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Per un arbitro tra Svizzera e UE

Le relazioni tra Svizzera e Europa comunitaria risalgono al 1972. imagepoint

Secondo uno studio, i conflitti tra Svizzera e Unione europea (UE) riguardanti gli accordi bilaterali dovrebbero essere regolati da un organo indipendente.

Se finora gli accordi hanno ben funzionato, è soprattutto grazie a delle soluzioni di compromesso spesso vicine alle posizioni iniziali dell’Europa.

Lo studio è stato realizzato dal norvegese Marius Vahl, del Centre for European Policy Studies (CEPS) di Bruxelles e da Nina Grolimund, dell’Istituto europeo dell’Università di Zurigo.

La loro conclusione è che le relazioni tra UE e Svizzera funzionano bene ma, in relazione agli accordi bilaterali, manca una terza istanza che possa fungere da tribunale arbitrale, ha spiegato Vahl.

Soluzioni pragmatiche

I due ricercatori, che si sono basati su dei colloqui con una ventina d’esperti, si sono imbattuti regolarmente in interpretazioni divergenti sull’esatta definizione di ognuno degli accordi bilaterali firmati tra Berna e Bruxelles.

Una di queste divergenze, che lo studio affronta peraltro solo marginalmente, riguarda la questione della fiscalità delle imprese e dei diversi regimi fiscali applicati in alcuni cantoni.

Questi ultimi, secondo Bruxelles, violano l’accordo di libero scambio del 1972 tra Svizzera e Europa. La tesi è però rifiutata dalle autorità svizzere.

In maniera generale, Berna e Bruxelles hanno cercato delle soluzioni pragmatiche, sostiene il ricercatore norvegese. Le soluzioni di compromesso trovate sono tuttavia più vicine alle posizioni dell’Unione europea che a quelle difese inizialmente dalla Svizzera, afferma Vahl.

Il ruolo della Corte europea

La Svizzera dispone di un peso “trascurabile” nell’elaborazione del diritto europeo. Ad esempio, non ha voce in capitolo nelle procedure di consultazione relative alla legislazione Schengen, ricordano i due autori.

In caso di conflitto, l’unica autorità che può decidere è la Corte europea di giustizia (CEG), come ad esempio è accaduto nella vertenza con la Germania sulle manovre d’avvicinamento all’aeroporto di Zurigo.

Il dossier, tuttora pendente, sarà un test importante per capire se la CEG può assumere un ruolo d’istanza neutra.

Il rapporto tratta infine la questione delle eccezioni richieste da Berna nel quadro dei negoziati su Schengen, ad esempio quella riguardante il segreto bancario. Queste deroghe permanenti ad alcune decisioni europee figurano pure nell’opzione “adesione light” del Consiglio federale.

Gli autori dello studio sottolineano tuttavia come l’Europa unita, con il suo allargamento del primo maggio 2004, è divenuta un insieme più eterogeneo.

Per i paesi che non ne fanno parte sarà perciò sempre più difficile ottenere trattamenti di favore.

swissinfo e agenzie

1972: accordo di libero scambio sui prodotti industriali fra Svizzera e Comunità economica europea.

1992: rifiuto del popolo elvetico di aderire allo Spazio economico europeo.

1999: conclusione degli accordi bilaterali I fra Svizzera e UE, comprendenti la libera circolazione delle persone. Entrati in vigore nel 2002.

2004: firma dei bilaterali II, comprendenti il dossier di Schengen e Dublino e la fiscalità del risparmio.

2005: sì popolare degli svizzeri all’adesione all’accordo di Schengen e Dublino (giugno) e all’estensione della libera circolazione ai 10 nuovi Stati membri (ottobre).

Al momento si stanno studiando degli eventuali ulteriori accordi bilaterali, ad esempio riguardanti il settore elettrico o quello della sanità.

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