto della Svizzera si tratta di un'occasione rara e preziosa per meglio conoscersi.

Lo scopo di questa trasferta voluta dallo stesso parlamento nel 1999 in seguito a un’idea del senatore ticinese Dick Marty è quello di permettere agli svizzeri di meglio conoscere il cantone più a sud del paese. Tutta la stampa scritta e audiovisiva ha cosi dedicato nei giorni scorsi ampio spazio al Ticino, con servizi su numerosi aspetti della sua realtà. Ai ticinesi è offerta durante le tre settimane di sessione una vetrina unica per mettere in mostra la loro regione e cercare di sfatare i pregiudizi.

Pregiudizi che talvolta sembrano comunque difficili da superare. Così diverse voci si sono levate, talune anche di peso, per mettere in guardia da una certa “aria di vacanze” che contraddistingue questa sessione. Si è così parlato di una sessione dal programma “light”, perché alcuni importanti temi pronti per essere trattati dalle Camere, come la revisione dell’AVS o la legge sull’assicurazione malattia, non sono invece stati inclusi nel programma di queste tre settimane.

I servizi del Parlamento respingono questa accusa, facendo notare che il programma di questa sessione è stato determinato come per ciascuna sessione dalle commissioni parlamentari sulla base degli argomenti da loro trattati e pronti per il dibattito.

Un certo scetticismo regna anche sulle possibilità effettive per i parlamentari di conoscere la realtà ticinese durante queste tre settimane. Perplessità dovuta al fatto che i gruppi parlamentari non sembrano molto aperti a sperimentare nuove soluzioni per la loro organizzazione sul posto. Da notare che il mercoledì pomeriggio sono state organizzate attività per consentire ai parlamentari di conoscere la realtà economica, sociale e culturale del Ticino. Il programma prevede, ad esempio, visite al cantiere Alptransit, all’Università della Svizzera italiana o ad esposizioni di grande prestigio, la presentazione di aspetti del Ticino quale cantone di frontiera, la visita di una banca e del Centro di studi bancari di Vezia. Ci sarà anche una risottata per tutta la popolazione in Piazza della Riforma, giovedì 22 marzo a mezzogiorno, per concludere la sessione

Per tornare alle critiche espresse nei giorni precedenti l’inizio della sessione, bisogna ricordare che anche la trasferta a Ginevra, nel 1993, era stata preceduta da polemiche e scetticismo. Allora il parlamento si era trasferito durante una sessione perché la sala del Consiglio nazionale aveva bisogno di urgenti restauri. Un restauro capitato veramente a fagiolo, perché da più parti si avvertiva un’incomprensione crescente fra la parte tedesca e francese del paese, con una preoccupante frattura lungo il cosiddetto “Röstigraben”.

È difficile oggi dire se quella trasferta ha avuto risultati concreti, ma bisogna riconoscere che il federalismo svizzero vive anche di piccoli gesti che favoriscono sul lungo periodo la convivenza tra le diverse entità del paese. La trasferta in terra romanda e quella al sud delle Alpi rientrano probabilmente in una categoria importante ma non immediatamente “monetizzabile” e per questo facilmente oggetto di critiche.

Mariano Masserini

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