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Per ABB una boccata d’ossigeno dagli Usa

Le nubi dell'amianto lasciano lentamente il cielo di ABB Keystone

Una corte americana nel New Jersey ha accettato l'accordo da 1,9 miliardi di franchi che mette fine per l'ABB alla tormentata vicenda dell'amianto.

La decisione dà luce verde al piano di riorganizzazione della filiale americana US Combustion Engineering.

ABB è finalmente libera di concentrarsi sullo sviluppo delle sue attività principali, ovvero l’energia e le tecniche d’automazione. Ai querelanti restano 30 giorni per inoltrare eventuali ricorsi.

Buona parte di loro ha tuttavia già fatto sapere che accetterà l’offerta del gruppo svizzero-svedese, che si compone sia di soldi che di titoli. La sentenza odierna non ha alcun effetto sull’altra filiale statunitense di ABB, la Lummus Global division.

Rivoluzione aziendale

Nel 1990 ABB aveva acquistato Combustion Engineering, una società americana produttrice di caldaie, malgrado già allora erano pendenti denunce da parte di ex-dipendenti per esposizione all’amianto.

Presto ABB è stata sommersa da una valanga di critiche e da circa 100’000 denunce, che nel 2002 l’hanno portata sull’orlo del fallimento. Un cambiamento ai vertici aziendali e una profonda ristrutturazione le hanno però permesso di far girare la fortuna.

Secondo Andreas Riedel, analista presso la banca Sarasin, la sentenza americana permetterà ai manager di ABB di proseguire il lavoro di ristrutturazione. “La vicenda dell’amianto ha assorbito molte capacità manageriali, che ora potranno essere utilizzate in modo più proficuo”, ha dichiarato a swissinfo.

Le attività non-principali (quelle della Combustion Engineering e della Lummus appunto) hanno trascinato al ribasso il margine dell’EBIT (utile prima di tasse e interessi) al 2,4% nel 2005.

“Ora ABB può sbarazzarsi di queste aziende e concentrarsi sulle sue attività principali nei mercati dell’energia e dell’automazione, così da poter centrare l’obiettivo di un EBIT al 10% entro il 2009”, ha aggiunto Riedel.

Rivalutazione del titolo

“Un altro beneficio derivante dalla sentenza americana è la rivalutazione del titolo ABB da azione-spazzatura a titolo da acquistare”, spiega l’analista. “Ciò le permetterà di aumentare il rating di credito e l’aiuterà a trovare nuovi investitori. Ad alcuni fondi è infatti proibito investire in società dal rating basso”.

Il lungo contenzioso legale è costato caro ad ABB, sia in termini monetari che di tempo. Ad inizio febbraio, il gruppo svizzero-svedese ha rivelato che la fattura finale per la vicenda dell’amianto, spese processuali incluse, raggiungerà verosimilmente i 2 miliardi di dollari (2,6 miliardi di franchi).

Nel dicembre del 2004 ABB ha dovuto rettificare un utile di 201 milioni di dollari (264 milioni di franchi) con una perdita di 35 milioni di dollari (46 milioni di franchi), dopo che una corte americana aveva rigettato un accordo extra-giudiziale con i querelanti.

Questa decisione ha obbligato la società ad aumentare la propria offerta di 232 milioni di dollari (304 milioni di franchi).

Boccone amaro

La decisione del 2004 è stata un boccone amaro per ABB, soprattutto dopo che la maggioranza dei querelanti aveva accettato la sua proposta. La querelle sull’amianto si è poi trascinata un anno intero attraverso varie corti statunitensi prima di giungere alla decisione odierna.

I guai per ABB non sono tuttavia ancora finiti. Controversie si annidano ancora su Lummus, la quale in passato ha utilizzato materiali contenenti amianto. Il numero di denunce contro Lummus rappresenta in ogni caso una frazione rispetto al contenzioso globale.

ABB spera di risolvere questo caso il più presto possibile. In seguito il gigante svizzero-svedese dovrebbe vendere la sua filiale americana, che attualmente sta ottenendo ottimi risultati grazie alla forte domanda nel settore dell’infrastruttura per l’energia.

Per la prima volta dal 2000, lo scorso anno ABB ha registrato un utile netto di 735 milioni di dollari (964 milioni di franchi).

swissinfo e agenzie

ABB è nata nel 1987 dalla fusione di ASEA (Svezia) e BBC Brown Boveri (Svizzera).
Le attività di base del colosso elettrotecnico riguardano principalmente la produzione di macchinari e di strumenti per l’industria elettrica.
Negli ultimi anni, la compagnia è stata confrontata con problemi dovuti ad una fallimentare strategia di espansione e alle cause collettive dovute all’uso di amianto negli Stati uniti. Nel 2002 è andata vicino al fallimento.

Nel 1990 ABB ha acquistato Combustion Engineering, azienda produttrice di caldaie, sulla quale già allora pendevano denunce per l’utilizzo di amianto.

Nel febbraio 2003 Combustion aveva chiesto l’amministrazione controllata perché i costi legati alla vicenda dell’amianto superavano il suo totale di bilancio

Nel 2004 ABB aveva raggiunto un accordo globale di 1,2 miliardi di dollari (1,6 miliardi di franchi) di indennizzo in favore delle vittime dell’amianto.

Questo accordo è però stato respinto da una corte americana nel dicembre dello stesso anno, perché la proposta includeva anche l’altra filiale americana Lummus Global Division.

In marzo 2005 ABB ha alzato l’offerta di 201 milioni di dollari (264 milioni di franchi.

Il 28 febbraio 2006 la Corte Distrettuale del New Jersey ha approvato il nuovo accordo.

Scaduti i 30 giorni per inoltrare ricorso, l’accordo è ora definitivo e mette ABB al riparo da ulteriore pretese di indennizzo.

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