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Pascal Couchepin vuole sondare l’economia russa

Quella di Couchepin è la prima visita di un ministro dell'economia svizzero in Russia dal 1994 Keystone Archive

Il consigliere federale Pascal Couchepin parte giovedì per una visita di cinque giorni in Russia, accompagnato da una folta delegazione di imprenditori. L'obiettivo principale del viaggio sarà di ottenere informazioni di prima mano sulla situazione economica russa e valutare le condizioni esistenti per eventuali investimenti.

Pascal Couchepin inconterà a Mosca rappresentanti del governo russo e visiterà anche Perm, negli Urali. Sarà la prima visita di un ministro dell’economia svizzero dopo quella compiuta da Jean- Pascal Delamuraz nel 1994.

Per gli imprenditori svizzeri, desiderosi di avviare un’attività commerciale in Russia, si tratterà in primo luogo di scovare le nicchie di mercato più promettenti. La Russia, 144 milioni di abitanti, offre potenziali sbocchi commerciali molto interessanti e l’avvento di Putin alla presidenza ha contribuito a stabilizzare l’intero sistema, sostiene Peter Hutzli, membro della direzione di Economiesuisse, che farà parte della delegazione guidata da Couchepin.

Sul fronte della sicurezza e della legalità, ha aggiunto Hutzli, si sono constatati notevoli progressi: i sentimenti sono quindi volti all’ottimismo, anche se la burocrazia continua a costituire un ostacolo non indifferente. Charles Wyplosz, professore di economia a Ginevra ed ex-consigliere del governo di Mosca, sottolinea che la Russia ha conosciuto una crescita economica senza precedenti negli ultimi due anni: soltanto nel 2000 ha segnato un aumento dell’8 per cento.

L’espansione è però da ricondurre nella misura dei due terzi alle esportazioni di petrolio, il cui prezzo è notevolmente salito. Se i corsi del greggio dovessero ridiscendere, la Russia si ritroverebbe nuovamente in una situazione catastrofica. Bisogna poi tener conto del crollo del rublo, che ha favorito le esportazioni.

Per Wyplosz la Russia, dal profilo bancario, è un «no man’s land». Il sistema bancario è crollato con la recente crisi finanziaria e gli istituti di credito hanno esportato i propri attivi all’estero. Anche dal punto di vista del Fondo monetario internazionale Mosca è un cattivo allievo: il FMI ha interrotto nel 1999 i propri finanziamenti e la questione della ristrutturazione del debito estero non è ancora risolta: esso ammonta a 48,3 miliardi di dollari (82,5 miliardi di franchi) di cui 38,7 miliardi ereditati dall’ex Unione sovietica.

swissinfo e agenzie

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